«Vegetation as a Political Agent» è una mostra in corso al PAV di Torino che intende indagare le implicazioni storiche e sociali del mondo vegetale alla luce della sempre più frequente rivendicazione del «verde» quale agente di cambiamento dei processi economici in atto e lʼattuale crisi. Attribuire a una pianta un tempo storico significa analizzare lʼelemento vegetale non solo nella sua componente biologica, ma anche in relazione agli aspetti sociali e politici che lo vedono già al centro delle prime forme di globalizzazione economica. Nel XVII e XVIII secolo, attraverso le piantagioni coloniali e i mercati via mare, si definivano infatti i primi sistemi di controllo delle specie e prendevano forma condizioni di espropriazione e sfruttamento territoriale nella lotta per il monopolio delle spezie. Allʼinterno di questa storia la mostra intende evidenziare quelle tappe in cui lʼelemento vegetale ha rappresentato un segno di emancipazione sociale.
Articolata sul doppio registro di storia e attualità, Vegetation as a political agent mette insieme, e sullo stesso piano, interventi artistici e architettonici di tredici artisti internazionali, documenti di figure pionieristiche delle prime rivoluzioni ecologiche e apparati scientifici provenienti dal mondo botanico. Insieme alle opere e alle installazioni, la mostra comprende una vasta serie di illustrazioni e campioni vegetali, materiali dʼarchivio e manifesti prodotti in unʼampia varietà di contesti culturali differenti. La geopolitica che ne fa da sfondo va dallʼOceano Indiano (Isole Mauritius e Réunion) alla Guinea-Bissau, dal Sudafrica al territorio messicano.
La sezione storica e documentale della mostra nasce dalla consulenza con lʼErbario dellʼUniversità di Torino grazie alla collaborazione della Prof.ssa Rosanna Piervittori e con l’Orto Botanico di Torino che, grazie alla supervisione scientifica dellʼEx Direttrice Rosanna Caramiello, ha permesso lʼindividuazione di alcune specie pedemontane protette e in via di estinzione esposte nella serra del PAV (la Peonia e la Marsilea, tra le altre). Accanto alle tavole degli erbari tratti dai volumi di Carlo Ludovico Allioni (che fu direttore dellʼOrto Botanico presso il Castello del Valentino nella seconda metà del Settecento e in stretto contatto con Linneo per la definizione dei sistemi di classificazione) sono esposte immagini, manifesti ed estratti di testi che sottolineano le possibili narrazioni del mondo vegetale sul piano normativo, conservativo e sullʼimpiego officinale di piante come la China e la Coca.
Allʼinterno e allʼesterno del PAV sono inoltre indagati i rapporti tra agricoltura e movimenti popolari nei documenti relativi alla figura di Amilcar Cabral, agronomo e politico guineane che portò la Guinea-Bissau e le isole di Capo Verde allʼindipendenza dal Portogallo; vengono esplorati il ruolo dellʼattivismo ecologico attraverso la figura di Mel King nel progetto di Nomeda e Gediminas Urbonas, i murales di Emory Douglas, uno tra gli esponenti del Black Power movement americano a difesa del proletariato rurale, e i campi di protesta tree sitting nel Regno Unito indagati da Adelita Husni-Bey. Il rivoluzionario modello di riciclaggio dei rifiuti proposto dal pioniere George Chan è invece al centro della ricerca di Fernando García-Dory. Non ultimo, sono presentate forme di espressione e immaginari collettivi sui temi della rivoluzione verde palesate nelle maschere e nei costumi disegnati da Piero Gilardi e indossati nelle animazioni teatrali contro lʼimpiego di OGM nelle coltivazioni di mais (O.G.M. Free, 2014).
Nella corte del PAV prendono forma le due installazioni ambientali create per lʼesposizione dai gruppi RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel) e Critical Art Ensemble. RozO mette a punto Salle verte, unʼarchitettura di tipo vernacolare che diventa un rifugio vegetale percorribile realizzato in bambù e foglie di palma (intrecciate in loco da un contadino delle Isole della Réunion). Lʼinstallazione ospita una serie di documentazioni video sulle ex-colonie francesi del Vietnam, Algeria e delle Isole della Réunion. A chiusura della corte, il collettivo americano Critical Art Ensemble realizza invece Sterile field. Si tratta di una porzione di terreno, in parte ricavata da un lembo di strato erboso del parco del PAV e reso disponibile per lʼoperazione, lavorata con il metodo roundup ready, procedimento chimico di diserbo invasivo che, su lunga durata, distrugge la biodiversità.
In relazione al mondo vegetale, Vegetation as a political agent solleva infine degli interrogativi circa la rivendicazione della soggettività creativa attraverso pratiche di ortocoltutra, come nelle ricerche e nelle sperimentazioni degli artisti Ayreen Anastas & Rene Gabri con lʼimmissione nel mercato di semi biologici per il ri-equilibrio del suolo; Claire Pentecost con lʼindagine del mais transgenico in Messico; Marjetica Potrč che, impegnata in progetti comunitari partecipati, ha dato vita allʼorto comunitario auto-organizzato allʼUbuntu Park in un quartiere-villaggio di Soweto in Sudafrica (2014). Figure come lʼungherese Imre Bukta e la californiana Bonnie Ora Sherk sono infine testimoni degli anni ʻ70 di forme pionieristiche del rapporto tra arte e agricoltura sotto le opposte polarità della Guerra Fredda.
Nellʼambito della mostra, le Attività Educative e Formative del PAV presentano al pubblico una serie di workshop organizzati dagli artisti. A iniziare da Daniel Halter, coinvolto insieme a Marjetica Potrč nel comune progetto internazionale Nine Urban Biotopes, il programma vedrà lʼartista sudafricano, impegnato in una residenza a Torino (Mirafiori sud), in unʼazione collettiva di urban gardening. La slovena Potrč, invece, porterà gli esiti del progetto Community space realizzato con la scuola Design for the Living World di Soweto. In seguito, Ayreen Anastas & Rene Gabri saranno al PAV per sperimentare la loro ricerca inerente la raccolta e diffusione dei semi, bene imprescindibile oggi a rischio a causa del monopolio mondiale detenuto da un gruppo ristretto di aziende.
Per quanto riguarda i laboratori per le famiglie, domenica 15 giugno (ore 15-17) la rassegna DOMENICA=WORKSHOP prevede il laboratorio New Alliances, metodo messo a punto con il Critical Art Ensemble, pratica di alleanza tra i cittadini e le specie vegetali a protezione assoluta, che oggi prosegue con la collaborazione dellʼOrto botanico di Torino.
Per le scuole e i Centri estivi, i temi della mostra saranno approfonditi in Erbario minimo, esperienza di raccolta e catalogazione delle specie botaniche, coltivate e pioniere, scelte tra le varietà presenti nel parco. (dal comunicato stampa)
«Vegetation as a political agent», a cura di Marco Scotini, PAV – Parco arte vivente, Torino, 30.05-02.11.2014. Artisti: Ayreen Anastas & Rene Gabri, Imre Bukta, Amilcar Cabral, Filipa César, Critical Art Ensemble, Emory Douglas, Fernando García-Dory, Piero Gilardi, Daniel Halter, Adelita Husni-Bey, Bonnie Ora Sherk, Claire Pentecost, Marjetica Potrč, RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel), Nomeda e Gediminas Urbonas.
Immagini
(cover) RozO (Philippe Zourgane e Severine Roussel), When Vegetation is Not Decoration, 2014, architettura vegetale, foglie di palma e bambù, realizzato da Camille Sevaye, P. Batoon, courtesy dell’artista (1) Adelita Husni-Bey, Story of the Heavens and Our Planet, Archetype I, 2008-2009, video Super8 trasferito su DVD e relativa installazione, 7’07”, courtesy Galleria La Veronica, Modica (2) Emory Douglas, Zapantera Negra, pittura murale, dimensioni variabili, realizzato da Pietro Perotti, courtesy dell’artista (3) Piero Gilardi, O.G.M. Free [G.M.O. Free], 2014, costumi per animazione politica, poliuretano espanso dipinto, stoffa e manichini, misure variabili, courtesy Fondazione Centro Studi Piero Gilardi (4) Bonnie Ora Sherk, Crossroads Community (The Farm), 1974-in corso, spazio d’arte alternativo, DVD 4’20”, documentazione fotografica, poster e manifesti, misure variabili, courtesy dell’artista.