Videobrasil è un’istituzione storica con sede a San Paolo del Brasile che ha iniziato ad occuparsi di video arte in tempi non sospetti fino a diventare un punto di riferimento a livello mondiale con la presentazione di artisti ormai conosciuti in tutto il mondo e con la raccolta di un materiale d’archivio che è oggi una fonte unica di conoscenza nell’ambito della video arte e della performance. La sua collezione, ormai ricchissima in termini numerici e qualitativi e recentemente digitalizzata e resa disponibile, è stata in questi mesi protagonista della mostra «Unereasable Memories», curata da Augustìn Pérez Rubio (direttore artistico della Museo di Arte Latino-Americana di Buenos-Aires) ospitata negli edifici di Sesc Pompeia storico, complesso disegnato dall’architetta italiana naturalizzata brasiliana, Lina Bobardi (1914-1992). Diciotto opere tra video, installazioni, documentari e registrazioni di performance di artisti provenienti da Argentina, Brasile, Cina, Colombia, Stati Uniti, Francia, Marocco, Kenya, Libano, Zimbabwe raccontano la storia come atto di resistenza di fronte all’amnesia storica. I drammatici conflitti che hanno inflitto il mondo intero sono chiamati a costituire un grande archivio costruito attraverso esperienze personali, immaginate, documentate, vissute.
Vera Cruz di Rosangela Rennò (2.000) è un «film impossibile» sulla scoperta del Brasile basata sulla lettera destinata da Pero Vaz de Caminha al Re del Portogallo, testimonianza della rottura tra la popolazione portoghese e quella brasiliana. Barrueco (2004) di Ayrson Heràclito Danillo Barar consegna ad un approccio performativo il dispositivo per raccontare storie di viaggi di mare. Projeto Pacìfico (2010) di Jonathas de Andrade attinge dalla fantasia per immaginare il Cile distaccarsi dal resto del continente. Si ritorna poi alla realtà con le note biografiche di Face A Face B (2002) di Rabih Mrouè (Libano) che, attraverso il proprio archivio fotografico, ricorda la casa di Beirut distrutta da un missile durante la guerra civile che ha interessato gli anni dal 1975 al 1990, guerra che ritorna anche nel lavoro del libanese Walid Raad, The Loudest Muttering is Over: Documents From the Atlas Group Archive (2003). In this House (2004) di Akram Zaatari (Libano) mette a fuoco le implicazioni personali dell’invasione israeliana di un paesino libanese.
Untitled (Zimbabwean Queen of Rave), 2005, di Dan Haltzer (Zimbabwe) racconta delle dimostrazioni africane attraverso la voce di una popolare cantante indigena. Lucharemos Hasta Amular La Ley (2004) di Sebastiàn Diaz-Morales (Argentina) richiama i conflitti letti attraverso la spettacolarizzazione dei media. La politica Americana fa la sua apparizione con Casa Blanca (2005) dell’argentino León Ferrari insieme a Ricardo Pons, e nella documentazione della performance di Coco Fusco, Study #1 (2005), che di fronte all’Ambasciata Americana a San Paolo si impegnava nella missione impossibile di pulire le strade con spazzolini da denti, a memoria delle umiliazioni inflitte dall’esercito Americano. Anche l’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York è ricordato in Letter to My Father – Standing by the Fence (2005) di Carlos Motta (Colombia). La cartografia è poi base del lavoro installativo Four Selected Videos from The Mapping Journey Project (2008-2011) di Bouchra Khalili (Marocco) dove gli immigranti raccontano le loro avventure lungo i tragitti che li hanno impegnati chi per mesi, chi per anni. I racconti continuano il loro viaggio nelle tribù indiane, con Arca dos Zo’e (1993) di Vincent Carelli (Brasile) nelle esperienze razziali africane di My Possession (2005), lavoro di Mwangi Hutter (Kenya), e di O Samba do Crioulo Doido (2013) del brasiliano Luiz de Abreu.
Il Brasile ritorna in Guerra Desconhecida (1985) di Enio Staub, denuncia della situazione dei lavoratori disoccupati come conseguenza della costruzione di una ferrovia nel Sud del Brasile voluta dall’Esercito Nazionale all’inizio del XX secolo. Le opere fanno riemergere quindi conflitti che la storia cerca di dimenticare in un’amnesia totale, come quella dei giovani cinesi che in Memory (2010) di Liu Wei rifiutano la conoscenza dei fatti drammatici di Piazza Tiennamen.
In piena era digitale la memoria diventa sempre più importante. Archiviare dati, organizzarli in mappature sensibili sono gesti molto più politici di quanto non si possa pensare. Ricordare significa scrivere la storia al servizio di un tempo futuro. Oltre a ricordare episodi conosciuti e renderli comprensibili sul piano emotivo, l ’arte può intervenire laddove la storia ha lasciato dei capitoli vuoti. Se la memoria, poi, riesce ad occupare uno spazio visibile nel mondo della comunicazione, sarà difficile poterla cancellare.
«Unerasable Memory» è una mostra che, per la prima volta attinge dall’archivio di Videobrasil, una risorsa ormai ricchissima di cui questa è solo una piccola parte. Sono tremila infatti i titoli che conta l’archivio e che comprendono opere, documentari, documenti, registrazioni e pubblicazioni. La recente costruzione di una piattaforma online ha reso molto di questo materiale disponibile, al servizio della ricerca di curatori esperti, artisti, appassionati.
«Uneresable Memories», curated by Augustìn Pérez, Secs Pompeia, São Paulo, Brasil, until November 30, 2014. Con l’occasione della vigilia della chiusura della mostra, il 29 novembre (alle 16, ora brasiliana), ci sarà un incontro con gli artisti Rosângela Rennó e Ayrson Heráclito e con il curatore Agustín Pérez Rubio.
immagini (1 cover) Still de Barrueco. Crédito Ayrson Heráclito e Danillo-Barata (2) Still from Contestado – A Guerra Desconhecida. © Enio Staub (3) The Mapping – Journey Project. CreÌdito Toni Hafkenscheid (4) Still de Casa Blanca – CreÌdito LeoÌn Ferrari e Ricardo Pons (5) Performance Bare Life – Study 1 de Coco Fusco. Foto Isabella Matheus. (6) Performance – My Possession de Mwangi Hutter. Foto de Eduardo Abad.