«In che tipo do mondo voglia vivere in futuro? Come affronteremo le sfide sociali, ecologiche e tecnologiche del presente e del futuro?». Quest’anno il Fesstival Werkleitz move to … sociosphere, ecosphere, bodydatasphere aprirà il 18 giugno, 2021 alle 18.00 con la conferenza e un programma new world disorder / nuovo (dis)ordine del mondo – trasmessi in tempo reale dall’ex quartier generale della Stasi ad Halle. Il programma del Festival prevede più di venti conferenze, conversazioni, performance, trasmissioni radio e podtcasts. Inoltre, le opere multimediali che sono state accreditate dalla European Media Art Platform (EMAP) saranno documentate nei loro studio e potranno essere visitate seguendo tutte le regole dettate dalle restrizioni sanitarie. Produzioni di film selezionati da diversi vincitori riconosciuti da EMAP saranno presentati sul sito del festival. Peter Zorn, direttore del Festival, ci racconta la lunga storia di EMAP e EMARE, piattaforma dalla quale prende vita l’evento, archivio e snodo per produzioni e residenze di numerosissimi artisti da tutto il mondo.
Elena Giulia Rossi: Ci puoi raccontare come è nato EMARE e come si è poi evoluto in EMAP – European Media Art Platform?
Peter Zorn: EMARE è stato avviato nel 1995 con un budget veramente molto piccolo da Werkleitz in collaborazione con il Dipartimento di Intermedia dell’Accademia d’Arte di Budapest, e con Hull Time Based Art a Hull, Inghilterra. Dopo di che, abbiamo lavorato con partner sempre diversi per uno scambio di artisti in tutta Europa. Puoi trovare la lista dei vecchi partners e artisti ancora sul nostro sito emare.eu.
Siamo in qualche modo riusciti a conservarlo nel corso degli anni grazie anche al Programma Culturale Europeo. Con il loro aiuto siamo perfino riusciti ad espandere lo scambio di residenze con il Messico prima, e con Australia e Canada poi.
Dal 2018 stiamo lavorando alla European Media Art Platform con il supporto di Creative Europe. Questa è la più grande estensione inclusiva di dieci tra i più importanti membri europei, impegnati ad ospitare residenze e circa ottanta partners associati in tutto il mondo. Noi speriamo di espandere tutto questo ad un livello ancora più internazionale nel prossimi quattro anni, qualora ricevessimo un altro fondo europeo.
Come stanno cambiando i Festival a seguire la Pandemia?
Ci sono stati molti esperimenti con gli strumenti e i formati online nello scorso anno e mezzo nell’ambito dei festival – alcuni con buoni risultati, altri meno.
Direi che nulla può sostituire gli eventi nello spazio fisico e l’incontro tra persone, non importa quanto buona sia la qualità delle tecnologie streaming.
Nel nostro caso, abbiamo dovuto pianificare il Festival quattro volte. Da un evento enorme che avrebbe convogliato professionisti da tutta l’Europa ad Halle, ad un evento ibrido e distribuito dove documentiamo i lavori negli studi e inviamo il pubblico. Un mese fa sembrava che l’unica cosa poteva essere quella di realizzarlo online; così lo abbiamo programmato ma nel momento in cui la pandemia ha iniziato lentamente a decrescere ci siamo nuovamente impegnati ad riorganizzare l’evento anche nello spazio.
Questo è veramente importante per noi che abbiamo preso posizione in un posto simbolico come centro del Festival, ovvero l’ex sede generale dalla Stasi (i servizi segreti dell’ex GDR) a Halle. Così il rilancio dello spazio come potere della cultura e tutto il simbolismo che questo comporta, è per noi un segnale molto importante.
Quale potenziale intravedi in questo enorme cambiamento?
Il vantaggio è proprio nel momento ibrido: organizzare eventi localmente e connetterli allo stesso tempo al mondo attraverso la rete. Questo accresce il numero di visitatori e riduce le emissioni carboniche. Sarà certamente un modello per il futuro nonostante coinvolga spese maggiori e non tutti i festival possono permetterselo.
Quale è la tua visione rispetto a nuovi modelli di ricerca e di scambio?
Tutte le istituzioni associate ad EMAP e noi siamo molto interessati alla ricerca artistica e alla produzione interdisciplinare tra scienza, arte e media. Vedo la libertà artistica come un vero cambiamento; produrre risultati differenti rispetto al settore scientifico e di indagare temi scientifici che magari non sono mai stati indagati prima. Per esempio il Kissing Data Project di Laren Lancel e Hermen Maat che abbiamo co-prodotto, la prima raccolta di dati EEG quando ancora non sembravano informazioni rilevanti. Probabilmente nessuno degli scienziati ha mai pensato che queste potessero essere dati importanti, ma forse ci possono aiutare a capire, in particolare, l’importanza dell’intimità per il nostro cervello, e come umani in generale.
Quanto importante è l’archivio nel tuo progetto?
Hai mai controllato il nostro sito werkleitz.de? Abbiamo lavorato tre anni sul nostro archivio che comprende ora diverse centinaia di film e di documentari accanto ad immagini e testi di circa 1500 artisti. Lectures, documentazioni e film del nostro viaggio verso il Festival che potrebbero essere aggiunte all’archivio. Così, anche dopo l’evento, puoi sempre venire per la ricerca o anche solo per goderti un film d’artista.
EMARE è anche un call collegata a programmi di residenza in istituzioni europee molto importanti. Immagino che quando hai iniziato il progetto avevi una visione. Hai avuto qualche sorpresa nel risultato del progetto o ad un certo punto del tuo percorso?
La più grande sorpresa per me è stata ‘evoluzione di EMARE in EMAP. Quando abbiamo iniziato più di venticinque anni fa, non avremmo mai pensato che si sarebbe evoluto in una delle più importanti residenze d’artista. Scorrendo la lunga lista di artisti e di lavori che abbiamo aiutato a produrre è incredibile. EMARE ha sviluppato parallelamente una svolta digitale. Un giorno gli archeologi dei media potranno ricercare questi pionieri dei media se il genere umano esisterà ancora…
Cosa ci dobbiamo aspettare dall’edizione 2021?
Per me questa è stata la sfida più importante di tutti i tempi, non solo per le dimensione e per la flessibilità che il Corona ci ha forzato ad adottare, ma anche per la sua ambizione di avviare una discussione olistica sull’impatto dell’arte e della tecnologia sul nostro pianeta. Gli artisti sono consapevoli delle nostre sfide in un mondo che cambia. Sollevano consapevolezza, a volte proponendo anche soluzioni alternative per un miglioramento di vita. Quindi per me questo Festival solleva una domanda fondamentale: in quale mondo vogliamo vivere domani?
Presentiamo installazioni, conferenze, performance, eventi ibridi, podcasts, broadcasts, perfino una audio-walk e cibo d’artista in un edificio storico facendo circolare questa domanda, ponendoci domande e sfidando la nostra storia e presenza, dall’economia, alle tecnologie, alla politica, all società fino alla biologia e alla comunicazione inter-specie. E’ tempo di riflettere sul nuovo di/ordine del mondo.
Werkleitz Festival 2021, move to … sociosphere, ecosphere, bodydatasphere, 18 June – 12 September
Opening week end move to… socio sphere: 18-20 giugno 2021
Conference and Discourse Programme Participants:Kat Austen, Benjamin Bratton, James Bridle, Timo Daum, DISNOVATION.ORG, Tomasz Domański, Kate Donovan, Robert Feustel, Doug Fishbone, Forms of Ownership, Moritz Simon Geist, Sarah Grant, Karin Harrasser, Katrin Hochschuh & Adam Donovan, Sophie Hoyle, Frederike Kaltheuner, Julia Kloiber, Konrad Korabiewski, Chloé Galibert-Laîné & Kevin B. Lee, Karen Lancel & Hermen Maat, Stefan Laxness, LIGNA, Aay Liparoto, Felix Maschewski & Anna-Verena Nosthoff, Katharina Meyer, Joana Moll, Phoebe V Moore, Robertas Narkus, Katharina Nocun, Karin Ohlenschläger, Kathrin Passig, Marta Peirano, Margherita Pevere, Maike Pricelius,Chris Salter, Birgit Schneider, Ela Spalding, Rahel Süß, Total Refusal, Ralf Wendt, Carolin Wiedemann.
Gli studi degli artisti possono essere vistati prenotandosi in anticipo a titolo gratuito. Orari 19 giugno – 4 luglio, 18.00 – 22.00
Media partners: MDR KULTUR, Arch+, arte Kurzschluss e le riviste internazionali Neural, Arshake e Arts of the Working Class.
immagini: (cover 1) Werkleitz Festival 2021 (2) Karen Lancel and Herman Maat, «Kissing Data Symphony», 2018 © the artists (3) Moritz Simon Geist with soundrobots, Nemo Biennale 2020 @ photo Quentin Chevrier (4) Total Refusal (Susanna Flock, Adrian Jonas Haim, Robin Klengel, Leonhard Müllner in cooperation with Jona Kleinlein), «Red Redemption – A Brute Marxist Class Analysis», 2021 © Total Refusal (5) Making-of Dokumentation: Speculative Artificial Intelligence / Exp. #2 von Birk Schmithüsen, Werkleitz Festival 2021 move to … © Werkleitz, Foto Falk Wenzel