Antoni Muntadas, artista concettuale catalano di base a New York, rivela in anteprima ad Ars Electronica Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction, avvio del suo progetto più recente prodotto dalla NewArtCollection (ex Beep Collection of Electronic Art). Protagonista, la Tasmanian Tiger del titolo, specie dichiarata estinta nel 1936, vivissima nell’immaginario comune e oggetto di studio da parte della scienza che, dal 2018, ne proietta una possibile reificazione attraverso le tecnologie di ingegneria genetica.
Il Festival riunisce, dal 1979, esperti e appassionati di tutto il mondo per discutere di questioni legate all’attualità al crocevia tra arte, scienza e tecnologia, ed è oggi uno dei più importanti punti di riferimento riconosciuto istituzionalmente su scala internazionale.
Un Padiglione dei bellissimi spazi della Kepler University di Linz che quest’anno ospita il cuore della 47° edizione, è dedicato a Ecosistemes co-laboratius per un mòn sostenibile, titolo del progetto avviato dal nuovo polo artistico, scientifico e tecnologico di Barcellona dell’Institut Ramon Llull con Hac Te, che riunisce sei progetti selezionati da una call lanciata durante la pandemia e indirizzati all’Ars Electronica Garden, format con il quale Ars Electronica si era saputo reinventare durante il periodo più duro della pandemia funzionando da centro di un giardino esteso a realtà locali di tutto il mondo.
Tra i progetti che concorrono al progresso, in fondo al Padiglione, l’attenzione è inevitabilmente catturata da un angolo espositivo scandito da bellissime bacheche vintage in legno scuro, oggetto generalmente impiegato nei musei di scienze naturali. Nella parete di fondo un’olografia, tecnica anche lei quasi estinta, riporta in vita la Tigre della Tasmania nella suggestione di un’immagine viva.
Si tratta del progetto di Muntadas. Come sempre accade nei suoi lavori, si rivela al pubblico dopo anni di ricerca. Era il 1993 quando, durante una residenza presso la Western University di Sidney il Maestro incrocia la Tasmanian Tiger sull’etichetta di una bottiglia di birra, inizio di un viaggio nei diversi dispositivi portano questa specie a sopravvivere alla sua estinzione biologica ricomparendo su oggetti e gadget di vario tipo, poster, sottobicchieri, accendini, la stessa bottiglia di birra appena menzionata. Negli ultimi anni questa specie ha generato accese discussioni nel mondo scientifico che ne proietta una possibile rinascita sequenziando il genoma di una tasca marsupiale di una giovane Tigre della Tasmania, conservata per più di 100 anni in etanolo al Victoria Museum a Melbourne, in Australia. Una delle vetrine dell’installazione contiene documentazione rispetto al suo DNA grazie ad una collaborazione con l’Istituto di Scienza e Tecnologia di Barcellona e l’Istituto di Bioingegneria della Catalogna. Il linguaggio dell’immaginario ha tenuto sempre viva la specie; ora quello genetico che scrive la vita prosegue il discorso sul piano scientifico. Le questioni sono molteplici e rendono questo momento ottimale per ragionare sull’intreccio dei due aspetti, quello dell’immaginario e della vita.
Ancora una volta, i dispositivi espositivi che fanno parte della metodologia di Muntadas funzionano perfettamente in dialogo con quanto li circonda; ogni spazio che accoglie gli altri progetti e l’insieme del tutto entra in dialogo con l’angolo espositivo, ciascuno funziona inconsciamente da cornice dell’altro.
Questo, come ogni suo lavoro, è parte della grande operazione culturale che costituisce la sua opera, tutta. Contiene e coinvolge ogni tipo di linguaggio e strumento legato alla comunicazione, segni convenzionali, soldi, mappe, segnaletiche, monumenti, tutto ciò che dei codici linguistici rientra nella dimensione mediatica. Le opere sono costruite attraverso metodologie che incasellano media diversi proseguendo ogni lavoro dai precedenti. Il Media Landscape, termine che lui stesso fonda nella prima metà degli anni ’70 per descrivere il paesaggio mediatico, è messo a fuoco gradualmente e passa sotto la lente di ogni mezzo e linguaggio che lo definisce, da quello corporeo a quello tecnico, consegnata al pubblico attraverso dispositivi ben studiati. Ora le immagini di una specie estinta che l’ hanno tenuta in vita fino a quando la scienza non ha trovato una possibile strada per farla rinascere.
La Tasmanian Tiger si pone in un altro punto nodale del lavoro di Muntadas ma anche della storia, in un momento in cui si parla molto di estinzione della specie, inclusa quella umana. Ma: cosa significa veramente estinzione? «Un animale si estingue irrimediabilmente solo quando scompare dall’immaginario collettivo», sostiene l’artista.
Questa importante anteprima sembra preannunciare uno nuovo percorso, probabile arricchimento di vecchie costellazioni, o formazione di una nuova in quel processo infinite interconnessioni che interessano il lavoro e la personalità dell’artista, con la sua innata capacità di networker, come lo aveva celebrato l’ importante retrospettiva «Interconnessioni», al MaMBO di Bologna (a cura di Cecilia Guida e Lorenzo Balbi), in relazione alla propensione di Muntadas ad estendere i lavori nel tempo, a ‘sospenderli’ nel processo per poi riprenderli e proseguire in una catena di approfondimenti e di continue riconfigurazioni dove artista, e opera sono una cosa sola e con lui, lo spazio, il pubblico, il supporto, il territorio, complici indispensabili perché questa operazione di ‘interconnessione’ abbia luogo (E.G.Rossi, Interconnessioni al Mambo, Arshake,14.02.2020).
Il contesto di Ars Electronica si è trasformato in un dispositivo che ha fatto di questa anteprima una vera e propria apparizione che ha sprigionato la sua forza nel contrasto tra la sua forma minimale, per quanto monumentale, e quella dei progetti presenti al festival indirizzati alla corsa al progresso. Come sempre, gli interrogativi che il suo lavoro pone sono numerosi e sfaccettati, e si estendono dalla vita delle immagini, a quella del codice genetico, passando per questioni legate alla memoria, al ruolo dei musei e dei dispositivi nel senso più ampio del termine.
immagini: (cover 1) Antoni Muntadas, «Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction», 1993 – 2022, Ars Electronica, Linz (September, 2022), ph:Victor Perez (2) Antoni Muntadas, «Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction», 1993 – 2022, Ars Electronica, Linz (September, 2022), installation view (3) Antoni Muntadas, «Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction, 1993 – 2022», Ars Electronica, Linz (September, 2022), detail (4) Cascade beer (5) Antoni Muntadas, «Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction», 1993 – 2022, postcard (detail)