Grafica, design, arte, architettura, poesia. Tutto è contenuto nei caratteri tipografici di Antonio Pace, quelli da lui creati, metabolizzati e ora liberati in opere che si pongono fuori dai confini disciplinari. Caratteri tipografici sono i protagonisti della mostra Outlines decostruiti e slacciati da ogni riferimento sistemico. Outlines sono i contorni, o tracciati che delimitano le lettere ma anche lo spazio. Ciascun lavoro è una materializzazione diversa di vita, ciascun supporto la racconta con le sue proprietà, quelle delle superfici riflettenti, lucide o specchianti, quelle diffuse dei materiali retro-illuminati dal Led, quelle liquide dello spazio in cui si muove l’animazione dove i caratteri generano pattern sempre nuovi che esistono nel movimento. Caratteri, liberati dal vincolo di dover formare parole, chiedono di essere vissuti in forme esperienziali che si evolvono continuamente nella soggettività del segno puro, del suo autore, del suo fruitore.
L’alfabeto rappresenta un punto di arrivo eccellente nell’evoluzione del nostro paesaggio epigenetico: espressione di un percorso, questo, che sfocia nell’ordine costruito su convenzioni condivise temporaneamente. Outlines si pone come punto di domanda sulla attuale validità di tali convenzioni, come proposta di percorrere questo viaggio a ritroso, utilizzando uno dei segni più profondamente codificati, il carattere tipografico. Da una parte, si propone di organizzare una situazione caotica, all’interno della quale sospendere regole e gerarchie relative a composizione e linguaggio; dall’altra, di rendere immediato, ma soprattutto abitabile, il mondo di questi di-segni rendendoli parte integrante della vita.
Dall’invenzione della stampa il carattere tipografico ha compiuto un lungo percorso fino ad entrare nella dimensione digitale. Da qui si sono aperte due strade: una facile, quella dell’applicazione inconsapevole di strumenti forniti già confezionati; l’altra più complessa perché legata ad un avvicinamento graduale alla tipografia in un processo consapevole, codice di accesso alla creazione soggettiva. Questa è stata la strada scelta da Antonio Pace iniziando dal progetto di caratteri originali, poi donati alla vita, fino a che non sono stati in grado di trascendere la fisicità del mondo, complici i di-segni, il loro movimento, i materiali di supporto e le metodologie di stampa e di esposizione.
I caratteri «riconsegnano, dunque, la scrittura al dominio della magia – queste le intenzioni espresse da Pace – il segno torna alle origini e mostra forse un mondo nella sua essenza, antico e futuro al tempo stesso, non tanto nell’intento di esteriorizzare idee, quanto di esorcizzare il tempo, immaginandone dimensioni e topografie percorribili». Ecco come la tipografia evade dal suo ruolo di disciplina per entrare in una dimensione che oscilla dentro e fuori dall’arte, dentro e fuori dall’architettura, dal design e dalla tipografia stessa, dentro e fuori dal tempo.
Antonio Pace, Outlines, Spazio Curva Pura, Via Giuseppe Acerbi 1a, Roma, finissage 28 marzo
Immagini (tutte) Antonio Pace, Outlines, exhibition view, Spazio Curva Pura, Roma, photo courtesy, Spazio Curva Pura