Il video raccoglie e amplifica la potenza espressiva dei lavori delle dieci artiste invitate per SHE DEVIL, settima edizione della rassegna promossa da Stefania Miscetti che in questi ultimi anni ha viaggiato dentro e fuori dallo spazio dell’Associazione Culturale, accolta in diverse istituzioni, in Italia (Museo MACRO, Festival di Ravello e Palazzo Primavera a Terni) e all’estero (Museo d’Arte Contemporanea MNAC di Bucarest).
La rassegna apre con il documentario Nancy Spero in Derry Northern Ireland (1992) di Irene Sosa realizzato nel 1990 per seguire l’intervento di Nancy Spero (1926 – 2009), su un muro del Bogside di Derry (luogo cardine dei Troubles nordirlandesi) e sulle successive discussioni che questo ha sollevato in relazione al ruolo dell’arte, a quello delle donne nel conflitto, in questo caso riferito a quello nordirlandese e in quel periodo particolarmente caldo. Presentato per la prima volta a Roma come omaggio all’artista americana, il documentario introduce un’edizione tutta incentrata sulla lotta, intesa come positivo superamento degli ostacoli, come forza estrema, espressa da una determinazione collettiva o individuale, focalizzata sul raggiungimento di un obiettivo, come una trasformazione generatrice di energia.
Il tema della lotta è declinato dai lavori video nelle sue molteplici sfaccettature. Holy Night (2013) dell’artista estone Flo Kasearu (n.1985) mette a fuoco la lotta delle donne per la loro auto-realizzazione nel conflitto tra lavoro e famiglia visualizzandola con una metafora onirica fatta di attraversamenti e fatica. In Paralyzed (2003) della norvegese Klara Lidén (n.1979) lo spazio dove esprimere vitalità e disperazione prende forma da una danza anarchica condotta all’interno di una metropolitana e dall’isolamento dagli sguardi attoniti dei passeggeri. In She is Trying to Disappear (2012), dell’americana Edy Ferguson, la figura femminile appare e scompare in un montaggio video, nel difficile ruolo di testimone dei violenti conflitti di Atene nel 2011, vissuti attraverso il filtro della video-camera. In Freedom of Speech (2013) l’inglese Sarah Maple (n.1985) resiste al dolore e all’umiliazione degli schiaffi che le vengono impietosamente inferti mentre racconta del suo lavoro. Dal piano individuale Loredana Longo (n. 1967) si sposta su quello sociale con il suo Demolition # 1 Squatter (2011) dove l’illegalità soccombe alla giustizia nella demolizione di un cantiere edile a Modica generato da corruzione e malaffare e rimasto per diversi anni incompiuto. La consapevolezza diventa la formula di lotta della canadese Perry Bard nella sua ironica video-performance Secure Dining (2006) che traspone nella dimensione culinaria il linguaggio codificato dell’informazione e lo rende leggibile attraverso le spezie. Must Be Beauty (2009) della cinese Ma Qiusha (n. 1982) impone il valore spirituale su quello della bellezza, facendosi ritrarre mentre divora voracemente i prodotti della cosmesi.
Con The Goodness Regime (2013) di Jumana Manna si ritorna nella dimensione politica. Materiale documentario girato in Norvegia e in Palestina si sovrappone ad una performance di bambini e registrazioni audio di archivio per indagare le radici dell’ideologia e dell’auto-rappresentazione della Norvegia moderna. Si ritorna, per concludere, alla sfera individuale nell’ironico video Washing Day (2007) di Eva Sepping dove la necessità di indossare indumenti puliti è vissuta come una pressione sociale esterna. La lotta si esprime, quindi, in tutto il suo potere sociale e individuale. Le metafore in cui questa si traduce portano nel video aspetti diversi dell’arte, documentazione, performance, post-editing, per proiettarsi all’esterno in tutta la loro forza vitale.
SHE DEVIL, nome di un’eroina della Marvel e titolo del famoso film del 1989 di Susan Seidelman, allude in modo giocoso allo spirito diabolico e bizzarro con cui l’esperienza artistica indaga e attraversa il quotidiano. I video si focalizzano su una ricerca al femminile e mettono a diretto confronto i diversi percorsi di indagine. Scopo dell’iniziativa è di sollecitare, a volte con ironia, a volte con realismo, la coscienza collettiva su temi come l’identità femminile, il corpo come luogo di rappresentazione e significato, l’esperienza personale che assurge dimensione universale anche quando è l’intimità delle artiste ad essere portata in primo piano. SHE DEVIL nasce del 2006 da un’idea di Stefania Miscetti e coinvolge artiste e curatrici sia italiane sia internazionali, dalle più giovani alle più affermate. Le varie opere e le differenti prospettive critiche convivono all’interno di un discorso a più voci, in cui emergono le molteplicità dei mondi e delle visioni femminili.
SHE DEVIL 7, Studio Stefania Miscetti, Roma. Artiste: Jumana Manna e Sille Storihle, Edy Ferguson, Flo Kasearu, Ma Qiusha, Sarah Maple, Klara Lidén, Perry Bard, Loredana Longo, Eva Sepping, omaggio a Nancy Spero, a cura di Manuela Pacella, opera video di Irene Sosa. Curatrici: A. Alampi, D.Denegri, P.Lauro, O.Mileti, M.Pacella, C. Perrella, E.G.Rossi, C.Vigliotti, SSM. Fino al 28 marzo, 2015.
Immagini (cover) She Devil 7 logo by Gian Maria Mazzeo (1) Sara Maple, Freedom of Speech, 2013, 5′,6” (2) Flo Kasearu, Holy Night, 2013, 2’08’’/0’46’’/0’26’’ (3) Jumana Manna, Sille Storihke, The Goodness Regime, 2013, 21′.
[nggallery id=65]