L’obbligo della quarantena ha portato la chiusura di spazi fisici ma non ha indebolito il linguaggio creativo, in tutto il mondo sono nate iniziative che hanno avuto il loro spazio virtuale, tra queste «Bunch of Kunst in Quarantine. Reflections on the Viral Vacuum» presentata sulla piattaforma Instagram dalla curatrice Mara-Johanna Kölmel.
Questa mostra riflette sul vuoto e la sua intangibilità oculare, sulla trasformazione del tempo e le sue incognite; l’intento è di avvicinare il pubblico all’arte attraverso la rete per dare possibilità di visitare la mostra dallo schermo di un tablet, uno smartphone o un pc; ovviamente il video, tra le opere presenti, si adatta meglio al progetto perché il supporto da cui viene trasmesso è sempre un display a differenza delle altre opere che necessitano di essere viste dal vero.
La mostra si sviluppa con post quotidiani svelando passo dopo passo le opere di settantadue artisti. Se il silenzio è la base di partenza per il lavoro sia di Karheinz Bux che Sabine Funke, l’attualità e la cronaca sono lo spunto per lo sviluppo del lavoro di Saleh Lo legato alla vicenda della morte di George Floyd.
L’importanza dei social nelle relazioni contemporanee ha portato Marie-Eve Levasseur a sviluppare un prototipo in silicone stile Cronenberg da innestare direttamente tra corpo e smartphone che, riproducendo odori e particelle ormonali, compensa la necessità del contatto umano. Un’esperienza come nei primi cinema olfattivi in cui il sistema Smell-O-Vision emanava nella sala profumi in base alle scene, trasportando il pubblico in una realtà virtuale attraverso sensazioni reali.
Il vuoto generato dalla quarantena crea nell’opera di Chiara Passa un tempo sospeso, uno spazio agravitazionale, un universo parallelo composto da proiezioni di ombre che portano su un nuovo sistema di coordinate spaziali come in un’opera di Escher; sembrerebbe una dimensione capovolta ma quello che vediamo nella realtà è di per sé un capovolgimento di ciò che viene impresso sulla retina, tra l’altro l’immagine che si impressiona è bidimensionale invece ciò che osserviamo è tridimensionale, quindi l’opera apre ad una prospettiva possibile.
Il duo Fabian Hesse & Mitra Wakil attraverso un video “still life” traspone una realtà legata alla caducità delle cose che porta alla smaterializzazione di ogni forma di materia organica e inorganica; oggetti mescolati nella loro quotidianità, un tavolo che raduna cibo e disinfettanti; lo spray igienizzante, la frutta in decomposizione nel polistirolo, le mascherine ffp2, il tutto in forma di vita digitale assorbita da un aldilà metafisico.
IOCOSE spinge verso un’esistenza più effimera; leggiamo le notizie senza approfondirle e travisiamo molte informazioni che, come nel telefono senza fili, vengono distorte dalla velocità e superficialità della trasmissione. Il collettivo artistico crea il modello di una mano 3D in cui gioca a rendere meno “faticoso” sfogliare il web; un effetto moirè interferisce tanto quanto il fischiettio presente in sottofondo facendo emergere così la componente frivola presente nell’opera.
La mostra merita un particolare riconoscimento per la volontà nel superamento dei limiti, per la sua attualità, per la sua fantasmagoria, per la capacità di adattarsi ai vari sistemi di sharing come Facebook o il più recente TikTok in cui vengono mostrate realtà che, seppur aleatorie e fittizie, ci spingono verso un nuovo modo di fruire l’arte. La scelta dell’uso di uno strumento popolare come Instagram diviene così in maniera speciale e intrinseca un nuovo habitat culturale.
BUNCH OF KUNST IN QUARANTINE. REFLECTIONS ON THE VIRAL VACUUM
mostra online su Instagram, a cura di Mara-Johanna Kölmel, 01.06 – 31.07.2020
Artisti: Sunil Abhiman Awachar (IN), Luisa Adelfio (US/IT), Sultan Adler (DE), Amina Ahmed (IN), Rosana Antoli (ES), Bernadette Anzengruber (AT), Uli Ap (RU), Katharina Arndt (DE), Katarzyna Badach (DE) , Lara Verena Bellenghi (AT), Nasreddine Bennacer (IN), Mauro Bonillo (ES/MX) , Hannah Bohnen (DE) , Karlheinz Bux (DE), Arietta Chandris (UK/GRE), Katie Currie (UK), Foivos Dousos (GR), Brad Downey (US), Filiz Ayten Düzenli (DE), elet (AT) , Alfredo Ramos Fernández (CU),Ornella Fieres (DE), Marta de la Figuera (ES), Bettina Funke (DE), Sabine Funke (DE), Shiva Gor & Poorna Pophale (IN), Fabian Hesse & Mitra Wakil (DE/AF), Helena Hunter (UK), IOCOSE (IT), Awdhesh Bajpai Jabalpur (IN), Prabhakar Kamble (IN), Rajesh Kargutkar (IN), Izumi Kobayashi (JA/DE), Sandesh Khule (IN), Naresh Kumar (IN), Ranjeeta Kumari (IN), Bettina Langehein (DE), Dorien Lantin (DE), Marie-Eve Levasseur (DE/CA), Joshua Lieberman (US), Saleh Lo (MR), Saviya Lopes (IN) , William Mackrell (UK), Martina Menegon (IT) , Filippo Minelli (IT) , Amitis Motevalli (IR/US), Jhenyfy Muller (BR), Daniel Negron (IT), Prabhakar Pachpute (IN), Chiara Passa (IT), Rupali Patil (IN), Amol K Patil (N), Jasmine Pradissitto (UK), Sudheer Rajbhar (IN), Katarina Rankovic (RS/UK), Nooshin Rostami (IR/US), Janina Santamarina (DE), Agnese Sanvito (IT), Anja Schneider (DE) , Käthe Schönle (DE), Susan Supercharged (US/UK), William Stein (UK), Alexandra Tatar (AT) , Thomas Teurlai (FR) , Eleni Tomadaki (GR), Milos Trakilovic (NL/BA), Viviana Troya (CO), Boris Vergote (BE), Maria Wallace (DE), Stefan Willi Wang (DE) , Birender Yadav (IN), Jazoo Yang (KR).
immagini: (cover 1) Saleh Lo, « I can’t breathe, June 2020». Acrilico su tela. Courtesy l’artista (2) Sabine Funke, «The Shadow of Invisible Spaces», 2020. Pittura acrilica su lino, cornice di alluminio. Courtesy l’artista (3) Marie-Eve Levasseur, «Swiping compressed filtered love (et enfin, permekre l’incontrôlable)», 2019. video-installazione 11:53 min., pelliccia sintetica, porcellana, fragranze, silicone, porta tablet, tessuto stampato, dimensioni variabili. Courtesy l’artista (4) Chiara Passa , «NULL (void *)0», 2013-ongoing. Null Void. Courtesy l’artista (5) Fabian Hesse & Mitra Wakil, «Still Life, 2020. 3-D Scan, Screen Capture», Courtesy l’artista (6) IOCOSE, «Scrolling Forward», 2020. Loop Video. Courtesy l’artista (7) Karheinz Bux, «Weltarbeit», 2020. Matita su vetro satinato. Courtesy l’artista