Il computer è un elemento ormai onnipresente negli studi di registrazione musicale contemporanei e durante le esibizioni dal vivo. Utilizzando suoni, testi e immagini, la nuova collaborazione tra l’artista e regista Luke Fowler (1978), residente a Glasgow, e l’artista multidisciplinare Mark Fell (1966), di Sheffield, esplorano lo sviluppo dei primi linguaggi musicali computerizzati, in seguito oscurati dall’avvento di opzioni più vantaggiose da un punto di vista commerciale.
Attingendo alla ricerca d’archivio, questa esposizione analizza le modalità con cui i computer hanno iniziato ad influenzare la musica tramite la sperimentazione di metodi inconsueti, come algoritmi in grado di trasformare i suoni, operazioni aleatorie e sistemi di accordatura … tutte consuetudini ormai sommerse dalla trama della musica elettronica contemporanea.
Incentrata su due linguaggi musicali informatici storici emersi negli anni ’80, la mostra riflette sulle interrelazioni esistenti tra i sistemi tecnologici e i vocabolari estetici. Questi nuovi linguaggi ruotavano intorno all’idea di sviluppare strumenti digitali abbordabili, che consentissero ai compositori di sperimentare liberamente e personalizzare il proprio software – oltre alla possibilità di creare nuovo materiale sonoro ispirato alle esperienze quotidiane.
The Composers Desktop Project (CDP) è stato sviluppato da Trevor Wishart, Archer (Tom) Endrich, Richard Dobson, e (in un momento successivo) Richard Orton a York, nel Regno Unito. Sulla base di una metodologia di lavoro improntata alla collaborazione, il progetto si proponeva di democratizzare e diffondere nuovi strumenti informatici per la creazione del sound, e di fornire un accesso dettagliato e flessibile alle caratteristiche strutturali dei suoni.
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Lo Hierarchical Musical Specification Language (HMSL), linguaggio di programmazione per la composizione e la performance musicale, è nato dalla collaborazione tra Phil Burk, Larry Polansky e David Rosenboom al Mills College – Centro di Musica Contemporanea di Oakland, negli Stati Uniti. Grazie all’impiego dei computer Amiga per controllare sintetizzatori digitali economici e «artigianali», la sua topografia sperimentale ha radicalmente ridisegnato le tradizionali procedure di composizione musicale.
Utilizzando materiali d’archivio come immagini, documentazioni, filmati originali, scritti, registrazioni e partiture, l’esposizione mostra come questi sistemi software adottino diverse «architetture», metodologie e approcci nei confronti dei suoni e della musica. (dal comunicato stampa inglese)
Luke Fowler and Mark Fell: Computers and Cooperative Music-Making, Whitechapelgallery, Londra, 30.10. 2015 – 7.02. 2016
immagine (all) ZERO CHAT CHAT – Mark Trayle, John Bischoff, Tim Perkis, performing in 1987 at the Hatley-Martin Gallery in San Francisco on January 12th.