Nell’arco di sei mesi di residenza a Careof, lo storico spazio milanese dedicato a sperimentazione e ricerca video, Diego Marcon ha intrapreso un percorso erratico all’interno dell’archivio video di Careof, rispondendo così all’invito di Performing Archive. FRANTI, FUORI! è la mostra che conclude questa esperienza.
L’archivio si è svelato gradualmente, mostrando ogni sua piega. Diego Marcon ha ripercorso le tracce visive lasciate dagli artisti che quarant’anni fa hanno fatto la storia del cinema sperimentale italiano e da quelli che, successivamente, hanno contribuito all’evoluzione di quel linguaggio. Non si è trattato solo di un incontro ravvicinato con un materiale -in alcuni casi sconosciuto all’artista, in altri famigliare, in altri ancora complice- ma di assorbirlo per poi abdicarvi a favore di una personale operazione speculativa. Lasciare che qualcosa si staccasse da uno sfondo per farlo affiorare su una superficie fatta perlopiù di celluloide, colla, inchiostri, graffi. Franti non ha un corpo, non ha un volto. É semmai un carattere, tosto e tristo (Edmondo De Amicis cit.) il cui vizio o virtù si stabiliscono «fuori luogo» e «fuori campo». Cuore della mostra, quattro film pensati come un unico emisfero cerebrale, quattro cedimenti, quattro colpi di testa dipinti su minuscoli centimetri di pellicola rossastri (Untitled – Head falling 01;02;04;05 – 2015). Altri elementi fanno da satellite ai film, contribuendo a formare un succedersi di richiami visivi e sonori.
Una scultura da esterno, simile a un nano da giardino, ma in formato extralarge, segna lo spazio-tempo di una scena in cui siamo invitati a muoverci senza il soccorso di cartelli, mappe, bussole, stelle polari. (dal comunicato stampa)