Erwin Redl, artista austriaco, oggi residente negli Stati Uniti, apre ad interessanti questioni relative all’esperienza post-digitale, tra arte, architettura, e neurologia, se è vero che sue le installazioni architettoniche sono vere e proprie esperienze sinestetiche dello spazio. Oltre ad aver presentato il suo lavoro in istituzioni pubbliche di prestigio, come in occasione della Whitney Biennial del 2002, il suo lavoro è ormai assimilato al paesaggio urbano di numerose città, in Europa e negli Stati Uniti. A Charlotte, nel North Carolina è possibile imbattersi nel suo Passing Through Light, un’installazione di luce realizzata per un sottopassaggio urbano. Fuori dalle porte della Comunità Europea, nella modernissima Istanbul, il suo Meandering, anima una scala pubblica di otto piani, commissione permanente del Borusan Contemporary.Tutti questi suoi lavori ruotano attorno all’indagine sul «reverse engineering», che lo impegna dal 1997. Letteralmente per «reverse engineering» si intende il «metodo di ri-programmazione del software da un’industria rivale senza conoscere il codice originale di programmazione». In termini artistici questo significa, per lui, ri-tradurre il linguaggio estetico astratto della realtà virtuale e del 3D computer modeling in ambienti interattivi attraverso installazioni di luce realizzate in scala molto grande, tanto da risultare in ambienti immersivi. «Lo spazio – afferma Redl nel suo statement – è vissuto come una seconda pelle, la nostra epidermide sociale, trasformata come tale attraverso il mio intervento artistico». La partecipazione, che in questo caso si delinea nel suo aspetto percettivo con un coinvolgimento totale del corpo, è fondamentale per completare il significato del suo lavoro.
Le mostre, ora contemporaneamente in corso da Bitforms (New York) e da Woodstreet Galleries a Pittsburg, sono state ulteriore occasione per lavorare su installazioni cinetiche minimali approfondendo la sua indagine sul «re-verse engineering» su diversa scala. I quattro gruppi di sculture cinetiche di Levitate, realizzate per la mostra In Motion alla Bitforms Gallery sperimentano le forze effimere della luce, del vento e della gravità sugli oggetti. L’attivazione, controllata da computer, di ventilatori posizionati sul fondo di trentuno tubi in vetro, fanno lievitare – in tempi diversi – delle palle da Ping Pong, creando coreografie spaziali che si riconfigurano in una sensibilità tutta musicale. Twists and Turns e realizzati per la Wood Street Galleries, stravolge lo spazio con la de-materializzazione dell’architettura della stanza, attraverso giochi di luce riflessi da piatti di vetro sospesi.
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Questa sua attenzione ritmica al tutto suggerisce una possibile lettura musicale dei suoi lavori, nel ritmo del movimento, ma anche nel ritmo spaziale che le opere catturano e mettono in evidenza per vie empatiche. Non è da meravigliarsi se tornando indietro nella sua biografia scopriamo che i suoi primi studi sono stati dedicati, a Vienna, alla composizione musicale che la sua passione per i computer lo ha diretto verso il genere elettronico. Vista la sua attenzione alle esperienze neuronali e e sinestetiche, non è da meravigliarsi neanche che, oltre a quella prevista per l’Accademia di Polizia di New York, una delle sue prossime commissione pubbliche è destinata al nuovo edificio di Neuro-scienze presso la Wright State University (Dayton, Ohio).
Erwin Redl, «Motion», Bitforms Gallery, New York, 06.02 – 15.03.2014 Erwin Redl, «Strctures of Time and Space», Wood Street Galleries, Pittsburg, 24.01 – 06-04.2014immagini
(1 cover) Erwin Redl, Twists and Turns – overview photos, courtesy Wood Street Galleries, Pittsburg (2) Erwin Redl, Breath of Light (curved), 2012, edizione 1/3, courtesy Bitforms Gallery, New York (3) Erwin Redl, Passing Through Light, 2012, public installation, Charlotte, North Carolina. (4) Erwin Redl, Meandering, public installation, Borusan Contemporary Museum, Istanbul.