Bruno Munari (1907-1998) artista, designer, eclettico e visionario, ma anche uomo pratico, nutrito dall’esperienza empirica e dalla sua attività di insegnante, rappresenta oggi una continua fonte di ispirazione e di modernità, oltre che punto di riferimento per i suoi metodi educativi. Tra i suoi interessi trasversali e multidisciplinari, ha dedicato uno spazio importante della sua ricerca e del suo interesse all’intersezione tra arte e tecnologia. Di questo ce ne parla anche nel suo libro Fantasia, tutto dedicato alla ricerca su fantasia, creatività e immaginazione nelle comunicazioni visive. Ma cosa c’entra la fantasia con la tecnologia? Moltissimo se, nelle mani di un visionario, la si riesce a spogliare della sua funzione consumistica. In Fantasia Munari esprime la sua particolare fascinazione per il cinema e ci racconta di come nel 1964 nel laboratorio di ricerca sul linguaggio cinematografico di Monte Olimpino (Como), lui, assieme a Marcello Piccardo, avesse realizzato Tempo nel tempo, un film di 16 mm della durata di tre minuti primi sulla dilatazione del tempo, realizzato con uno strumento denominato Microscopio Temporale. Un acrobata era ripreso durante un salto mortale. Il film, girato a tremila fotogrammi al secondo rallentava il movimento del salto dilatandone la durata per tre minuti primi. L’immagine in movimento entra così a far parte degli stimoli della fantasia, assieme al capovolgimento di situazioni, all’uso dei contrari, degli opposti, dei complementari, allo stravolgimento di materia e dimensione degli oggetti.
Nella sua vita di studi gli strumenti tecnologici, assieme a tutto ciò che incontrava il suo sguardo, si sono offerti all’immaginazione di Munari, trasformati in esperienze artistiche e di vita. I suoi Fotogrammi degli anni ‘30- immagini fissate sulla carta fotografica attraverso la luce senza l’intervento della macchina– le sue Macchine Inutili (1933)– macchine cinetiche estranee a qualsiasi fine consumistico, tanto per citare alcuni, hanno liberato l’opera dalla sua bidimensionalità (pittura) e staticità (scultura) per trasformarla in un’esperienza spaziale e temporale. La sua creatività ha persuaso anche grandi istituzioni, in tempi non sospetti, a presentare i suoi lavori più sperimentali. Con la mostra Munari’s Slides nel 1955 il MoMA di New York presenta le sue Pitture proiettate e le Pitture Polarizzate realizzate in quegli anni. Si tratta di composizioni astratte racchiuse nelle piccole lastre delle diapositive che, proiettate su di una varietà di superfici e da distanze diverse, sono restituite alla vista in formati, forme, e topologie sempre nuove. Così Munari ha continuato a sperimentare negli anni con qualsiasi cosa potesse diventare stimolo di fantasia e curiosità.
Come questa sua capacità di visione è riuscita ad arrivare così lontano? Partendo proprio dallo studio delle forme elementari, da quelle naturali a quelle artificiali, ne ha seguito la loro organizzazione eco-sistemica in un tutt’uno organico. Nei suoi esperimenti pedagogici la tecnologia è spesso intervenuta a filtrare la natura, creandone una distorsione e stimolando quindi l’immaginazione. Oggetti ripresi nella vita di tutti i giorni, una foglia, una piuma, una buccia di cipolla, filtrati dalla luce di un proiettore svelano la loro struttura ma ne suggeriscono altre. La luce stessa del proiettore diventa magia quando interrotta dall’interposizione delle mani si trasforma nel gioco delle ombre cinesi. Tutto fa parte di un percorso di conoscenza legato alla relazione tra le cose che Munari ci insegna a cercare, prima di tutto nelle forme naturali. «Una foglia può essere oggetto di esplorazione per rendere visibili relazioni nascoste». E’ questo quando nel suo Fantasia è raccontato nel capitolo Da Cosa Nasce Cosa, anche titolo di una sua importante pubblicazione sul design. La fantasia, per come la intendeva Munari, è uno strumento fondamentale a cui appellarsi soprattutto oggi. Oltre all’utilità dell’esercizio mentale a iuta a capire le relazioni che legano la tecnologia all’uomo in un rapporto ormai simbiotico. Su MunArt, il sito interamente dedicato a Munari, potete curiosare gli esperimenti con tecnologie e materiali degli anni a seguire, nell’ambito di un’ampia gamma di spunti sulla sua ricchissima produzione, una bibliografia e alcuni documenti selezionati, oltre agli eventi in corso che includono il suo lavoro.
Bruno Munari, Fantasia, Laterza, Roma-Bari, 1977
Immagini
(1 cover) Bruno Munari Macchina inutile 1945-1995, Collezione Nicoletta Gradella, photo ©Pierangelo Parimbelli; (2) Bruno Munari Concavo-convesso 1947, Installazione alla Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra Settembre – Dicembre 2012, photo ©Pierangelo Parimbelli; (3) Bruno Munari Macchina inutile “per Bill” 1951-1993, Collezione Zeni-Candioli, photo ©Pierangelo Parimbelli