Il 18° Festival di arte contemporanea Sesc_Videobrasil conclude la sua edizione celebrativa consolidando la propria varietà di linguaggio con una mostra competitiva e ricca di emozioni, riconoscendo la forza creativa dell’arte del Sud geopolitico del pianeta e la potenza del video nel regno dell’arte contemporanea, e creando uno spazio vitale per gli incontri e il dibattito artistico e culturale.
La 18° edizione del Festival ha chiuso i battenti il 2 febbraio, a conclusione di un programma ricco di eventi, protrattosi per quasi 3 mesi. Nel complesso, 83 attività si sono susseguite nella città di San Paolo, ad inclusione di due spettacoli di arte visiva, varie performance, meeting e attivazione dei Public Programs, oltre alla proiezione di una serie televisiva, al debutto di film, a pubblicazioni e programmi online. Con la partecipazione di quasi 120 ospiti, compresi artisti, curatori e rappresentanti di istituzioni artistiche e culturali brasiliane e internazionali, il Festival ha registrato la presenza di quasi 40.000 visitatori nelle sedi di Sesc Pompeia, CineSesc e Pivô, dove si è svolta parte dell’evento. In occasione del suo 30° anniversario, il Festival ha rivisitato il passato e la propria genesi – il video – nello show 30 Years. Ha inoltre consolidato il proprio legame con il Sud geopolitico del mondo e con la varietà dell’arte contemporanea nello show competitivo Sourthern Panoramas, proiettandosi nel futuro e rafforzando il rapporto esistente tra artisti e istituzioni delle aree target, con particolare riferimento al continente africano e ai Caraibi.
Per Solange Farkas, fondatrice e curatore generale di Videobrasil, le problematiche del Sud del mondo, che hanno avuto un ruolo di primo piano nel Festival a partire dal 1992, sono di rilevanza cruciale per il mondo contemporaneo, sia che si tratti di politica, di economia o di arte. «Ma era un argomento di interesse secondario quando abbiamo iniziato a discuterne per la prima volta; oggi, invece, ha un ruolo determinante nella scena dell’arte»- dice Solange, per la quale quest’area del pianeta, eterogenea e dalle mille sfaccettature, non è mai stata così presente sulla scena del Festival. «Per la prima volta, la mostra Southern Panoramas è stata davvero all’altezza del suo nome» dice Solange.
Per la 18ma edizione di Southern Panoramas sono state presentate le candidature di oltre 2.000 opere d’arte, dalle quali il comitato dei curatori, fra i quali Solange Farkas, Eduardo de Jesus, Fernando Oliva e Julia Rebouças (tutti brasiliani), ha selezionato 106 lavori realizzati da 94 artisti provenienti da 32 paesi situati in otto diverse aree del mondo: America Latina, Caraibi, Africa, Medio Oriente, Asia meridionale e sudorientale, Europa orientale, e Oceania. Quest’anno, per la prima volta, le opere d’arte sono state esposte in una sede nuova, più ampia e consona all’evento, allestita presso il Sesc Pompeia Sports Complex e progettata ad hoc per il Festival, dove sono state presentate 86 creazioni artistiche. La sala cinematografica CineSesc e la Video Library VB hanno ospitato la proiezione dei video in competizione, 18 lavori suddivisi in 8 programmi. Nel corso dello spettacolo si sono inoltre tenute due performance, fra le quali O Somba do Crioulo Doido, di Luiz de Abre , vincitore del Primo Premio.
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Attraverso la partnership attivata con istituzioni locali e internazionali, il Festival ha potuto inoltre assegnare altri nove Premi di Residenza ad altrettanti artisti. Oltre al primo premio assegnato all’esibizione di Luiz de Abreu, la cui registrazione sarà inclusa nella Videobrasil Collection, tutti i restanti premi e riconoscimenti sono andati ad opere video. Una semplice coincidenza? «E’ stato molto interessante assistere alle scelte della giuria per questa edizione, in un anno dove Panoramas ha consolidato un approccio orientato verso diversi linguaggi, con un’ampia varietà di mezzi di comunicazione. Alla fine, però, nell’assegnazione dei premi si è riconosciuto il ruolo del video nella scena artistica. In questa edizione, le tematiche più interessanti da un punto di vista emotivo sono state sollevate dalle opere video» dice Solange, che ha invitato Cristina Tejo (Brasile), Koyo Kouh (Camerun), Pablo Lafuente (Spagna), Rifky Effendy (Indonesia) e Yolanda Wood (Cuba) a selezionare i vincitori dell’evento.
Eduardo de Jesus, professore e ricercatore, curatore di Panoramas e dello show 30 Years insieme a Solange Farkas, ritiene che i video di questa edizione siano estremamente diversi rispetto a quelli realizzati 30 anni fa. «E’ un linguaggio completamente diverso. Il video di oggi è parte del contesto artistico contemporaneo, a seguito di un periodo in cui è stato in grado di mostrare la propria abilità nel dialogare ed assorbire, in un certo senso, tutti gli altri linguaggi, sia che si tratti di danza, arte performativa, pittura.. …,ı dice Eduardo. «Il video ha proprietà camaleontiche» aggiunge Solange Farkas. «E’ cominciato tutto con una sorta di linguaggio sconosciuto, e poi c’è stata una svolta. Oggi, il video è la modalità quasi predominante in ogni museo ed evento artistico». Solange crede che la potenza visiva e la maturazione delle questioni e dei discorsi affrontati dal video siano divenuti assolutamente chiari in questa edizione: i vincitori e le discussioni emerse durante i meeting dei Public Programs, uno degli highlight di questa 18ma edizione secondo il suo curatore generale, ne sono la prova.
Per la prossima edizione, che si svolgerà nel 2015, oltre a replicare l’esperienza della mostra e degli incontri con il Public Programs per favorire il dibattito, Solange Farkas ha in mente di ampliare ulteriormente il contesto geografico e lo scambio con artisti e istituzioni provenienti dal Sud del mondo. Quest’anno ha già iniziato ad estendere la propria sfera di attività a nuovi ambiti, intensificando lo scambio con l’Africa e mostrando l’intenzione di entrare a diretto contatto con l’arte di luoghi come l’area caraibica. «Dobbiamo aumentare la presenza di questi artisti al Festival. Questa è la sfida che la nostra area geografica ci impone, in arte come in politica: ripensare costantemente i nostri luoghi.»
(report dalla press di Vidobrasil)
immagini (1 cover) Tomo – Bakary Diallo, 2012, video. (2) O Samba do Crioulo Doido – Luiz de Abreu, performance, 2004. (3) > via (4) Pipe Dreams – Ali Cherri – video installation, 2012.