Eva Kekou intervista Mirena Papadimitriou sul progetto di mostra «You and AI: Through the Algorithmic Lens» che si è tenuto ad Atene nello spazio pubblico Pedion tou Areos tra il 24 giugno e il 25 luglio 2021, indagine sui sistemi algoritmici mirata a capire chi li gestisce e quale impatto hanno nel rimodellare la società e la nostra percezione del mondo. Dall’8 al 12 settembre è parte degli 86 progetti partner del festival di Linz Ars Electronica ed è possibile visitarlo online nella sezione dedicata sul sito ufficiale di Ars Electronica.
Eva Kekou: Come è nata l’idea di esporre l’intelligenza artificiale in uno spazio pubblico, e perché proprio ad Atene, in questo particolare momento, dopo la pandemia e le tante chiusure?
Irini Mirena Papadimitriou: Mi occupo di questo tema da un po’, interessandomi in particolare sia al lavoro creativo degli artisti con tecnologie quali l’IA, il machine learning e le reti neurali, sia al loro rapporto critico con sistemi emergenti come l’IA, il riconoscimento facciale, la biometria, la scienza dei dati e altro ancora. Il mio lavoro curatoriale si è concentrato sul modo in cui le tecnologie modellano le nostre società, le nostre identità e come interagiamo con il nostro ambiente e percepiamo il mondo. Oggi l’IA è parte della nostra vita quotidiana, dai dispositivi personali, ai consigli per gli acquisti, ai sistemi di navigazione, ma ha anche invaso lo spazio pubblico, e influenza la vita delle persone in modi che spesso ignoriamo. Alcuni esempi sono il riconoscimento facciale e gli algoritmi predittivi, ma sono sempre più frequenti i casi in cui i sistemi informatici prendono decisioni basate su dati e statistiche per classificare le persone e valutarne l’idoneità all’assistenza sanitaria, agli alloggi e agli impieghi, o per penalizzarle. Se gli algoritmi e i processi decisionali automatici sono una parte così integrante della nostra società, dobbiamo interrogarci in maniera critica su chi controlla questi sistemi e prende decisioni a riguardo, nonché su chi sono le persone le cui vite vengono influenzate. Dobbiamo inoltre ripensare a come progettiamo questi sistemi, alla necessità di quadri di riferimento per rispondere alle sfide che pongono, e alla necessità di coinvolgere più figure nella loro creazione.
Mettere in mostra You and AI: Through the Algorithmic Lens al Pedion tou Areos, un grande parco nel cuore di Atene e un vibrante hub multiculturale, ha rappresentato un’opportunità splendida di portare questi temi fuori dalle gallerie, nel mondo reale. In origine, il Pedion tou Areos (che significa Campo di Ares) era un campo di addestramento militare, divenuto in seguito uno spazio ricreativo e un giardino pubblico, ossia uno spazio naturale e artificiale, entrambi paralleli interessanti nel contesto dell’IA, che è nata nell’ambito militare ed è diventata uno strumento di potere e coercizione. Ma la cosa più importante è che il Pedion tou Areos costituisce il cuore di un’Atene multiculturale, un luogo pubblico al servizio di diverse comunità e un sito che, durante la pandemia, è stato riscoperto come luogo per fuggire, giocare, passeggiare e trovare rifugio dalla città.
La mostra, che comprende 25 installazioni, si sviluppa attraverso tre aree tematiche corrispondenti a tre percorsi all’interno del parco: come l’intelligenza artificiale modella lo spazio pubblico e la democrazia, come l’intelligenza artificiale ci vede e come noi la vediamo, e l’intelligenza artificiale come parte costitutiva e sostitutiva dell’ambiente naturale. Lo sviluppo di questo progetto e la sua esposizione si sono svolti nel contesto della pandemia, un evento che ha avuto un enorme impatto sulle persone, la società, la cultura, l’economia e l’ambiente, ma anche una crisi che ha influenzato profondamente il comportamento umano, lo stile di vita e il lavoro. Dato che la pandemia è arrivata in un periodo contraddistinto da sconvolgimenti, conflitti, autoritarismi e cambiamento climatico, per citare solo alcuni eventi, rappresenta per noi un momento significativo per riflettere e ripensare alle conseguenze della creazione di sistemi ingiusti e della manipolazione degli ecosistemi.
Qual è l’impatto degli algoritmi sulla società e sulla nostra percezione del mondo, e come le modellano?
L’intelligenza artificiale e gli algoritmi sono parte pressoché integrante della nostra vita quotidiana ormai da un bel po’. Dagli smartphone agli strumenti di navigazione, dalle piattaforme audio, musicali e di lettura che consigliano i contenuti da guardare, ascoltare e leggere ai motori di ricerca, questi strumenti hanno influenzato e modificato le nostre interazioni online e offline, aprendo a nuove opportunità ed altrettante sfide. L’IA è impiegata nei social network, nei motori di ricerca, nella finanza, in ambito legale e nella vigilanza, presenta varie criticità e si presta a molteplici abusi. L’IA ha reso possibile e ha facilitato la creazione e la diffusione di deepfake* e fake news, e viene impiegata per applicazioni controverse come il riconoscimento facciale, la profilazione, l’analisi predittiva e la sorveglianza. Le applicazioni dell’IA si stanno espandendo rapidamente anche alla sfera pubblica. I sistemi che ci monitorano e ci identificano come le reti di sorveglianza, il riconoscimento facciale, le telecamere a immagini termiche e il tracciamento wi-fi rappresentano alcuni dei modi visibili e invisibili in cui l’IA è parte dello spazio pubblico.
Gli algoritmi hanno semplificato molti aspetti della nostra vita, e noi ci siamo abituati a dipendere in tutto e per tutto dai nostri assistenti virtuali, dai motori di ricerca, dai sistemi di messaggistica automatica e dagli strumenti di navigazione, per esempio. Il problema è che la nostra fiducia e dipendenza da sistemi invisibili e complessi come questi è stata normalizzata e non viene messa in discussione, quindi forse è il momento di fare un passo indietro e ripensarci.
Questa mostra racconta una storia di contrapposizione nostalgica tra presente e futuro? O è aperta ad interpretazioni?
Lo scopo della mostra non è di presentare scenari futuri o distopici, ma di concentrarsi sull’attualità in relazione a profilazione algoritmica, ingiustizie e pregiudizi. Quindi sicuramente tratta di come i sistemi algoritmici e tecnologici che progettiamo rispecchiano i nostri pregiudizi di genere e razziali e continuano a emarginare e alienare comunità e persone. I sistemi che ideiamo si limitano a riflettere chi siamo come società, quindi la mostra è un invito a ripensare al futuro che vogliamo piuttosto che a quello che ci viene presentato da alcune grandi aziende, e a iniziare ad agire per generare un cambiamento.
*sistemi di sintesi audio, foto e video che, tramite l’IA, sono in grado di rappresentare una persona che fa e dice qualunque cosa si voglia
«You and AI: Through the Algorithmic Lens» at Ars Electronica Festival, 08- 12.09.2021 (online)
Irini Mirena Papadimitriou è curatrice e manager culturale. La sua pratica si muove sul filo di un discorso critico e transdisciplinare volto ad indagare l’impatto della tecnologia sulla società e sulla cultura e le potenzialità del ruolo dell’arte nell’affrontare le questioni più attuali del contemporaneo. Dopo essere stata Manager dei programmi digitali presso il V&A e a capo dello Sviluppo della sezione New Media Art presso Watermans, attualmente è Direttore Creativo di FutureEverything, laboratorio e organizzazione artistica con sede a Manchester.
immagini: (cover 1)Alexandra Daisy Ginsberg, «The Substitute», Fotografia © Stelios Tzetzias, per gentile concessione di Onassis Stegi (2) Abra, Hiba Ali. Fotografia © Stelios Tzetzias, per gentile concessione di Onassis Stegi (3) Content Aware Studies, Egor Kraft. © Stelios Tzetzias, per gentile concessione di Onassis Stegi (4) Zizi, «Queering the Dataset», Jake Elwes. © Stelios Tzetzias, per gentile concessione di Onassis Stegi