L’interfaccia è la frontiera attraverso la quale vengono scambiate le informazioni, nell’ambito di un processo suscettibile di produrre trasformazioni a carico di una o entrambe le aree che si trovano al di qua e al di là del confine. La mostra propone una forma d’arte in grado di frantumare o eludere questa interfaccia. Le interfacce sono da sempre «aree di controllo», ben visibili eppure camuffate, dalla connotazione simbolica, sociale o tecnologica. Agevolano e modellano il dialogo tra gruppi dai diversi background religiosi, scientifici o filosofici, tra componenti dei sistemi informatici, o, ancora, tra le macchine e gli esseri viventi. Le interfacce grafiche dispiegano input audiovisivi e tattili con l’ausilio di touch screen, mouse, joystick e pulsanti installati sui nostri telefoni cellulari, console dei videogiochi, televisioni, radio e computer portatili. Meravigliati e completamente assorti, dimentichiamo di riflettere sul rischio di essere dominati e riprogrammati dagli stessi strumenti che ci avevano promesso la libertà, come parte della Rivoluzione Digitale. Secondo Lori Emerson si tratta di «un’ondata travolgente, che ha lo scopo di togliere potere agli utenti/ai consumatori attraverso l’utilizzo di dispositivi chiusi». Gli artisti di questa mostra, professionisti dell’arte e della tecnologia dotati di spirito critico, alzano il sipario sulle interfacce della nostra epoca e propongono percorsi alternativi, visioni estetiche e distruptive behaviours.