«Una ventina di anni fa ero un buon cacciatore e andavo molto spesso a caccia. Avevo due cani, un bracco tedesco e un setter, e, cominciando all’alba e finendo a sera, su e giù per i canaloni, i cani erano stanchissimi. Ritornando a casa dai contadini, la prima cosa che facevamo era dare da mangiare ai cani e gli veniva dato un catino di zuppa, che forse bastava per cinque. Una volta vidi entrare un piccolo gattino, così magro, affamato, debole. Aveva una gran paura, e si avvicinò piano piano. Guardò ancora i cani, fece un miagolio e appoggiò una zampina al bordo del catino. Il bracco tedesco gli dette un colpo lanciando il gattino a tre o quattro metri, con la spina dorsale rotta. Questo episodio mi fece molta impressione. Ecco, noi, ovvero l’Eni, siamo stati il gattino, per i primi anni», ricorda Enrico Mattei – invitato ad una puntata di Tribuna Politica (programma condotto da Gianni Granzotto) – per spiegare l’operato dell’Eni e per riaccendere la luce dell’orgoglio nazionale.
Si è intrappolato il gattino di Mattei, il progetto proposto da Antonio Della Guardia (Pagani – SA, 1990) per gli spazi della Galleria Tiziana Di Caro in occasione della X Giornata del Contemporaneo pone l’accento su questa metafora per rivisitare la storia recente e scavare in un presente privo di certezze e di visioni risanatrici. Partendo appunto dalla felice metafora adottata da Enrico Mattei, Della Guardia crea un parallelismo con la realtà locale del MMMAC – Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea che, dopo la breve ma intensa avventura nella sua prima sede di Paestum, è appeso, oggi, a un filo di speranza sempre più esiguo.
Allestita nell’asse mediano del cortile antistante la galleria, una grande struttura totemica di libri e manifesti impilati tra loro crea un parallelepipedo – la cui forma irregolare (con lievi sporgenze e insenature) ospita mazzetti di matite – che invita lo spettatore a fare i conti con quello che resta del MMMAC, di un piano culturale incerto come quello italiano. Accanto alla struttura principale, una serie di quattro lavori minimi e preziosi, allestiti nella zona ufficio della galleria, sottolineano la volontà di spostare il discorso sul processo formativo dell’arte e su un’arteria di natura antropologica che porta l’artista a scavare nella propria cultura, ad aprire un dossier sulla forza del pensiero critico e su un momento storico (quello presente) caratterizzato dall’assenza, dalla rassegnazione, dal silenzio, dal buio dell’incertezza quotidiana.
Antonio Della Guardia – Si è intrappolato il gattino di Mattei, Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, fino al 30.11
immagini
(1 cover – 3 – 4) Antonio Della Guardia, Senza titolo, 2014, stampa fotografica, 37,5 x 42,5cm, ed. unica, courtesy l’artista e Galleria Tiziana Di Caro, Salerno. (2) Antonio Della Guardia, Senza titolo II, Senza titolo III, Senza titolo IV, 2014, grafite su carta, disegno e polaroid su carta, materiali vari, 42,5 x 37,5cm (ognuno), courtesy l’artista e Galleria Tiziana Di Caro, Salerno.