Protagonista di due mostre parallele dai toni quasi antitetici, la luce diviene centro nevralgico di un unico e ambizioso progetto espositivo, Lightquake2017, ideato da Rosaria Mencarelli e realizzato da Paola Mercurelli Salari con la direzione artistica di Gisella Gellini e Claudia Bottini in con collaborazione Fabio Agrifoglio.
Nel suggestivo scenario del Palazzo Ducale, Gubbio ospita Light Art, in cui gli artisti (Federica Marangoni, Stefano Frascarelli e Saverio Mercati) operano una riflessione sul tempo, indagato nel suo scorrere univoco e nella sua irripetibilità.
La Rocca Albornoz a Spoleto è invece sede di Black Light Art – La luce che colora il buio, il cui nucleo generativo è una riflessione di natura fisica sulle proprietà della luce e del suo negativo, il buio. Tutte le opere presenti sono infatti realizzate con speciali pigmentazioni o materiali in grado di reagire all’esposizione alla luce di Wood, una luce “nera” perché formata da radiazioni ultraviolette impercettibili all’occhio umano. Così le opere pittoriche di LeoNilde Carabba, l’installazione di Federica Marangoni, Luce in scena di Sebastiano Romano, Senza Titolo di Yari Miele, Miraggio di Giulio de Mitri e gli studi di matrice analitica di Mario Agrifoglio, danno vita ad un ambiente onirico, a tratti perturbante, il cui aspetto è in continua mutazione grazie a un sistema elettronico che controlla l’accensione e lo spegnimento, a intervalli regolari, delle lampade di Wood.
Sono opere risalenti per la maggior parte agli anni Settanta, affiancate però da produzioni più recenti ispirate e dedicate agli eventi sismici che lo scorso anno hanno colpito, traumatizzandolo, il centro Italia. È il caso di Globus Fractura e Tellurico di Claudio Sek De Luca, di Magnitudo di Luca Evangelisti, di Danzando verso l’alba di Alessio Ancillai, di The lightness of being, site-specific di Ugo Piccioni realizzato appositamente per questa mostra, di Light seeds – evanescenza pulsante è l’energia di Nino Alfieri e di Sisma di Maria Cristina Fioretti.
[LIGHTQUAKE] nasce da una felice collaborazione tra due strutture del polo museale dell’Umbria un’iniziativa che ha innescato tra Gubbio e Spoleto, città iconiche per la recente storia dell’arte, un fruttuoso rapporto di partecipazione, con l’obiettivo di indagare le ultime declinazioni contemporanee che interessano uno dei materiali immateriali[1] più affascinanti entrati tra i linguaggi artistici autonomi nello scorso secolo.
L’intera iniziativa, il cui termine è previsto per il prossimo 25 febbraio, assume così una forte connotazione sociale, sia dal punto di vista metaforico, secondo l’idea di una luce in grado di riaccendere la vita nell’entroterra terremotato, sia da un punto di vista marcatamente concreto, poiché Lightquake2017 è un progetto nato soprattutto per sostenere il recupero del patrimonio culturale danneggiato dal sisma attraverso una raccolta fondi finalizzata al restauro.
[1] C. Testore, a cura di, Luci d’artista a Torino: 14 artisti illuminano la città, cat. per Luci d’artista 21 novembre 1998-10 gennaio 1999, Milano 1999.
Lightquake 2017, a cura di Claudia Bottini e Gisella Gellini, 07.12.2017 – 25.02.2018, Rocca Albornoziana, Spoleto e Palazzo Ducale, Gubbio
immagini: (cover 1) F. Marangoni, «Bimba col cane», 1973, perspex e luce di Wood, 50x80cm, photo Gaetano Corica (2-3) N.Evangelisti, «Magnitudo», 2017, tre pannelli in carta nera e pigmenti fosforescenti, 100×70 cm. Illuminata. (4) F. Marangoni, «The Time Machine», 2014, acciaio, sei tubi di neon in PVC con timer, dispositivi elettrici nella base, 84×305 cm, photo Gaetano Corica (5) U. Piccioni, «The Lightness of Being», 2017, vernice fluorescente reagente alla luce nera, dimensioni ambientali. Opera illuminata.