L’azione sulla materia delle radiazioni elettromagnetiche – percepibili dall’occhio umano – la rendono agente tangibile di trasmissione o opposizione della luce. Dalle primarie nozioni di fisica riformuliamo una storia di interazione che porta questa parte visibile di spettro elettromagnetico ad essere elemento alleato dell’arte. L’uomo, nella sua espressione creativa, ha utilizzato la luce come mezzo e medium straordinario, a cominciare dalla sua interpretazione di fonte di energia primordiale. Con essa ha costruito nelle arti visive un sostrato di relazioni che negli anni ha avuto le più distinte soluzioni.
Così, nell’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce (YIL 2015), proclamato dall’Unesco, la mostra Lumine|Visio a cura di Giulia Tulino – a inArs Art Gallery alla libreria Arion Montecitorio di Roma – fa da collante a lavori che hanno attraversato un secolo, in cui le fonti luminose sono divenute mezzo comunicativo e strumento di coinvolgimento: richiamo visivo ed estetico di trasmissione di contenuti.
Dalla collezione di Ovidio Jacorossi una selezione di opere di Giovanni Albanese, Alfredo Gauro Ambrosi, Giacomo Balla, Adam Berg, Benedetta Bonichi, Edita Broglio, Corrado Cagli, Enrico Castellani, Pasquale De Antonis, Gino De Dominicis, Max Ernst, Ferruccio Ferrazzi, Mario Giacomelli, Joseph Kosuth, Carlo Levi, Felice Levini, Francesco Lo Savio, Giorgio Morandi, Liliana Moro, Arturo Noci, Emilio Prini, Fulvio Rendell, Ascanio Renda, Alessandro Rosa, Aleandro Terzi, Tancredi, Vedovamazzei., percorre un secolo, il Novecento, valorizzando una polifonia di intenti creativi e soluzioni concettuali in una relazione temporale continua. In molti lavori il rimando al mezzo luminoso consente la massima espressione, accordandosi con il progresso delle tecnologie, della produzione di fonti luminose.
Il processo che vede l’intervento della parte luminosa nelle opere d’arte è condizione essenziale della concezione creativa di molti artisti. Dalle origini della storia dell’arte fino alle espressioni più attuali, l’interazione è basata su una ricerca tecnica sperimentale. Infatti, nell’epoca contemporanea è divenuta linguaggio affidato alla sperimentazione, con una lunga e proficua diffusione temporale. A partire dai light painting – nati dalla collaborazione tra il fotografo Gjon Mili e Pablo Picasso (dal 1949) – l’utilizzo della luce artificiale ha avuto un grande sviluppo con Lucio Fontana che dagli anni Cinquanta inizia a lavorare con il neon e la luce nera (la lampada di Wood), aprendo alla ricerca di artisti come Dan Flavin, Robert Irwin, Mario Merz, Bruce Nauman e James Turrel.
Lumine|Visio rimanda a quelle trasformazioni espressive: dal Ritratto di luce (1917) di Giacomo Balla alle opere di Max Ernst, Enrico Castellani, alle immagini fotografiche di Mario Giacomelli, Gino de Dominicis ed Emilio Prini fino all’uso del neon, recente trasformazione di questa alleanza che ha visto una complementarità cresciuta ed arricchita, in anni di innovazioni tecnologiche e cambiamenti sociali. Così Holiday Resort di Vedovamazzi dialoga con l’opera di Giovanni Albanese composta di lampadine a incandescenza (cifra stilistica eclatante) e Testa di cavallo di Felice Levini, fino a For light we live in light die, videoproiezione di Alessandro Rosa che riassume, con una sequenza di immagini su plexiglass, la carismatica attrattiva che la luce ha per la falena e nell’universo. Dall’insetto simbolo di tale richiamo ed espressione, viene la sintesi di un dialogo di origine naturale, tradotto in espressione artistica e rimandato dal mezzo tecnologico.
Lumine|Visio a cura di Giulia Tulino – a inArs Art Gallery alla libreria Arion Montecitorio di Roma, 28.10.2015 – 10.01.2016
Immagini (cover 1) Joseph Kosuth, Modus operandi, 1988, tubo al neon,72×145 cm courtesy Collezione Jacorossi (2) Liliana Moro, Ascolto, 2006, neon blu,cm 180×130, courtesy Collezione Jacorossi, ph Riccardo De Antonis (3) Vedovamazzei, Holiday resort, 2006, tavolo e neon, 78×59 cm, courtesy Collezione Jacorossi, ph Riccardo De Antonis (4) Fulvio Rendell, Torre di luce, 1970, scultura in plexiglass con componenti elettroniche, cm 175×53, curtesy Collezione Jacorossi, ph Riccardo De Antonis