Otros Sonidos, Otros Paisajes è una mostra sonora che proviene e si ci riconduce nel paesaggio Cileno, «un Sud geografico frantumato in una serie di ‘rotte’ acustiche che mettono in discussione il senso di una storia lineare, interrogato attraverso punti d’ascolto che consentono di ‘sentirne’ e captarne i suoi lati nascosti». I paesaggi sono i luoghi e le geografie cilene, dal deserto di Atacama fino alla Patagonia, dalla periferia di Santiago fino alla regione di Bío Bío, sconfinando infine nell’estremo Sud, verso l’Antartide.
Il lavoro di cinque artisti cileni delinea il profilo del paesaggio attraverso diverse prospettive visivo-sonore. In Atacama 22º 54′ 24″ S, 68º 12′ 25″W (2013) Fernando Godoy, alcuni luoghi abbandonati nel deserto di Atacama: una miniera di sale, le rotaie di un treno, edifici e villaggi appartenuti al passato e ora parte di un nuovo paesaggio prendono forma nella memoria di suoni ambientali catturati in situ. Foto, video e registrazioni sonore confluiscono nell’architettura finale di Hidroscopia / Mapocho (2016) di Claudia Gonzáles Godoy per rendere percepibile il fiume Mapocho e dei processi naturali e artificiali che hanno frammentato e trasformato il suo corso. Quella di Claudia Godoy è un’opera di «idrosonorizzazione» di un elemento del paesaggio cileno, costruita sul suo volto udibile ed inaccessibile agli altri sensi. Al centro di Conferencia de Pájaros Cantores (2016) di Sebastián Jatz è l’opera di Violeta Parra, poetessa e cantautrice cilena (1917-1967), riletta in intersezione con i suoni raccolti all’interno di alcuni paesaggi del territorio cileno emessa dall’interno di un’arpa eolica, funzionante con l’attivarsi delle corte attraverso l’effetto del vento. Una voce, quella di Cristina Calderón, l’ultima donna a parlare la lingua yaganes della popolazione indigena vissuta lungo la costa meridionale del Cile e decimata dalla colonizzazione europea del diciannovesimo e del ventesimo secolo, offre un’altra prospettiva da cui guardare al territorio cileno attraverso l’immaginazione. Una cartografia sonora della penisola antartica prende forma nel lavoro di Alejandra Perez Nuñez, dove immagini digitali si sovrappongono ad arti artigianali come quella del ricamo su stoffa dove la mappa sonora prende vita con l’interazione degli spettatori.
«Otros Sonidos, Otros Paisajes – precisano i due curatori nella nota introduttiva al catalogo – è un percorso costruito lungo direttrici inusitate, una deriva sonora verso un Sud geografico frantumato in una serie di ‘rotte’ acustiche che mettono in discussione il senso di una narrazione unica, trasparente e autorizzata, interrogato attraverso punti d’ascolto che consentono di ‘sentirne’ e captarne i suoi lati nascosti».
Sul catalogo si alternano voci di curatori, rappresentati istituzionali, artisti e critici in un discorso corale dove il rilievo naturalistico e antropologico del territorio cileno si intreccia con quello materico del suono, «linguaggio e dispositivo autonomo, in grado di mettere in discussione una serie di paradigmi costituiti, eccedendo un inquadramento puramente musicologico». (Pisano, Arévalo).
Otros Sonidos, Otros Paisajes, a cura di Antonio Arévalo, critico e curatore, addetto culturale dell’Ambasciata del Cile in Italia, e da Leandro Pisano, curatore, teorico e ricercatore sonoro indipendente, fondatore di Interferenze New Arts Festival e del progetto di residenza artistica sonora e rurale Liminaria
Museo MACRO, Roma, 05.05 – 11.06.2017
immagini: (cover 1) Alejandra Perez: Great Island of Fire Land, 2015. Macarena Fernández (2) Caludia Gonzales: River Mapocho, Chile, 2016. Ph by Mónica Bate. (3) Rainer Krause: Grabaciones de sonidos costeros, Coliumo, Chile. Ph by Oscar Concha, 2014 (4) Sebastián Jats: Coliumo, Chile, 2016. Ph by Sebastián Jatz. (5) Fernando Godoy: Atacama, Chile, 2012. Ph by Rodrigo Ríos Zunino.