Paolo Cirio è un attivista italiano radicato in un’indagine artistica che combacia con quella politica e che si muove nello spazio dei media per poterne studiare l’impatto sociale, nello stato attuale e nella visione di un potenziale miglioramento perché la democrazia riconquisti in purezza il significato etimologico del termine (démos/popolo e cràtos/potere, ovvero «il potere del popolo»). Turbulece.org, storica piattaforma online dedicata alla commissione di arte in rete, produce e promuove il suo ultimo progetto Global Direct, in questo momento presente su internet, in diversi canali mediatici della comunicazione – in qualità di campagna politica, e presentato in diversi spazi istituzionali, nel nome di opera-operazione artistica.
Global Direct è nientemeno che l’aspirazione ad una nuova visione di civilizzazione dove le potenzialità della tecnologia e della comunicazione sono impiegate a favore di un ri-modellamento globale. Si tratta quindi di un Manifesto che possa ispirare nuove possibili riorganizzazioni politiche e sociali attraverso una visione creativa non convenzionale. Questo significa sfruttare il potenziale tecnologico e della comunicazione in maniera consapevole, dirottandolo dall’attuale potere dell’industria, della politica in corso e del mercato, e re-distribuendolo alla conoscenza dei singoli perché questi, individualmente, possano ri-strutturarsi in una forza decentralizzata e globale.
«La globalizzazione – afferma Cirio nel suo statement – diventa un’opportunità di riconquista di autonomia delle persone oltre i limiti imposti dalle autorità locali, dalle politiche, mentre la decentralizzazione permette l’auto-gestione all’interno di comunità locali. Il nuovo centro di questa proposta di sistema è da trovare nella dimensione etica e culturale e diventa il punto di riferimento universale di ciascun interesse comune» Da queste basi teoriche e ideologiche diparte il progetto artistico di Paolo Cirio la cui creatività si è ormai consolidata da tempo nell’interesse ad assumere un ruolo attivo nei cambiamenti sociali partendo da un’attenta analisi di ciò che più ne influenza la loro conformazione ed evoluzione (e Internet ne è uno dei fattori principali).
Come si visualizza tutto questo e cosa incontriamo in uno spazio espositivo legato all’arte? Ad essere presentati in mostra sono video-interviste e una serie di diagrammi, mappature dei dati raccolti elaborati in istruzioni programmate, concepite come prototipo di nuovi modelli e per l’arte documenti di un valore simile a quello dei documenti relativi ad arte e concettuale e performativa degli anni Cinquanta e Sessanta. I diagrammi sono organigrammi che propongono nuove configurazioni di organi politici e sociali perché la tecno-utopia della democrazia globale possa intraprendere il suo percorso per diventare reale. Si tratta, quindi, di una visualizzazione analogica di dati, in questo caso ricavati da una ricerca che, oltre a fonti scientifiche, prevede il dialogo con professionisti e visionari del settore come fonte privilegiata di ispirazione e conoscenza.
«Penso che il futuro – così si esprime Paolo Cirio in relazione al suo progetto e in un’intervista con Andrea Tinterri – possano essere le città stato. Si parla di decentralizzazione, di percepire la società contemporanea basata su network, su nodi, su collegamenti policentrici e circolari. Il punto è come queste città, questi piccoli nuclei, questi nodi di tale vasto network possano interagire sullo stesso livello di valori sociali ed economici. Non bisogna pensare a un nuovo medioevo o a un nuovo rinascimento della città stato capitale, con le proprie leggi e con la propria economia, perennemente in contrasto con la città a fianco, ma a città che, pur avendo le proprie leggi e la propria moneta, mantengano una mutua relazione con il corrispettivo nodo vicino, con mutui collegamenti che si estendono fino a livello globale. Paradossalmente, il lavoro che ho realizzato sui paradisi fiscali e sulle società offshore[1] parla proprio di città stato, della loro autonomia. Perché questi paradisi fiscali si basano sul fatto che, per sovranità nazionale, possono avere leggi proprie non sottoposte ad alcun controllo. Ma contemporaneamente le loro decisioni influenzano l’intera popolazione globale. Questo è la possibile conseguenza negativa della decentralizzazione della città-stato e ma anche di una globalizzazione che è avanzata e non è mai stata formata politicamente. Per questa ragione è necessaria una costituzione universale che salvaguardi i diritti politici ed economici globali e dare la sovranità al cittadino di ogni comunità e del pianeta intero».
«L’arte riflette il suo tempo». E’ questo ormai un cliché un truismo, ma è un dato ormai consolidato. L’arte di Paolo Cirio ritrae il suo tempo in una forma alternativa di paesaggio. Nello specchio di quel paesaggio si riflette un’arte interessata ad intervenire e a modificarne il profilo sfruttando quelle stesse forze che dall’arte, e attraverso il potere dei canali della comunicazione, possono raggiungere e influenzare strutture di potere forti.
Paolo Cirio, Global Direct, Turbulence.org commission, 2014
(recentemente presentata in mostra presso DOX Prague e a Palazzo del Governatore (Parma), nell’ambito dell’evento «Caratteri», a cura di Andrea Tinterri)
Immagini
(cover) Paolo Cirio, Global Direct, 2014, commissioned by Turbulence.org, poster (1) Paolo Cirio, Global Direct, 2014, commissioned by Turbulence.org, exhibition view at DOX Prague (2) Paolo Cirio, Global Direct, 2014, commissioned by Turbulence.org, diagram (3) Paolo Cirio, Global Direct, 2014, commissioned by Turbulence.org, exhibition view at Palazzo del Governatore, Parma (4) Paolo Cirio, Global Direct, 2014, commissioned by Turbulence.org, diagram.
[1] Vedi, per esempio, il suo precedente lavoro Loophole for All discusso su Arshake nel contesto di «Territori Instabili», una mostra curata da Franziska Nori alla Fondazione Strozzina di Firenze nel 2013.