Sulla stessa scia emozionale è anche il progetto transurbano Cosa manca, proposto da Bianco- Valente a Roccagloriosa, in provincia di Salerno, che pone al centro della riflessione l’arte in quanto spessore della vita, pianificazione conoscitiva in praesentia, percezione delle cose nello spazio[1]. Accanto a questo tipo di manovre iponimiche che nascono in situ, che stabiliscono un rapporto diretto con il luogo di collocazione – manovre e trovate legate alla natura complessa dell’installazione, alle sue metamorfosi e alle sue dinamiche attuali[2] – e che investono il tempo e lo spazio dell’arte per concepire trame visive sempre più camaleontiche e versatili, aperte alla babelicità linguistica, alla commistione e alla contaminazione, il panorama attuale mostra un fenomeno più strettamente fedele alle nuove evoluzioni tecnologiche il cui impianto visivo tratteggia la volontà di riprodurre fisicamente il modello naturale e di spostare il piano di lavoro su un medium che coincide con la vita.
Fanno fede a questo programma le manipolazioni proposte da Eduardo Kac con una serie di esperimenti genetici che maneggiano le unità morfofunzionali di estrazione vegetale e animale per dar vita a organismi ibridi e inediti. Spostando il proprio ambito d’intervento in un laboratorio biotech, Kac asseconda, infatti, una doppia anima creativa (quella del biologo che lavora in equipe e quella dell’artista, più esattamente) con lo scopo di rispondere concretamente ad alcuni problemi odierni come l’impatto dei cambiamenti climatici sull’ecosistema, la salvaguardia della biodiversità, la clonazione di esseri viventi.
La sua Natural History of the Enigma (2003/2008) – un progetto per il quale gli viene conferito il Golden Nica Award (Ars Electronica, 2009) – porta alla nascita di Edunia, un fiore che condensa il DNA dell’artista con le cellule eucariotiche di una petunia. Sviluppato nell’arco di un quinquennio e esposto per la prima volta negli spazi del Weisman Art Museum di Minneapolis, Natural History of the Enigma mostra un percorso, documentato da fotografie e schede tecniche di tests legati al trasferimento genetico, in cui l’artista propone un habitat neonaturale protetto dalle pareti istituzionali di un museo, che non solo esprime il DNA di Kac nelle vene rosse del fiore, ma simboleggia anche l’integrazione e la nascita di una nuova forma di sé caratterizzata, appunto, da un vegetale che è in parte fiore e in parte materia umana.
Lo stesso discorso, affrontato da una analoga latitudine scienzocreativa, è presentato dall’artista, qualche tempo prima, con The Eighth Day (2001), all’Institute for Studies in the Arts dell’Arizona State University (Tempe), per indagare «a transgenic artwork that investigates the new ecology of fluorescent creatures that is evolving worldwide»[3].
Come un mondo a parte, The Eighth Day aggiunge un metaforico giorno alla creazione del mondo (anche in un lavoro precedente, Genesis, del 1998-99 è palese il richiamo biblico), mediante l’organizzazione di un sistema ecologico artificiale e autosufficiente dove convivono, in un ambiente chiuso, forme di vita transgeniche e un robot biologico – denominato biobot – per indicare un ampliamento della biodiversità, dopo le naturali forme di vita di tipo selvatico.
…to be continued…
[1] Riprendo qui, in parte, un mio intervento pubblicato per l’occasione sull’evento. Cfr. A. Tolve, Il vento muto della poesia, in «Arshake», linkato il 18/08/2015, ore 16:31.
[2] Su questa problematica si veda almeno il recente volume di S. Zuliani, Senza cornice. Spazi e tempi dell’installazione / Without a frame. Space and time of the installation, Critocal Grouns #4 – Arshake, Rome 2015.
[3] E. Kac, The Eighth Day, in «ekac.org», sezione BIO ART. Transgenic works and other living pieces, linkato il 19/08/2015, ore 12:22.
Questa è la terza di otto parti di una riflessione critica di Antonello Tolve che ripercorre il rapporto tra arte, tecnologia e natura nella storia, attraversando una serie di produzioni artistiche rivolte alla relazione tra uomo e ambiente, dalla Land Art alla Transgenetic art e al Bio Activism. Puntate precedenti:
Quando la natura diventa arte # 1
Quando la natura diventa arte # 2
immagini (cover 1 – 2) Bianco-Valente, Cosa manca. Roccagloriosa, 2014 (2) Eduardo Kac, Eduardo Kac, Natural History of the Enigma, transgenic flower with artist’s own DNA expressed in the red veins, 2003/2008. Collection Weisman Art Museum. Photo: Rik Sferra