E’ in corso al Museo MART di Trento la personale di Stefano Cagol, curata da Margherita de Pilati e Denis Isaia. Le sperimentazioni dell’artista, dal 1995 al 2015 che hanno scandito una ricerca espressa attraverso un interesse forte per l’attualità e per i fenomeni socio-culturali, sempre molto attento al territorio, alle situazioni di confine, ai limiti fisici e mentali in continua evoluzione, si è concretizzata attraverso una grandissima varietà di strumenti, da progetti digitali ed effimeri a opere monumentali.
I suoi progetti passati entrano ora in un nuovo gioco di lettura. Attualizzati attraverso gli strumenti della tecnologia e dell’informazione si aprono ad un’ indagine che ruota attorno all’immaterialità della creazione del sapere e ai processi di formazione dell’opinione pubblica, a partire dalla dimensione individuale, indagine che può essere affrontata in maniera esperienziale solo impiegando gli stessi strumenti del paesaggio a cui appartengono.
Vengono rilette così le questioni che stanno plasmando il nuovo millennio: la digitalizzazione delle informazioni, la fluidità dei contenuti, i virus dell’informazione pubblica. «In reazione a una società che è sempre più spesso “evento” – Cagol gioca con i limiti materiali ed immateriali del nostro mondo, siano essi geografici, sociali, politici, mediatici. Protagonista assoluto dei progetti che realizza, l’artista incarna il proprio lavoro mescolando l’immaginario personale a quello mediatico».
In un allestimento cronologico, vengono illustrate le tappe della carriera dell’artista, dalle prime sperimentazioni sul linguaggio del video, sino ai progetti più recenti come «The Body of Energy (of the mind)» prodotto dalla Fondazione tedesca RWE e presentato in un’esposizione personale a Berlino e in una decina di musei europei.
In mostra circa quaranta opere, tra le quali i progetti itineranti che da anni caratterizzano la ricerca di Cagol, i progetti partecipativi, come quello realizzato all’Ilva di Taranto, e il lavoro presentato nel Padiglione Maldive durante la 55. Biennale di Venezia: “The ice monolith”.
Stefano Cagol (Trento, 1969) Si forma all’Accademia di Brera e alla Ryerson University di Toronto. Tra il 1995 e il 2015 ha partecipato a numerose residenze d’artista e ricevuto borse di studio fra le quali: International Center of Photography a New York; International Studio and Curatorial Program ISCP a New York; BAR International a Kirkenes, nell’Artico. Ha esposto in Italia e all’estero, ha partecipato a Manifesta7 nel 2008, alla 54. Biennale di Venezia con un evento collaterale e alla 55. Biennale di Venezia nel 2013 invitato dal Padiglione Maldive. Nel 2009 ha vinto il Premio Terna per l’Arte contemporanea e nel 2014 il premio Visit della fondazione tedesca RWE. Nel 2015 il progetto “The Body of Energy (of the mind)” è stato presentato al MAXXI di Roma, al Madre di Napoli, al Maga di Gallarate, a Museion di Bolzano, alla Kunsthalle di San Gallo, allo ZKM di Karlsruhe e al Museum Folkwang di Essen.
Stefano Cagol, WORKS 1995|2015, a cura di Margherita de Pilati e Denis Isaia, Galleria CIVICA, Trento, 25 marzo — 12 giugno 2016
immagini (cover 1) Stefano Cagol, «Terminus», 2015 (2) Stefano Cagol, «The end of the border», 2013 (3) Stefano Cagol, «Stars Ship», 2003