Il viaggio di Pasquale Polidori a Documenta 14, ora in corso a Kassel, prosegue con una riflessione sul rapporto tra Mappa e Discorso, tra luoghi, opere e teoria.
…La coincidenza tra Mappa e Discorso è, nello stesso tempo, la strategia espositiva e il senso complessivo di documenta14. Va notato che la pubblicazione principale non è un catalogo di opere, ma un’antologia di saggi critici che mettono a fuoco i punti giudicati essenziali nell’analisi politica del presente (che è storica quanto geografica e antropologica) proposta dal comitato scientifico: “A critical anthology that reflects on past and contemporary moments and movements of resistance in order to better read the present and reconceptualize our restive, collective future” (Kassel Map Booklet, p. 51).
Rispetto a tale discorso (le riflessioni su “debt and gift, the financialization of the future, economies of the exhibition…”), le opere e le esperienze artistiche incluse nell’esposizione svolgono ruoli differenziati, per peso concettuale e ‘prestanza’ discorsiva, ossia disponibilità a collocarsi nel discorso, funzionando come punti di appoggio, come illustrazioni, come didascalie iconiche apposte ai concetti espressi nel testo (interessante rovesciamento del rapporto tra immagine e didascalia, dove è l’immagine a fare da didascalia…), come allegorie o esempi di declinazione estetico-artistica di un pensiero morale, e come specchio ‘attivo’ del pensiero morale. Si dirà (sbrigativamente) che non c’è niente di nuovo, e che questo è da sempre il rapporto tra Teoria e Opere. E infatti tutto come sempre, e qui come altrove (altrove, dove si ha qualcosa da dire) la selezione dei lavori avviene in conseguenza o parallelamente a una certa impostazione critica, sicché ‘guardare le opere’ e ‘percorrere la mostra’ equivalga a ‘leggere la teoria’.
Il ‘catalogo’ non per niente si chiama The documenta14 Reader, e la visita di documenta14 è quindi dichiarata come un’esperienza di lettura, dove le differenti sedi sono grossomodo organizzate in forma di altrettanti saggi, ed essendo scontato che un saggio potrà assumere forme narrative differenti, quali anche la poesia o il racconto. Ci sono allora sezioni del libro/teoria la cui lettura è più convincente (Documenta Halle, Palais Bellevue, Grimmwelt Kassel, Stadtmuseum Kassel), forse perché fra teoria e opere c’è una dialettica più creativa e, si direbbe, una forma di co-estensione dello sguardo e del discorso che però non segue i margini netti di un disegno rigidamente pre-stabilito (quel senso di sartoria intellettuale…); ovvero, le opere (o gli artisti) non sono lì a fare da diretto esempio alla teoria. E ci sono sezioni dove, fatta salva la presenza di opere assai interessanti, la lettura provoca confusione e anche irritazione per il rapporto eccessivamente didascalico tra concetti teorici e presenza delle opere o degli artisti (gran parte della Neue Gallerie e la Neue Hauptpost).
Ovviamente anche le opere per sé fanno la loro parte, e non solo la loro distribuzione verbale negli spazi espositivi. Ci sono diverse opere che, pur funzionando all’interno della teoria, eludono la stretta sorveglianza del discorso critico generale e lo arricchiscono al di là delle aspettative: l’installazione video di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, che racconta di un viaggio in Russia compiuto nel 1989 alla ricerca degli ultimi testimoni delle Avanguardie (Journey to Russia, 1989-2017); il lungo lavoro di contrappunto narrativo e iconografico compiuto da Roee Rosen sul Mercante di Venezia di Shakespeare (The Blind Merchant, 1989-91); la mimesi corpo/immagine/mito sviluppata dal duo Prinz Gholam (Speaking of Pictures, 2017, e altri lavori); il pervasivo e tenace intervento acustico urbano di Pope.L (Whispering Campaign, 2016-17), che attraverso una voce sussurrante diffonde informazioni su fatti e persone di una storia minore, e mai raccontata, della città di Kassel; la lucida e domestica malinconia che emana dal lavoro di documentazione e rapporto delle vite degli altri compiuto da Anna Daucikova (Thirty-three Situations, 2015); il pavimento inclinato da Annie Vigier e Franck Apertet, che sinteticamente e in modo assai diretto dà luogo all’equazione tra spettacolo e esposizione (Scène à l’italienne – Proscenium, 2014); il complesso lavoro di Maria Eichhorn (Rose Valland Institute, 2017) di sistemazione e dislocazione linguistica dei beni artistici sottratti agli ebrei durante il Nazismo.
E durerebbe ancora un po’ l’elenco delle opere che si inseriscono in modo potente e originale nei temi teorici, senza risultarne schiacciate o ridotte a note in margine al testo critico. Così come ci sono anche le opere superflue, troppo ansiose di ubbidire alla morale curatoriale, e che così facendo la danneggiano per un eccesso di semplicistica retorica (Regina José Galindo) o di estetizzazione rassicurante del documento sociale (Ben Russell).
… to be continued…
Pasquale Polidori è artista e filosofo multimediale e multidisciplinare, sperimentatore di ogni mezzo (tecnologico e non) che possa estendere la sua pratica estetica che ragiona con particolare forza attorno al linguaggio. Polidori intraprende la narrazione di un viaggio che dalla visita della manifestazione prosegue in una sfera più intimistica, dove ragionare su tematiche universali che ruotano attorno all’arte tutta, al suo modo di occupare gli spazi, di raggiungere il pubblico attraverso il canale istituzionale (o di o di esserne tenuta a distanza).
Post precedenti:
L’unità di luogo è (ormai) impossibile
Documenta 14. Luogo e Topos. Pt.I
Documenta 14. Luogo e Topos Pt. II
Siamo tutti servi (ma il padrone non esiste).
Documenta 14, a cura di Adam Szymczyk con un team di circa 18 curatori
10.06-1709.2017, Kassel, Germania (e Atene, fino al 16 luglio)
immagini: (cover 1) Maria Eichhorn, Unrechtmaessige Buecher, 2017, (Neue Galerie) © Mathias Voelzke. (2) Prinz Gholam, Speaking of Pictures, Installation View (Museum Sepulkralkultur) © Liz Eve (3) Pedro G. Romero, Israel Galvan and Niño de Elche, La farsa monea, performance, 2017, (Gottschalk Halle) © Fred Dott (4) Susan Hiller, Lost and Found, 2016, (Grimmwelt) © Liz Eve (5) Pope.l, Whispering Campaign, 2016–17 (Friedrichsplatz)