Il panorama creativo contemporaneo modifica continuamente le sue forme mediante leggi organizzative e combinatorie che se da una parte mirano ad assorbire discipline di differente estrazione e natura dall’altra rettificano, ritoccano, trasformano, variano alcuni nuclei tematici e alcune espressioni della tradizione per dar luogo a nuove avventure, a nuove strategie, a nuovi interventi e pensieri congelati in strutture linguistiche consapevolmente aperte al dialogo con la storia e con la geografia. Nell’arte si avverte una sorta di costante brusio[1] suggerirebbe Roland Barthes, di sussurro che viene da lontano e si insinua intenzionalmente nel processo di rielaborazione della tradizione. Si tratta di una spinta traduttiva che preleva singoli aspetti dell’ambiente tradizionale per innestarli a figure attuali, a oggetti unici in cui le peculiarità formali di un prodotto (di una cellula familiare)[2] si diluiscono in un – sempre più accattivante – programma di ricerca compositiva attraverso il quale l’oggetto si libera della sua funzione originaria. Partendo da una epistemologia operativa[3] che riconsegna, ritrasmette l’appartenenza-a e recupera il locale, l’artista contemporaneo sfianca dunque la settorializzazione con lo scopo di orientare lo sguardo oltre le trame della propria disciplina e postulare, lungo questo orizzonte di pensiero, un ritorno alla tradizione, ad un nuovo contratto estetico con la propria identità, ad una memoria manuale e ad una narrazione culturale che permettono «di recuperare la dimensione storica perduta»[4].
A very special project about ceramic, la doppia personale di Francesca Romei e Mariella Siano, si inserisce in questo contesto riflessivo per indicare una ritrovata coappartenenza di passato e presente, un lucido sguardo sulla tradizione ceramica italiana. Libera da ogni proposito imitativo, legata alle esigenze elementari della civiltà[5], la ceramica è così linguaggio privilegiato attraverso il quale l’artista propone un viaggio alla riscoperta della tradizione con il desiderio di riscattare i prototipi della creatività umana e di rifondare l’immaginario collettivo mediante atmosfere plastiche in cui l’arcaico si fonde, appunto, con l’attualità.
A unire i vari lavori in mostra è la consapevolezza che, sia da un punto di vista teorico, sia da un punto di vista creativo, appare determinante la eco morfologica di origini culturali lontane. Origini da rivalutare per dar alito al peso di una memoria lucida e analitica che si nutre della presenza del passato, dell’ausilio costante della tradizione. Di una tradizione (tradizione «è tutto quanto è trasmesso o passato di mano dal passato al presente»)[6] tradotta, interpretata e piacevolmente tradita con lo scopo di edificare nuove avventure stilistiche, nuovi orizzonti di pensiero in cui il Design lascia il posto al Dasein in quanto atto di libertà creativa e atteggiamento umano sulle infinite possibilità della forma. Innovativi e dal forte impatto emotivo i lavori di Francesca Romei mostrano un procedimento linguistico che approfondisce alcuni motivi decorativi del costume plastico (specifico) della Costiera Amalfitana e pigia sul tasto dell’immaginazione per rileggere l’antico e attualizzarlo mediante formule visive in cui l’originarietà lascia il posto all’originalità, a moduli che investono l’archetipo dell’immaginario collettivo di nuovo significato estetico ed espressivo.
Francesca Romei opera infatti su uno spostamento costante dello stile per elaborare una serie di composizioni che fanno i conti con con una nostalgia (νόστος-άλγος) creativa che torna alle origini, ai luoghi e alle cose familiari, all’anima storica del proprio patrimonio culturale. È il caso di Coastal Village, un accattivante organismo concepito mediante moduli che si incastrano tra loro per offrire l’immagine di un borgo montuoso (espressione e stilizzazione di Positano), di un paesaggio unico e prezioso. Untitled #1, Untitled #2 e Untitled #3 sono, invece, tre lavori vasiformi che recuperano il rivestimento ceramico della Chiesa di San Giovanni Battista (nel cuore di Vietri sul Mare) per trasformare una caratteristica architettonica locale in dettaglio di design.
Vasi comunicanti, titolo che richiama alla memoria l’omonima teoria di Simon Stëvìn, metamorfosa un oggetto ecclesiastico (l’acquasantiera) associato ad alcune tubature idrauliche – riprodotte puntualmente in ceramica – per creare, infine, un accattivante cortocircuito visivo che non solo decontestualizza, defunzionalizza e desacralizza la tradizione, ma dà anche un nuovo assestamento, un nuovo senso, una nuova presenza simbolizzata, una nuova forma vitale all’oggetto preso in esame. Muovendo da una serie di parafrasie7 programmate che bucano la parola poetica, Mariella Siano propone, dal canto suo, una serie di locuzioni artificiose – di perturbazioni caotiche (estetiche) della fraseologia – che si articolano nello spazio per costruire un percorso transemiotico8 che fa i conti con unità minime di senso, con una successione di lettere alfabetiche impreziosite da una ricerca cromatica erotica e squillante. Con una metodologia transitiva tesa a rivisitare le radici tecnologiche del processo di stampa mobile e a considerare – seguendo l’indicazione di Giambattista Vico – l’inizio del linguaggio con l’inizio della storia9, Siano recupera la delicatezza dell’infanzia formativa, l’avventura dell’educazione e delle istituzioni scolastiche, per dar vita a parole plastiche, a costruzioni verbocromatiche, ad efficaci deviazioni, a deragliamenti linguistici che sfociano, spesso, tra le maglie del non-sense. Il suo è un tessuto camaleontico, una sillabazione estetica la cui eleganza vitrea attraversa la superficie per formulare una suggestiva rete psicologica che dilata la visione dell’oggetto e avvicina lo spettatore all’essenza lemmistica, al piacere della passatità10, all’origine stessa della langue. Di una langue disturbata, paralizzata, scomposta e riformulata mediante accelerazioni immaginifiche che creano piacevoli catene visive ed eleganti successioni foniche. SPEZZO LEGAMI PEZZI DI LEGO DA RAMI, INFINECONFINEAFFINE, UNIVERSOVERSOUNICO, IDEALI = IDEECONLEALI e ESSENZASSENZA sono alcuni esempi di questo suo viaggio tra le parole (prese a prestito da una serie di giochi linguistici ideati da Giovanni Lorìa), di questa sua ritmica che foggia sequenze plastiche scoccanti e suadenti. A very special project about ceramic si pone, allora, come una mutazione essenziale, come un doppio sguardo trasversale che prende per la coda la tradizione per esprime una squisita indagine compositiva, una ricerca che strappa la pelle alla storia quotidiana per generare sospensioni estetiche tra l’artificio creativo e l’incanto dell’ambiente naturale. Ma anche, e soprattutto, per concepire cose esclusive in cui si depositano le idee11, gli affetti e i simboli ancestrali di un sapere da recuperare e da integrare nell’orizzonte mentale ed emotivo della contemporaneità.
Francesca Romei, Tiziana di Caro Gallery, Salerno
[1] R. Barthes, Le bruissement de la langue, Éditions du Seuil, Paris 1984.
[2] J. Baudrillard, Le Syséme des object, Éditions Gallimard, Paris 1968.
[3] D. Fabbri, La memoria della Regina. Pensiero, complessità, formazione, Guerini & Associati, Milano 1990.
[4] A. Detheridge, Scultori della speranza. L’arte nel contesto globalizzato, Einaudi, Torino 2012, p. XIV.
[5] H. Read, The Meaning of Art, Faber and Faber, London 1931, p. 31.
[6] E. Shils, Tradition, Faber and Faber, London 1981, p. 13
[7] La parafrasia è, in psicologia – e in particolare nell’ambito della nosografia semeiotica –, un disagio, un disturbo del linguaggio, un sisma di natura psicoverbale.
[8] F. Menna, La linea analitica dell’arte moderna. Le figure e le icone, Einaudi, Torino 1975.
[9] Per tale questione si veda la felice intuizione di G. Vico, De antiquissima italorum sapientia ex Linguae Latinae Originibus, Ex
Typographia Felicis Mofca, Neapoli CIƆIƆCCX. (Il testo è interamente scaricabile, in copia anastatica, a cura di R. Mazzolaopia,
all’indirizzo «ispf-lab.cnr.it»).
[10] A. C. Danto, Analytical Philosophy of History, Cambridge at the University Press, London 1965. Si veda, in particolare, il capitolo sei dedicato all’evidenza e al relativismo storico, pp. 123-153.
[11] R. Bodei, La vita delle cose, Laterza, Roma-Bari 2009.
A Very Special Project About Ceramic, Tiziana di Caro Gallery, Salerno, 19.12.2013 – 22.02.2014, info@tizianadicaro.it, Volver è il testo critico che accompagna la mostra
[nggallery id=17]