La presenza della barra di censura e i tre puntini di sospensione, ripetuti in ogni lavoro, sono usati per affermare e smentire nella stessa opera. Non per contraddire ma per dire. Raccontano lo stretto legame che esiste fra Rero, artista francese, per la prima volta esposto in Italia, e l’analisi del contesto sociale in cui vive, che emerge chiaramente nella mostra Supervised Independence presentata negli spazi di Wunderkammern.
Dopo aver lavorato come grafico a Londra, capisce che la meccanicità delle azioni svolte nel suo lavoro mal si adatta alle sue aspirazioni artistiche e decide di dedicarsi totalmente all’arte creando un suo specifico linguaggio che coniuga il suo nuovo io con la terminologia tecnica dell’informatica di cui rimane un convinto ma sofferto estimatore.
In uno dei libri della serie E-book per esempio, realizzata usando come supporto dei libri antichi, di autori italiani, l’applicazione della parola screenshot, crea un rapporto concettuale fra immagine e il libro stampato.
Il suo lavoro, attraverso l’utilizzo della parola e della sua auto-censura si propone di affermare di volta in volta una denuncia e una riflessione su temi controversi come l’ipocrisia religiosa, la perdita della memoria individuale e sociale, la discriminazione omosessuale e si presenta al «lettore» in simbiosi con il luogo, inteso sia come spazio espositivo ma anche luogo geografico, in questo caso Roma.
La profonda conoscenza della storia culturale e politica dell’Italia dai sui albori fino ad i nostri giorni è chiaramente evidente in ogni opera della mostra romana. Questa conoscenza si esplicita nel racconto della cancellazione dalla storia di Geta per volontà del fratello Caracalla e nei due documenti autentici del xix sec. I due certificati del 1898 e del 1899 del debito pubblico del Regno d’Italia lavorati e trasformati in opere d’arte, diventano così strumenti di denuncia molto potenti che invitano chi osserva a guardare al passato per risanare il presente italiano.
Nel mezzobusto di Geta, invece, testimonia con tre semplici parole clear, brother, history (evidente la sostituzione della parola browser), poste sopra l’opera, la sua damnatio memoriae attuata dal fratello Caracalla. In quest’opera Rero sottolinea l’importanza della presenza di ognuno di noi nella storia e la facilità con cui si può essere cancellati, nel passato per volontà degli imperatori, oggi cliccando semplicemente il tasto «delete».
L’artista si interroga allo stesso tempo sulla caducità della materia e sull’importanza della salvaguardia del patrimonio naturale e culturale tramandatoci dai tempi antichi e su ciò che noi effettivamente tramanderemo ai posteri.
La materia si fa in tal modo metafora, protagonista indiscussa dell’illusione dell’eternità dell’opera d’arte. Ciò che all’apparenza sembra un fossile in attesa di essere scoperto si rivela invece polistirene affermando così che il petrolio sostituirà gli elementi naturali come nostra eredità artistica, svalutando il concetto stesso di materia.
Altro tema portante è legato al concetto di privacy di cui oggi siamo privi. Nell’opera I panni sporchi si lavano in famiglia mette in piazza, in questo caso al centro della galleria, un rudimentale stendino di legno con degli asciugamani bianchi stesi. l’asciugamano, simbolo della privacy, è sottoposto alla pubblica vista, prende la parola e racconta e nega allo stesso tempo la nostra intimità, con l’alternarsi di frasi diverse fra loro, alle volte in italiano altre in inglese.
Rero con la cripticità dei suoi lavori spinge lo spettatore al ragionamento. La coscienza di chi guarda vibra nell’osservare le sue opere. La forza della censura autoimposta spinge ad interrogarsi sul vero significato delle intenzioni dell’artista stesso. Impossibile restare indifferenti di fronte a una tale ironia e capacità di mettere in discussione se stesso, l’idea, la materia e l’arte.
Supervised Independence. Rero, Wunderkammern, Roma, testo critico di Achille Bonito Oliva, fino al 25 gennaio 2014
Immagini
(1cover) Rero, Memoria Insufficiente, 2013, courtesy Wunderkammern; (2) Rero Supervised Independece, 2013, photo Jules Hidrot, courtesy Wunderkammern; (3)Rero, Inward,2013, courtesy Wunderkammern; (4) Rero, Geta, 2013 photo Pascal Pino, courtesy Wunderkammern; (5) Rero, Sousveillance, 2013, photo Pascal Pino, courtesy Wunderkammern.