As we step back into the physical and social world after an enforced period of separation,
how might we have changed?
Who, or what, do we choose to present to others?
Questo il presupposto da cui partono le ultime mostre e progetti della londinese Zabludowicz Collection, collezione d’arte privata fondata negli anni ’90 con l’intenzione di produrre una vibrant and sustainable ecology for art. Negli ultimi anni, questo avviene grazie all’apertura della collezione a residenze, commissioni, nuove acquisizioni con sguardo aperto alla transdisciplinaretà. Lavori in collezione comprendono, infatti, opere di fotografia, pittura, scultura, installazioni, disegni, opere time-based.
La mostra collettivaThe Stand-Ins: Figurative Painting from the Collection ragiona sulle trasformazioni del proprio Io con il riaffacciarsi alla realtà fisica a seguire questo lungo periodo di isolamento e lo fa attraverso pitture di 19 artisti della collezione che mettono a confronto anche diversi approcci e contaminazioni tra generazioni. Il corpo ne emerge decostruito, l’idea di una identità definita o dell’esistenza di un unico Io sabotata.
La riflessione si estende allo spazio digitale con le mostra di Robert Cervera e il progetto VR di Chiara Passa.
Robert Cervera, la cui indagine si muove tra scultura, video e musica, si avvicina alla materialità e ai processi utilizzati per contenere beni effimeri, come aria, acqua o dati. In una stanza buia illuminata unicamente dalla proiezione dei film e da piccoli ventilatori generano un’esperienza di attraversamento molto simile alla navigazione.
Nel film proiettato,To Vent (2021) gruppi di lumache cercano di attraversare i fori di un pannello di ventilazione, molto simile a quelli utilizzati nei primi computer per il codice informatico. Le lumache decidono in quale buco entrare. Similmente, un pannello costruito nello spazio espositivo oscura il film mostrandolo come attraverso lenti forate. Il pavimento dove i visitatori camminano per ruotare attorno alla scultura è costituito da un pannello simile, perforato. L’insieme dei tragitti di luce e dell’audio confondono i sensi e si fanno metafora esperienziale del rapporto osmotico tra reale e virtuale.
Lo spazio torna nel viaggio all’interno le nature morte del lavoro in VR di Chiara Passa, disegnate in modo tale da prender vita e muoversi attraverso la loro stessa funzionalità in sintonia con la Object Oriented Ontology. Si tratta di una delle ultime ricerche che dagli anni ’90 indagano pionieristicamente lo spazio e le sue trasformazioni e che ora confluiscono nell’ontologia degli oggetti. Teiere, vasi, barattoli di zucchero, e altri oggetti provenienti dalla casa della madre e fedelmente riprodotti fin nella resa della loro texture attraverso la tecnica della fotogrammetria, dominano il paesaggio, e possono essere afferrati per sorprendere in ciò che segue. Il paesaggio fisico scivola nella sfera liminale con tutti i suoi oggetti e in una contaminazione sempre più febbrile tra fisico e virtuale, proprio come nella scultura in ceramica AR ora inclusa nella mostra Im)Material Matter, a cura di Peggy Schoenegge, indagine sulle estensioni della scultura nello spazio virtuale.
Mostre che indagano la realtà attuale e le sue trasformazioni a tutto tondo, operazione possibile grazie all’apertura di sguardo di una collezione privata, ora tra le più riconosciute su scala internazionale.
Zabludowicz Collection, Londra, 07.10 – 19.12.2021:
The Stand-Ins: Figurative Painting from the Collection
immagini: (cover 1) Chiara Passa, Still Life, 2019 – ongoing (2) Jamian Juliano-Villani, «Constructive Living», 2019. Courtesy the artist, Zabludowicz Collection, MASSIMODECARLO, and JTT. Photo- Todd-White Art Photography (3) Robert Cervera, «To Vent», 2021. Digital photograph. Courtesy the artist (4) Chiara Passa, «Still Life», 2019 – ongoing. Interactive VR experience. Installation view 360- Virtual Reality Room at Zabludowicz Collection, London, 2021. Photo- Tim Bowditch.