Il lavoro di Ciro Vitale (Scafati,1975) è una finestra sulla storia e allo stesso tempo uno specchio in cui riflettersi. «Cavalli 8 uomini 40» è l’ iscrizione che appare su un vagone che veniva utilizzato per la deportazione degli ebrei e che ha ispirato il titolo della mostra. La vettura, insieme a un carro armato M4 Sherman e a una Jeep Willys è posizionata nello spazio antistante il Museo dello Sbarco e Salerno Capitale ed è parte della collezione che accoglie la personale dell’artista nata dalla collaborazione tra la Fondazione Filiberto Menna – Centro Studi d’Arte Contemporanea e il museo, a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani.
Il lavoro di Vitale si inserisce nel percorso di visita della raccolta partendo dall’ingresso, «accogliendo» il visitatore in quella scatola mortale, claustrofobica, in cui uomini e animali venivano trasportati verso un comune destino. L’uso del video, linguaggio prediletto e frequente nelle opere dell’autore, getta un ponte tra il passato ed il presente; la proiezione squarcia una parete della carrozza mostrando una distesa infinita d’acqua, un mare calmo ed inquietante che comunica la tensione dell’attesa e la speranza di un approdo. Il suono in sottofondo è quello di un treno in movimento che simula le onde del mare, un rumore che in uno spazio atemporale accomuna gli ebrei spediti nei campi di concentramento e i migranti che attraversano il mare, entrambi diretti verso una consapevole fine.
Nello spazio interno, su una parete divisoria del salone, sono disposti tre dittici di immagini digitali: si tratta di un prospetto delle alterazioni politco-economiche della società contemporanea che ci inducono a riflettere sul crescente dispendio di energie che caratterizza il nostro presente, una realtà bulimica, avida di potere e di controllo, costruita sulla prevaricazione e sull’orrore.
Di fronte un grande cannocchiale bianco diventa una fessura da cui osservare il passato. Un dispositivo che induce il pubblico all’atto inconsapevole di strizzare un occhio al presente ma che allo stesso tempo lo obbliga a guardare con l’altro alle immagini che raccontano il preludio della condizione contingente. Il monocolo è puntato sulla cartografia che mostra le contraddizioni del mondo moderno rivelando parallelamente le imprese del colonialismo: al suo interno infatti, come un ipertesto, scorrono cinque brevi filmati. Le immagini documentarie costituiscono i capitoli di un libro virtuale in cui si osservano e si ripercorrono i fatti che hanno determinato quelle stesse differenze, per consentire a chi guarda di ritrovare una coscienza critica dimenticata.
Un polittico, dunque, tenuto insieme dalle cerniere della memoria, realizzato con i materiali preziosi della ricerca e della pratica artistica che smentisce le aspettative della società moderna e scompone la contemporaneità attraverso le metafore della storia percorsa a cui sembra sovrapporsi quella attuale seguendo lo stesso ductus, riscrivendosi sempre allo stesso modo.
Immagini (cover 1) Ciro Vitale, Abisso (esterno), progetto site specific Polittico delle Attese, Museo dello Sbarco Salerno, novembre 2015 (2) Ciro Vitale, Abisso (interno), progetto site specific Polittico delle Attese, Museo dello Sbarco Salerno, novembre 2015 (3) Ciro Vitale, Geografie dell’opulenza, Museo dello Sbarco Salerno, novembre 2015 (4) Ciro Vitale, Epilogo, Museo dello Sbarco Salerno, novembre 2015.