Prosegue oggi la conversazione dell’artista e scienziato Luigi Pagliarini con Giorgio Cipolletta. Dal progetto #restaCorale, e dal suo Manifesto per un’ Arte Corale, lo sguardo si allarga su una riflessione proiettata verso il possibile futuro dell’arte, della vita, e dell’intelligenza umana.
Giorgio Cipolletta: L’ Arte Corale di cui parli, potrebbe essere una nuova definizione dello stato delle arti o di un’esperienza estetica?
Luigi Pagliarini: Lo spero tanto, ma è difficile ed è presto per dirlo. Vedi, Giorgio, qualsiasi cosa sentenziassi mi contraddirebbe immediatamente. Chi crede nel profondo della sua coscienza nelle idee di ecosistema e collettività non può concedersi (più) tal lusso. Bensì dona un suo contributo e quel contributo si evolverà, avrà o meno valore, a seconda del contributo degli altri, dei suoi contemporanei, dei suoi conviventi. Il risultato di questa sinergia può essere una splendida evoluzione nel mondo incantato della Filosofia delle Idee o una altrettanto meravigliosa estinzione cognitiva dello stesso. L’Arte Corale nasce proprio con quest’obiettivo.
Come si è sviluppato il progetto e quanto è stato faticoso accordare tutte le proposte ricevute?
È sempre una terribile fatica il tentare di evolversi. Lo è perché passa per la cancellazione di principi estetici, cognitivi e il più delle volte mnestici, affettivi ed emotivi. Lo è perché tutto ciò è un banco di prova sia interpersonale che intrapersonale. Ma in questa occasione lo è stato anche di più per via del fatto che ho dovuto comunicare ai miei allievi l’esatto contrario di ciò che ho predicato per decenni, ovvero che l’essere artistici è caratterizzato dalla manifestazione di una assoluta libertà. Viceversa questa volta mi son dovuto contraddire ed ho dovuto pronunciare il fatidico «puoi entro dei determinati limiti». Per fortuna mi hanno capito! E probabilmente mi hanno capito per via del fatto che prima di quelli artistici erano sopraggiunti quelli fisici del lockdown, appunto. Quel confinamento che ha risvegliato in tutti noi una coscienza ecosistemica e appunto corale che, per carità, ci è sempre appartenuta ma diciamolo chiaramente: in maniera superficiale! Più un pensiero, più un ideale, più una utopia che un comportamento o un fatto.
Questo momento nuovo che cosa produrrà dal tuo punto di vista?
Non lo so. Lo ho già detto e lo ripeto ora, nuovamente, con più forza se è mai possibile. Ciò che c’è di più bello nell’intelligenza biologica e che la caratterizza e la distingue da qualsivoglia fenomeno artificiale è la capacità di esprimere, vivere e convivere con il dubbio e l’incertezza. Quello che nessun algoritmo potrà mai fare a lungo, non più a lungo di tanto. Quindi la mia prima risposta è sbagliata, in realtà: Non è che non lo so, è che non lo voglio proprio sapere! Difatti la forma di arte che sto proponendo non è un pensiero vero e proprio ma una azione o, meglio, una forma di reazione. Null’altro.
Questa reazione che forma prende? Come si muove, è una performance?
Per ora intravvedo la potenza dei singoli gesti e delle molteplici creatività attivarsi sotto i miei occhi. I miei allievi, 150 all’incirca, hanno colto fin in fondo il senso della cosa e mi hanno inviato per ogni singolo progetto più di una potenziale soluzione. Li ho visti, com’è che fanno i passeggeri che entrano in una vettura pubblica, cercare di disporsi in maniera ordinata, in un ordine che lasci respiro alla propria identità e rispetti, al contempo, il sociale in cui si trovavano a muoversi. E, sì, forse tutto ciò è esattamente una performance, che performance esattamente non è, ma che conserva le caratteristiche tipiche dell’orchestra, della danza, del teatro in uno spazio che però è un non spazio, se non quello della creatività della forma e del gesto.
Come si comporrà questa umanità ecosistemica?
Spero che prima di comportarsi, quest’umanità decida realmente e profondamente di essere sia umana che ecosistemica. Che rinunci ai piccoli e grandi egoismi, narcisismi e ai tanti potenziali capricci tipici delle anime incerte, spaventate e terribilmente insicure. Spero che emerga una forma di allocentrismo talmente importante da cancellare in breve tempo il più profondo dei mali che ci circonda: l’antropocentrismo culturale.
Come vediamo emergere questa forma di allocentrismo?
Credo che il progetto per un’Arte Corale, in sé, già fornisca diverse indicazioni e forse, addirittura, nasce proprio da questa esigenza descrittiva. Penso che il primo passo è proprio quello di evitare di fare troppe previsioni e di dare troppo spazio alle aspettative e, viceversa, lasciare che i sistemi si configurino da soli. Forse una buona strategia è, quindi, quella di partire da una o più regole iniziali, quasi pretestuose, e rassegnarsi in un qualche modo al fatto che dinamiche e senso dell’essere emerga autonomamente, evitando di forzare la mano. Troppo a lungo egocentrismi e antropocentrismi hanno deviato il corso delle cose. Lo capisco ed è naturale, le onde energetiche provenienti dall’universo hanno sempre fatto paura facendo leva su tutte le nevrosi, ansie, paure e fobie umane, ma per cavalcarle è necessario vincerle, vincerle tutte. In sostanza, è necessario evitare di configurare o preconfigurare il futuro e viverlo senza pregiudizi, dinamicamente.
È soltanto un punto di partenza ma è molto chiaro.
Allora questa coscienza ecosistemica potrebbe essere allora la fiamma di questa arte corale? Una nuova visione del mondo?
Spero che sia, più che una fiamma, una tra le scintille che la generi. Ho rinunciato da tempo ai concetti di «Deus ex machina», di «uomo-chiave» e persino di «evento-chiave». Per carità, non che non ci siano eccellenze tra gli esseri umani, com’è che non mancano eventi scatenanti, ma qualsiasi intelligenza, così come qualsivoglia scintilla non sono in grado di generare quella fiamma di cui parli in assenza di un materiale organico già pronto a generarla. Allocentrismo è consapevolezza di ciò.
Luigi Pagliarini accoglie e raccoglie il tempo, ne annienta il suo significato relativo, per poi costruirne al suo interno un percorso biografico composto di incontri e dialoghi con amici (quelli di ieri e di oggi e quelli persi fisicamente [1]), di pensieri e di progetti, tutti a tessere l’essenza trascendentale della scoperta, dove il tempo, appunto, agita le sue carte, impastandole con gli ingredienti preziosi delle vite trascorse, sospese e sempre in tensione.
E si scopre con meraviglia che questo mosaico vivente funziona davvero, e nel suo vagare fluttuante, pulsante si anima, fino alla fine e ancora oltre. Se ne sente l’armonia ritmata polifonica, un respiro infinito che diviene quasi rito sciamanico, che prosegue anche quando il puzzle si chiude, aprendo ad altri immaginari che transitano fino a trascendere, nel coro delle vite. Un mosaico corale che appartiene e trattiene l’eccezionalità del tempo e oltre, perché come racconta lo stesso Pagliarini, ideatore e curatore di questa infinita opera corale «è essa stessa tempo, un tempo che si avvolge in sé stesso e poi si dilata, per rimescolare tutti i tempi possibili dentro ad unico impercettibile istante [2]». Pagliarini ha saputo con sensibilità prendersi cura non solo dell’altro che si è fatto coro polifonico, ma persino del tempo stesso e delle sue infinite melodie.
[1] Andrea Gabriele, musicista e compositore.
[2] Conversazioni personali con l’autore.
Giorgio Cipoletta
*Giorgio Cipolletta è un artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ha conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente è professore a contratto per il Laboratorio di Arte Visuale e della tecnologia presso Unimc. La sua prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale l’autore ha ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Collabora con diverse riviste nazionali e internazionali.
Luigi Pagliarini, neuropsicologo per formazione, è un artista impegnato dai primi anni ‘90 nella software art e robotica d’arte. È Professore di Teoria della Percezione e Psicologia della Forma, Semiologia del Corpo, Psicologia dei consumi culturali e di massa presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e Consultant Professor presso il Playware della Danish Technical University dove si occupa di Robots and Dynamic Agents Interfaces Design. In passato, ha collaborato a diversi progetti con realtà quali LEGO Group, la SONY e la Real World Records. È stato fondatore e direttore del Pescara Electronic Artists Meeting; direttore artistico di Ecoteca; curatore della sezione di Robo[art] del Robotsatplay Festival in Danimarca; inventore e fondatore di RoboCup Junior, oggi adottata come strumento didattico in tutte le scuole del mondo, e ha pubblicato su libri, riviste, webzines, su atti di congressi e conferenze internazionali. In questo momento è membro del comitato editoriale del Journal of Artificial Life and Robotics, del comitato editoriale della Rivista di Psicologia dell’Arte, membro del Comitato Scientifico della Conferenza Internazionale Psychology-Based Technologies e membro direttivo di APEXperience. Ha esposto i suoi lavori in diversi musei nazionali e internazionali e alcuni delle sue ideazioni son state riportate su organismi di stampa intercontinentali.
#restaCorale (#stayChoral)
Authors: Luigi Pagliarini Ferrara, Andrea Gabriele, Fabio Perletta, Emmanuel Nervegna, Ado Brandimarte, Alessia Galassi, Allegra Donati, Anthony Bufali, Antonella Lombardi, Chan Yang, Fabio Casaccia, Francesco Moriconi, Gaia Cecere, Giorgia D. Mascitti, Yan Huang, Iacopo Pinelli, Leonardo Gironacci, LiSa Ciccalè, LunaHoei Cini, Maria Letizia Paiato, Michela Oddis, Milica Jankovic, Noemi Nema Agosti, Viviana Tavani, Andrea Barbara Romita, Alessandro Tombari, Alice Giangolini, Anita Gashi, Giacomo Vitturini, Grazia Scirocco, Jiang Yiqi, Lisa Pesaresi, Lorenzo Tombari, Monica Timperi, Pietro Sabbatini, Raffaella Pierdo, Simona Giustizieri, Agnese Paolucci, Alberto Catenacci, Alberto Mircoli, Aleksandra Ranxha, Alessia Albanesi, Andrelly Rodrigues, Angelica Pini, Annarita Talacchia, Asya Fiorini, Benedetta Corvatta, Bizyte Skaiste, Cameli Ilaria, Caterina Braca, Caterina Ficcadenti, Caterina Pellegrini, Cava Rebecca, Claudio_Baglioni, Elisa Maurizi, Elisa Paolini, Fabiola Tacchi, Fatmira Visha, Favia Carolina Claudia, Federica Di Odoardo, Federica Di Rocco, Federica Emili, Federico Foresi, Federico Pallotta, Filippo Traini, Francesca Croce, Francesca Ottaviani, Francesco Bellomo, Gabriela Di Biase, Gaia Macrì, Giacomo Cappella, Giada Farabolini, Giada Pantoli, Giordano Capriotti, Giorgia Ricci, Giorgia Speziale, Giovanni Aiardo Esposito, Crocetti Giulia, Grazia Scirocco, Greta Borgognoni, Greta Lamelza, Hristina Ganeva, Ilaria Formica, Irene Longo, Jennifer Pelucchini, Caterina Jesi, Jehoshua Pigliapoco, Leonardo Forconi, Linda Lovreglio, Lorenzo Siciliano, Lucia Giacomucci, Lucia Zampaloni, Lucrezia Marcellitti, Lucrezia Ruggeri, Maria Francesca Biasella, Margherita Marcelletti, Maria Luce Bittoni, Mariia Basic, Marina Di Sante, Marta Daverio, Martina Crisostomi, Matilde Tappatà, Matteo Stizza, Melissa Stizza, Michela Deluca, Michele Barone, Nadia Carboni, Natalia Piccinini, Nicola De Maio, Noemi Amatucci, Paola Belviso, Elisa Paolini, Putrika Rossetti, Rebecca Di Fabio, Rebecca Rossi, Riccardo Mosconi, Sara Salandra, Sara Siniscalchi, Serena Maccarone, Sofia Verdolini, Sophia Ruggeri, Stefano Giampieri, Stefano Tomassetti.
Ringraziamenti
L’autore desidera ringraziare in modo particolare Rossella Ghezzi, Matteo Catani, Maria Letizia Paiato, Paolo Pagliarini, Federica Pesce, Marita Cosma, Joy Fiaba Gabriele per il grande supporto dato alla realizzazione di questo progetto e, più in generale, tutti coloro che hanno creduto costantemente nella sua valenza artistica, incoraggiandolo continuamente.
immagini: (1) Luigi Pagliarini,« #restaSicuro», prove preliminari di video composizione», 2020 (2) Luigi Pagliarini, Making of «Universi Relazionali Paralleli», 2014 (3) Luigi Pagliarini. «Universi Relazionali Paralleli», 2014 (4) Luigi Pagliarini, «Codice Pagliarini», Tecnica Mista, 2013