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Home News Focus

La componente politica del rumore nelle pratiche artistiche dell’ultimo secolo

Pt I: Inquinamento acustico

Elena Giulia Abbiatici by Elena Giulia Abbiatici
15/10/2021
in Focus
La componente politica del rumore nelle pratiche artistiche dell’ultimo secolo

Un mondo immaginario pieno di rifiuti sonori, in cui una nuova tecnologia – promossa aggressivamente da una potente corporazione – ha soppiantato la musica acustica con la cosiddetta “musica ultrasonica”, atmosfericamente carica e inaudibile. Sullo sfondo dell’incontro fra un ragazzo muto e una cantante lirica, il cui canto è diventato obsoleto, J.G. Ballard affida ad uno spazzasuoni il compito di ripulire l’ambiente sonoro. The Sound Sweep (lo spazzasuoni) traccia una grande metafora del processo di destabilizzazione del soggetto a livello emotivo e socioidentitario causato dal cambio di habitat acustico. Scritto nel 1981 The Sound Sweep prefigura la trasformazione che le nuove tecnologie avrebbero comportato nel processo di comunicazione del mondo e nella conseguente concentrazione di rumori urbani, fisici e metaforici.

Sul finire del XIX secolo, il rumore delle macchine permise alla musica di rinnovarsi.

Non a caso la fascinazione futurista per i rumori incarna il rifiuto dei suoni borghesi dell’800 e il passatismo musicale e culturale. La musica futurista è costituita da scoppi, rombi di tuono, esplosioni, fischi, sibili e sbuffi, bisbigli, strilli, versi animali e grida umane. Luigi Russolo, compositore e pittore futurista, firmatario del manifesto L’arte dei rumori, mette a punto nel 1913 un intonarumori, uno strumento generatore di suoni acustici che a livello meccanico controlla la dinamica, il volume, la frequenza di diversi tipi di suono. All’intonarumori seguirà nel 1922 il “rumorarmonio”, il mezzo necessario ad amplificare gli effetti musicali creati dall’intonarumori. Russolo e il suo collaboratore e amico Piatti riescono a realizzare circa 30 strumenti fra cui rombatori, crepitatori, stropicciatori, scoppiatori, gorgogliatori, sibillatori, ronzatori… : “La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesimo secolo, con l’invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore domina sovrano sulla sensibilità degli uomini”[1].

Per i futuristi, quindi, il rumore sarebbe stata la colonna sonora del futuro, gli strumenti di Russolo vennero introdotti negli spettacoli musicali dei coevi Pratella, Malipiero, Casella e la musica concreta degli anni Sessanta – da J. Cage a P.Schaeffer a K.Stockhausen a L. Berio … – deve molto ai “rumori trovati” degli spettacoli radiofonici di Marinetti e alla sperimentazione futurista. Ciò che veniva salutato come l’avvento della nuova musica a inizio secolo, meno di cent’anni dopo avrebbe iniziato a dominare i contesti cittadini e a sconfinare nelle normative sull’inquinamento acustico. E’ nel 1995 che viene redatta la L.447/1995, prima legge quadro sull’inquinamento acustico. La legge definisce i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo e definisce le competenze che Stato, Regioni, Province e Comuni hanno nel definire i limiti di emissione, approvare e monitorare la disposizione di nuove opere nel rispetto dei limiti d’impatto acustico[2].

Nel 1996, per la prima volta, il Libro Verde della Commissione Europea sulla futura politica di controllo del rumore tratta l’inquinamento acustico dal punto di vista della protezione ambientale. I rumori nei quali siamo immersi quotidianamente nei centri urbani non passano inosservati dal nostro sistema uditivo, neurologico e cardiovascolare. Alcune forme di danno all’udito indotte dal rumore includono: acufeni (ronzii o fischi nell’orecchio), ipoacusie (riduzione dell’udito), paracusie (false sensazioni acustiche) o distorsioni uditive. Uno studio condotto nel 2018 in Canada ha osservato addirittura un aumento rischio di infarto del miocardio sotto l’esposizione al rumore ambientale a lungo termine[3]. Nel caso dell’udito dei bambini, l’esposizione al rumore per otto ore al giorno potrebbe persino causare cambiamenti uditivi permanenti, tra cui l’incapacità di sentire certe frequenze. Nella maggior parte delle aule scolastiche, non adeguatamente architettate con pannelli fonoassorbenti, il rumore interferisce sulla capacità di concentrazione e apprendimento, di memoria e sull’aumento di disturbi dell’apprendimento[4].

La questione è entrata in modo determinante nelle ricerche di alcuni artisti la cui pratica è attraversata dallo studio della componente politica del suono, dei rumori e del linguaggio considerato in veste di significante

Lawrence Abu Hamdan, Turner Prize 2019, artista il cui lavoro esamina i sotto-testi politici del suono, nel 2012 ha concepito The all hearing (tutto l’udibile), opera presentata e ispirata al Cairo, terza città più rumorosa al mondo, dopo Guangzhou, China (1° posizione) e Delhi, India (2° posizione). In un’operazione mcluhiana, è riuscito a convincere due sceicchi a sviluppare un sermone sull’inquinamento acustico del Cairo, che si sostituisse al sermone quotidiano del mullah, tradizione religiosa che costituisce una fonte ingente di rumore cittadino. L’argomento del sermone che Lawrence Abu Hamdam è riuscito a concludere con i due sceicchi imperniava proprio sulla questione del rumore come pratica religiosa implicitamente censoria, che copre e sovrasta tutte le informazioni che il governo non vuole che siano conosciute.

Esposto successivamente al Van AbbeMuseum di Eindhoven nel luglio 2014, dove con l’occasione ha presentato l’intero Tape Echo project, co-commissionato da Beirut in Cairo. In Tape Echo Abu Hamdan è intervenuto sulla densità acustica del Cairo riproponendo le vecchie cassette a nastro sulle quale erano archiviati i sermoni. Per l’occasione ha sovrainciso il contenuto originale, con giurisdizioni emesse da vari altoparlanti cittadini. Il nastro magnetico è concepito come una tela bianca su cui vengono fissati strati di colore, a celare lo strato al di sotto, ma non a rimuoverlo. Per aggiungere una decodifica visiva dei molteplici livelli della costituzione sonora urbana, presso il museo ha esposto una serie di scansioni ottiche della superficie della cassetta.

L’inquinamento acustico è di fatto cifra di un territorio e patrimonio culturale dello stesso. Città come il Cairo o Delhi, sembrano essere permeate da un’abitudine alla proliferazione di rumori in strati sovrapposti che privano il cittadino della possibilità di comunicare con modalità meno invasive nella relazione quotidiana. Il compositore malese Ng Chor Guan dal 2000 per quindici anni ha registrato il suono di Kuala Lumpur, dei suoi tram, dei suoi venditori ambulati (i cosidetti pheriwalla), immaginando il cambiamento progressivo che il suono della città avrebbe subito a causa della riqualificazione urbana e dell’e-commerce, trasformazione economica notevolmente impattante sulla diminuzione di mercati urbani e spostamenti. Oggi il pluripremiato compositore porta le sue performance al pubblico di tutta l’Asia e l’Europa.

Abinadi Meza, sound artist americano, nel 2014 in Air Condition (presentato presso il Blaffer Art Museum, Houston) assume il ruolo dell’incursore radiofonico interferendo sulle onde radio con registrazioni in precedenza raccolte in città. Le trasmissioni radiofoniche vengono così interrotte con tracce correlate alla matrice sonora delle transazioni commerciali, dell’inquinamento atmosferico, del traffico stradale e aereo etc. L’intento dell’artista era inserirsi nel cosiddetto terrorismo propagante dell’aria, attraversata com’è da pericoli chimici e fisici, elettromagnetici.

Air condition viene presentato con una traccia audio che scorre sull’immagine di un cielo ripreso dal basso, invitando a riflette, attraverso le incursioni radiofoniche, sulla materia politica dell’aria e il conseguente equilibrio ecologico della stratosfera. Si deve a Peter Sloterdijk in Terror from the Air ( 2002) la lungimiranza di aver compreso come il XX secolo, a partire dalle prime armi chimiche utilizzate nella prima guerra mondiale, abbia sostituito la paura del nemico intimata sul nostro corpo ad un terrore diffuso che prende di mira l’ambiente e l’aria che ogni secondo respiriamo, alimentando una dichiarata incertezza atmo-politica. Per Abinadi Meza il suono è un mezzo interessante per affrontare la dimensione politica dell’atmosfera.

Machine Auguries, installazione multi-canale di Alexandra Daisy Ginsberg, artista britannico-sudamericana, affronta il problema dell’inquinamento acustico (e luminoso) sulla comunicazione fra volatili. Uno studio condotto dalla Pacific University, Oregon ha dimostrato che la sopravvivenza dei volatili è compromessa dal rumore del traffico stradale e aereo perché diminuisce la loro capacità di foraggiarsi il cibo[5].

Gli uccelli che vivono in città hanno inoltre dovuto modificare i loro canti a frequenze più alte in accordo col rumore di fondo: si parla di effetto Lombard. Se il rumore interferisce con la capacità di sentire i canti di corteggiamento, l’illuminazione ha cambiato gli orari del canto mattutino. L’artista ha istruito un algoritmo a riprodurre il canto mattutino degli uccelli, come a colmare e controbilanciare una futura estinzione. Precisamente, le registrazioni in solitaria di colibrì, cinciallegre, codirossi, pettirossi, tordi e interi cori all’alba sono state utilizzate per addestrare due reti neurali, messe in competizione tra loro per cantare (una Generative Adversarial Network, o GAN). I richiami sonori degli uccelli sono stati poi distribuiti dall’installazione sonora, in un’ideale restituzione della funzione degli auguri dell’antica Roma, indovini in grado di prevedere il (canto degli uccelli del) futuro. Machine Auguries è stato presentato nella cappella delle Embankment Galleries della Somerset House nel 2019 e commissionato da Somerset House e A/D/O di MINI e prodotto con il sostegno di The Adonyeva Foundation.

… continua…

[1] Russolo Luigi, L’arte dei rumori, in Maffina, G. F, Luigi Russolo e l’arte dei rumori, Torino, ed. Martano, 1978, p. 129.

[2] Legge 26 ottobre 1995, n. 447 Legge quadro sull’inquinamento acustico https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/1995_0447.htm

[3] Ising H, Kruppa B. Health effects caused by noise : Evidence in the literature from the past 25 years. Noise Health 2004; vol.6, pp.5-13.  https://www.noiseandhealth.org/printarticle.asp?issn=1463-1741;year=2004;volume=6;issue=22;spage=5;epage=13;aulast=ising 1/6

[4] National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine. 2014. Assessing Aircraft Noise Conditions Affecting Student Learning, Volume 1: Final Report. Washington, DC: The National Academies Press.https://doi.org/10.17226/22433.

[5] Joe Lang, “Songbirds Sound the Alarm About Traffic Noise”, Pacific University Oregon, 23 November 2016. https://www.pacificu.edu/about/media/songbirds-sound-alarm-about-traffic-noise

Nemeth E, Pieretti N,Zollinger SA, Geberzahn N, Partecke J, MirandaAC, Brumm H. “Bird song andanthropogenic noise: vocal constraints mayexplain why birds sing higher-frequency songsin cities” in The Royal Society Publishing, Volume 280 Issue 1754, 7 march 2013 DOI: http://dx.doi.org/10.1098/rspb.2012.2798.

immagini: (cover 1)  Abinadi Meza, «Air, Condition», 2014,  installazione video-sonora site- specific, 2014, still

La componente politica del rumore nelle pratiche artistiche dell’ultimo secolo è  parte di «Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo» di Elena Giulia Abbiatici. Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Articoli precedenti:
E.G. Abbiatici, L’olfatto come senso trascendente. Il ruolo del naso nella società del corpo eterno, Arshake, 02.08.2021
E.G.Abbiatici, Per una bio-politica degli odori. Pt II, 22.07.2021
E.G.Abbiatici, Per una bio-politica degli odori. Pt I, 20.07.2021
E.G. Abbiatici, Sotto al naso, Arshake, 03.03.3021
E.g. Abbiatici, Nasi (artificiali) eccellenti, Arshake, 04.05.2021

Partner di progetto: Arshake, FIM, Filosofia in Movimento-Roma, Walkin studios-Bangalore, Re: Humanism, Unità di ricerca Tecnoculture – Università Orientale di Napoli, GAD Giudecca Art District-Venezia, Arebyte (Londra), Sciami (Roma).Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

 

Tags: arsarshakeelena giulia abbiaticiessayItalian Councilresearchsoundscapetechnoculturetecnoculture
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