Brian Eno, figura poliedrica che non ha bisogno di presentazioni e ormai nei cuori di più generazioni, lo scorso anno aveva incantano la numerosa ed eterogenea platea del Sónar Festival a Barcellona con il suo discorso inaugurale Why We Play (che Arshake ha seguito con la riflessione di Diana Di Nuzzo). Il doppio gioco della parola inglese ‘play’, associata ai verbi: ‘giocare’, ‘suonare’ e ‘recitare’, aveva trascinato il pubblico nel suo sguardo caleidoscopico, per l’arte, la musica e la vita.
Quest’anno, Brian Eno è protagonista nei giorni del Sónar con la sua serie di sculture sonore che conquistano forme e colori sempre cangianti, complici il gioco di luci e ombre le vibrazioni del suono e lo spazio. I lavori, in mostra presso il Max Cahner Hall di Santa Monica Arts, presentano una serie di ultime produzioni, alcune realizzate ad hoc. Tra le opere presenti, orchestrate su tre piani, anche l’ipnotica installazione audio-visiva 77 million paintings che aveva ‘illuminato Madrid nel 2013. Oltre alla mostra, dove raccogliersi ed immergersi in una dimensione magica di ispirazione e creatività, il suo ultimo album «Reflection» coglierà di sorpresa chi arriva in città, all’aeroporto.
«Come i bambini imparano giocando – ricordava Diana Di Nuzzo del suo monologo dello scorso anno – allo stesso modo gli adulti imparano tramite l’arte. Ragion per cui fare arte, parlare d’arte, in qualsiasi forma o rispetto, costituisce un lavoro tutt’ora importante, il cui valore deve essere quantificato non solo in termini economici, ma su più ampia scala». Con questo in mente, ci lasciamo avvolgere da un’arte da vivere ed esplorare con tutti i sensi e nel flusso della sua energia vibrante. Una creatività pervasiva che contagia tutta la città, anticamera di un week end esplosivo.
Rientrando negli spazi del Sónar, inaugura oggi l’esperienza immersiva phosphere (sphere of light) di Daito Manabe, progetto ospitato da SonaPlanta, anche questo tra i più attesi del Festival. Un’architettura robotica ibrida monumentale con un sistema sincronizzato di specchi, una macchina per il fumo, luci e video proiettori combinati per costruire uno spazio con tre elementi dimensionali che cambiano sulla base della posizione del pubblico.
Questi, alcuni tra i numerosi eventi di un Festival in espansione con più di 300 attività, 5 mostre in diverse sedi della città e 200 eventi del Sonar + D, tra conferenze workshops, presentazioni di progetti artistici e tecnologici. Presto su Arshake alcune riflessioni sul Festival. Intanto potete curiosare la fitta programmazione sul sito Sónar Festival e di Sónar + D e seguirci sui social per alcuni commenti live.
Brian Eno. Lightforms / Soundforms, a cura di Lluís Nacenta, Arts Santa Mònica
nell’ambito del Sónar Festival, Barcellona, 14 -18.06.2017
Daito Manabe, phosphere, installazione prodotta e presentata da SonarPlanta
in una iniziativa congiunta del Sónar e di Fundació Sorigué
Sónar Festival e Sónar + D, 14-15-16-17 giugno
immagini (cover – 1-3): Brian Eno. Lightforms / Soundforms, photo Cristian Rizzuti (4-5) «Phosphere», Rhizomatiks studio, ambiente immersivo creato per SonarPLANTA