Figlia di marinaio, per me navigare è ricercare l’equilibrio su un piano instabile, sul mare del nostro vivere, spesso irto, solcato da onde. È un andare poco prevedibile e duro, per gli accadimenti, inevitabili, che si profilano, ostili, inattesi o più fortunati e felici. Navigare, un verbo dolce e le navi, culle, capaci di accoglienza, dentro cui sdraiarsi con fiducia e procedere pur stando fermi. Mani schiuse a contenerti e a consegnarti in porti-rifugio. Il termine navigare può risvegliare nei cuori sentimenti di fuga, di ricerca di uno straniamento, di un cercarsi e un ritrovarsi, fino al grande coraggio di intraprendere un cammino difficile. Penso a chi si avvia a traversare stretti in condizioni disumane. È la ricerca accanita di speranza, per taluni, per coloro che varcano questi bracci di mare alla ricerca di un altro futuro, ammassati su barche instabili. Vedo chi invece si imbarca su fiumi, serpenti grigi che si srotolano pigri, possenti, talvolta più simili a mari prepotenti, alla cui corrente ci si abbandona con timore. Per i più fortunati è un dolce navigare. Sono stata, fin da piccola, abituata alle tolde, a periodi, seppur limitati, senza nient’altro da fare che scorticare un pensiero, un sogno, una speranza. Tempo da srotolare, in navigazione, da riempire col nulla.
Credo che imparare a navigare sia una immensa fortuna. Navigare e l’evolvere del tempo sono due concetti legati tra loro, per la necessità di imparare ad affrontare anche i tempi morti. E il tempo è sempre da considerare un regalo. La barca, un tempio, una realtà che toglie da tutto, un tempo nostro, a prua con i piedi per aria e la barca che fila. E ‘ripensare’ o non pensare per nulla. Navigare è riflessione. È imparare ad avere pazienza, provare a stare dentro la nostra vita per capire quale sia, dopotutto, il posto di ciascuno di noi su questa terra. Quali le nostre voglie, le nostre possibilità e quali i nostri talenti. La nostra condizione. Quando si naviga si è anche prigionieri, come e quanto lo siamo nelle nostre vite. Imprigionati. Eppure ci muoviamo, evolviamo, andiamo verso qualcosa, procediamo. Piccoli vascelli, consapevoli o meno, ma dipendenti dalle intemperie che incontriamo, navigando. Navigare e l’andare per mare, è vita, morte, e un vero, autentico, sperare, volere. E con grande umiltà, misurandoci con questo piano instabile, perché, come recita l’adagio, quando il mare è calmo assai siamo tutti marinai.
Ginevra Lilli è una poetessa e scrittrice che vive e lavora a Roma. La sua prima raccolta di poesie, Diario Ordinario, è stata pubblicata da Marco Saya Edizioni (Milano 2014). Questo scritto è il contributo di Ginevra Lilli per lo special project # 6, Navigare, che il collettivo Studio ++ ha realizzato per il banner di Arshake. Per Navigare sono intervenuti professionisti di diverse discipline: il critico d’arte Antonello Tolve (che ha presentato e introdotto il progetto) e il climatologo Carlo Buontempo.
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(all) Studio + +, Navigare, snap shot from the web installation, now on Arshake’s banner.