Ogni anno un gruppo di professionisti provenienti da discipline diverse, ingegneri, tecnici, matematici, scienziati, artisti, curatori, si incontrano a Tornto in occasione del «Subtle Festival» e nel nome dell’incontro tra arte e scienza. Anche quest’anno il festival ha presentato performance, rassegne video, talk, panel discussions, networking e molto altro. «Sublte Technologies – sostiene Sara Diamond, Presidente dell’Ontario College of Art & Design – introduce un cambio di paradigma nelle pratiche collaborative tra arte e scienza che rivelano modelli salienti di nuovi mondi che prendono forma nel fare. (Subtle Technologies provides entry into the paradigm shifting practice of art and science collaboration — revealing prescient and salient models of new worlds in the making. Sara Diamond, President Ontario College of Art & Design).
Il festival è finito, ma la mostra realizzata in sua concomitanza, curata da Nina Czegledy, continua ad essere visibile fino alla fine di Maggio. Le opere presentate affrontano tematiche relative all’intervento urbano come «arte pubblica partecipativa». In questo caso particolare attenzione è dedicata alle realtà di Toronto e del Sud Africa. Così sono invitati artisti che esplorano la continua riconfigurazione urbana e dell’informazione (Marcus Neustetter e Stephen Hobbs, visiting artists da Johannesburg), che rendono percepibili gli spazi liminali materializzati attraverso esperienze sonore (Donna Legault) che esplorano le idee che si sono distinte per aver dato forma al paesaggio matematico (Ron Wild e Joseph Geraci) che fanno presenti preconcetti e dogmi sull’origine delle cose per poter acquisire consapevolezza e apprezzare i cambiamenti della modernità (Willy Le Maitre). Non è mancato anche un lavoro in real time, installazione luminosa che ha animato la facciata del Ryerson Image Centre per il mese di Febbraio-Marzo, combinazione tra architettura e informazione di Patricio Davila e Dave Colangelo. Un’onda blu compariva sulla facciata ogni volta che sui twitter appariva l’hashtag «homeless / senza tetto».
Dal primo lascito culturale del movimento «situazionista» – così conclude Nina Czegledy il suo curatorial statement – che prevedeva la mediazione delle relazioni sociali attraverso gli oggetti, siamo arrivati ad espressioni di cultura pubblica partecipativa. In questo quadro, il discorso critico di scienziati e artisti che lavorano con una visione inter-disciplinare si consolida come estremamente importante. L’indagine e l’eventuale presentazione di questi argomenti vitali è supportata da secoli di riflessioni che hanno scritto la storia passata. Prevedere le interazioni future ha spinto la ricerca molti artisti ad esaminare l’alternanza dei paradigmi e a sviluppare distintamente diversi tipi di interrelazioni, per esempio facendo subentrare al ruolo dello spettatore un nuovo tipo di audience partecipativo». (Nina Czegledy)