Viviamo in un mondo saturo di immagini. Il loro numero cresce esponenzialmente – ogni giorni circa 300milioni di immagini sono condivise sui social networks – lo spazio della visibilità sembra letteralmente inondato, come ne non fosse più in grado di contenere la stessa immagine che lo costituisce. Come se non ci fosse più spazio, né spazi di vuoto tra un’immagine e l’altra.
Dovendo affrontare questa sovrapposizione di immagini, bisogna chiedersi, oggi più che mai, cosa accade in relazione alla loro archiviazione, manipolazione, al loro trasporto (anche elettronico); quali sono le strade che percorrono, il loro peso, la fluidità o a viscosità dei loro scambi, i loro valori fluttuanti. In sintesi, bisogna chiedersi della loro economia.
L’aspetto economico della vita delle immagini è definita come iconomy. I lavori e gli artisti selezionati per la mostra guidano l’attenzione verso questi argomenti. Da una parte, riflettono su quanto di invisibile condiziona l’economia corrente, che sia in termini di spazi di archiviazione di dimensioni senza precedenti, la scarsità di materie prime, la forza lavoro e le sue mutazioni in forme intangibili, o in termini di valore e delle sue nuove manifestazioni, come la criptocurrency.
Dall’altra parte, i lavori indagano anche su quanto accade alla visibilità in un’epoca di iconomie globalizzate; incastonata in una circolazione senza fine, l’immagine – qualsiasi immagine – appare sempre più simile ad uno schermo congelato, una cristallizzazione temporanea come l’equilibrio provvisoriamente stabile della velocità che la costituisce. Nel supermarket in mostra, le immagini dell’economia coinvolgono tutte l’economia dell’immagine. (dal comunicato stampa)
The Supermarket of Images, a cura di Peter Szendy, Emmanuel Alloa e Marta Ponsa, Jeu de Paume, Parigi, 11.02 – 07.06.2020
immagini: (cover 1) Hao Li, «Le Mécanisme Répétitif 05», 2012, Courtesy de l’artiste © Li Hao (2) Evan Roth, «Since You Were Born», 2019-2020 (3) Andreas Gursky, «Amazon», 2016 (4) Geraldine Juárez, «Gerry Images», 2014, Courtesy de l’artiste © Documentation images Philipp Ottendörf (5) László Moholy-Nagy, «Telephone Pictures (Construction en émail 1, 2 et 3)», 1923 (réédition de 2012) © Courtesy Almine Rech et l’Estate László Moholy-Nagy