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Home News Focus

«Variations of the Moon»

Arshake by Arshake
19/04/2018
in Focus
«Variations of the Moon»

Hiraki-Sawa_Hako_2007_small

Che cos’è l’arte? 
È forse la luna? 
O
 il dito che indica la luna?
–Nam June Paik

. Come i pittori comprendono lo spazio astratto, io comprendo il tempo astratto. Nam June Paik



Nam June Paik Art Center presenta Variations of the Moon, dal 26 febbraio al 29 giugno, la prima esposizione del 2014, alla quale parteciperanno Nam June Paik, Kyuchul Ahn, Se-kwon Ahn, Sohee Cho, David Claerbout, Ryota Kuwakubo e Hiraki Sawa.

Variations of the Moon vuole trasformare i momenti della routine quotidiana in momenti «poetici», mostrando varie temporalità artistiche. Questa esposizione porterà i visitatori a riflettere sulla bellezza dell’ombra che avvolge il chiaro di luna. Il pubblico rifletterà anche sulla vita armoniosa tra le persone e la natura, riempita e svuotata ripetutamente. L’obiettivo è contemplare la vita delle persone, caratterizzata ormai dalla più grande gara di velocità della storia.

Il cardine di questa esposizione è Moon is the Oldest TV, una delle opere più famose di Nam June Paik. Questa videoinstallazione è composta da un insieme di televisioni che riproducono dodici spezzoni video, dalla luna piena alla luna nuova. Quest’opera visualizza i cambi della luna raffigurando la vita pre-elettronica, quando l’immaginazione delle persone era proiettata proprio su questo pianeta. Variations of the Moon mette a fuoco la concezione orientale del tempo e del ciclo della luna, ampliando la rappresentazione della natura, degli uomini, dei miti e dell’arte di June Paik nelle opere d’arte contemporanee.

Ryota Kuwakubo_LOST#9_2013_small

 David Claerbout utilizza le tecnologie dell’immagine per dissezionare e analizzare minuziosamente un momento. Il suo Oil workers (of the Shell company of Nigeria) returning home from work, caught in torrential rain raffigura degli operai che cercano rifugio sotto un ponte, trasformando questo momento in un’eternità. La sua opera ricostruisce una foto, creando un’animazione virtuale in 3D. L’attesa tediosa e il «momento» che sembra un’eternità rivelano l’estetica del tempo, generato dalla noia oziosa. Hako di Hiraki Sawa è un’installazione video a sei canali, composta da un’immagine raffigurante un orologio che mostra lo scorrere di dodici minuti, con scene irrealisticamente belle e silenziose della natura e dell’artificiale. Una camera fissa, che ha registrato un paesaggio straordinario per dodici minuti, dona del tempo agli spettatori da dedicare alla meditazione e alla contemplazione, presentando un momento paradossale, dove le persone provano ansietà e paura, nel quale temono che qualcosa possa accadere nella scena priva di umani. Questo paradosso appare anche nell’opera di Sekwon Ahn, che mostra una magnifica luce sprigionata tra la contraddizione e il conflitto causate dallo sviluppo urbano. Crea le sue opere riprendendo in continuazione un luogo preciso, da un punto e da un’angolazione fissi, per mostrare immagini del tempo in trasformazione provenienti da una particolare prospettiva. Le serie Weolgok dong light e Cheonggyecheon indicano che l’autore, da buon artista e osservatore, traduce l’attesa in arte.
Le installazioni di Kyuchul Ahn espongono la pura e semplice verità, cioè che i momenti quotidiani, riempiti, svuotati e accumulati, sono la vita vera. How to Draw the Moon, che spedisce una luna artificiale in aria riunendo delle luci in un solo punto, Five Rainbows è invece completata dalla partecipazione del pubblico. Le Letters di Sohee Cho sono scritte ogni giorno alla luce di una candela che silenziosamente le illumina, e l’altra sua opera …where… nella quale, cucendo dei punti con dei fili, trasforma lo spazio, ricamandolo con oggetti che facilmente poi svaniscono. Le sue opere d’arte attraversano e superano lo spazio silenziosamente, delicatamente e leggermente, abbracciando un tempo e una vita simili al miraggio: impossibili da afferrare, a prescindere dalla nostra volontà. Lost #9 di Kuwakubo presenta un paesaggio fantastico e poetico, creato da ombre e da luci. La veduta urbana in bianco e nero generata dal movimento della luce lungo i piccoli binari ricorda agli osservatori l’ombra mistica della luna, l’orma della notte, che è sempre stata lì, sin dall’inizio dell’universo. L’apertura di questa esposizione sarà caratterizzata dall’opera Distance, del regista sperimentale Angwook Lee, una performance improvvisata riprodotta con un proiettore da 16 mm, insieme alla lettura di Hiraki Sawa. Durante il periodo dell’esposizione, ci saranno anche discorsi tenuti dagli artisti e altri programmi educativi. (questo testo è tradotto in italiano dal comunicato stampa della Nam June Paik Estate)

Cosa è la Nam June Paik Estate

Già dal 2001 l’idea di costruire un’istituzione dedicata a Nam June Paik era stata discussa con l’artista. Durante le molte conversazioni, Nam June Paik espresse il desiderio che questa nuova istituzione diventasse «la casa dove lo spirito di Nam June Paik potesse continuare a vivere». Aperta al pubblico nel 2008, il Nam June Paik Art Center aspira a compiere il desideriodell’artista, dando forma alle sue attività attraverso lo sviluppo della ricerca creativa e critica nella sua pratica e nel suo pensiero.

Paik spiegava: «Marcel Duchamp ottenne tutto in ogni campo, eccetto nella video arte. Creò una grande entrata e un’uscita terribilmente piccola. L’uscita piccola è la video arte. Quando prendiamo l’uscita, siamo fuori dall’influenza di Marcel Duchamp. Il NJP Art Center è uno spazio creativo, nel quale è possibile praticare la “mediazione dell’infinito potenziale sviluppatosi al di fuori dell’uscita di Duchamp.»

Come spazio di «anarchia introspettiva di luce e vita infinita», il NJP Art Center vuole diventare un luogo di «evasione dall’illuminazione», andando al di là della stessa. Paik Nam-june, pratico di musica ed estetica piuttosto che di arti figurative, scoprì una nuova «uscita», combinando la musica elettronica e gli eventi.

Non considerava i video, la televisione, con il suo grande potere disseminativo, o le reti di comunicazione mezzi per comunicare messaggi, ma un’esplosione di tempo. Pensava invece alla creazione di uno spazio per dispositivi televisivi basati sul mandala e nei quali fosse presente una partecipazione da parte del pubblico, dove potesse esistere una “concordanza” tra campi eterogenei.

Avendo ereditato il lascito spirituale di Paik Nam-june, il NJP Art Center aumenterà le possibilità di generare nuovi media per la comunicazione nell’era dell’informazione, creando un nuovo spazio dedicato alla partecipazione culturale, con punti di vista relativi all’estetica, all’etica e alla politica. Il centro mira ad aumentare il consumo creativo ed effettivo, incoraggiando la riflessione verso gli aspetti dell’esistenza umana, ancora involontari e privi di libertà. Il centro aspira a diventare un luogo per la mediazione culturale, che possa ingrandire lo spazio dedicato alle attività della libertà in tutto il globo. (Nam June Paik Estate)

Immagini

(cover) Sekwon Ahn, Cheonggye Stream’s View of Seoul Lights 2004, 2006, Digital C-Print, ⒸSekwon Ahn (1)  Hiraki Sawa, Hako, 6 channel video installation, color, sound, 12min, 2007, ⒸHiraki Sawa (2) Ryota Kuwakubo, LOST #9, 2013, Installation, ⒸRyota Kuwakubo.

Tags: arsDavid ClaerboutexhibitionHiraki SawainstallationJangwookKuwakuboKyuchul AhnNam June PaikNam June Paik EstateperformanceSohee Chotimevideo
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