E’ già da qualche tempo che allo ZKM, museo pioniere nella sua specifica attenzione ad arte e tecnologia, è in corso «Writing the Future». Realizzata in occasione del 30° anniversario del museo, la mostra ruota attorno a lavori appartenenti alla collezione permanente per ricostruire i grandi cambiamenti sollecitati nell’arte e nella vita, dall’avvento delle tecnologie, fotografia, radio, film, fonografia, televisione, video, computer e Internet.
La mostra presenta, attraverso lavori in collezione, questi cambiamenti con particolare attenzione a come gli artisti abbiano anticipato con i loro lavori gli usi dei media in ambito sociale, scrivendo – appunto – il futuro. Da lavori di fotografia a grafica a pittura e scultura, così come lavori più specificatamente tecnologici (computer, film, olografia, arte cinetica, op art, sound art, poesia visiva e video arte) lo ZKM traccia la storia della rapida evoluzione tecnologica e di come in pochi decenni abbia cambiato così radicalmente il mondo. Per poterlo intercettare bisogna ampliare la percezione. La possibilità dell’arte di vedere lontano è dovuta proprio a questo.
L’arte che impiegato strumenti tecnologici ha molto spesso stimolato l’occhio critico, l’occhio della conoscenza, rivoltando le stesse tecnologie per farne vedere il funzionamento, tanto in termini tecnici quanto in termini politici. Anche negli anni ’50 creare lavori d’arte al computer significava uscire dall’automazione. Già questo era in un certo senso un atto di ribellione.
Il grande cambiamento nel fare arte ha toccato tanto le modalità creative quanto il rapporto con lo spettatore e nel suo ruolo. Non più solitario, l’artista è sempre più spinto a muoversi in ambiti transdisciplinari, spesso in dialogo on in collaborazione con tecnici, scienziati, professionisti di altri ambiti. Lo spettatore è invece sempre più spesso parte centrale del lavoro. Basti pensare ai lavori di optical art. Sono oggetti. Non sono effimeri. Ma per quanto lavori visivi la loro destinazione e nella facoltà percettiva di chi riceve.
Le forme cangianti prendono vita unicamente nella mente di chi guarda. Questa è anticamera di lavori che attraversano poi ogni genere di produzione dal pre web all’era informatica e post informatica. Più di 9500 lavori attraversano le trasformazioni del genere ritrattistico, della rappresentazione del corpo, del paesaggio dell’architettura, dalla pittura alle installazioni interattive. L’arte si è sempre più amalgamata con la vita, soprattutto ha trovato nuove angolazioni per poterla osservare criticamente.
Con questo approccio l’arte ha scritto il futuro così come lo ha fatto un museo che queste evoluzioni le ha seguite nel tempo, grazie anche alla visione del suo direttore, Peter Weibel, artista pioniere che anche lui ha scritto la storia. Ciò che un tempo nel termine di media art ritrovava particolari lavori dedicati alla tecnologia è oggi strumento per leggere la vita a tutto tondo.
Writing the Future, a cura di Peter Weibel e Margit Rosen, ZKM – Zentrum für Kunst und Medientechnologien, 23.02 – 28.03.2020
immagini: (cover 1 poster) (2) Nam June Paik, «Arche Noah», 1989, installazione 3 canali; 25 monitors, 2 laserdisc, 2 laserdiscplayer, costruzione in legno, 9 animali papier-mâché. Exhibition view; Fabrizio Plessi, «Tempo Liquido», 1993. Video installazione mono-canale; 21 monitors, 1 laserdisc, 1 laserdiscplayer, ruota idraulica da mulino, vasca in acciaio © ZKM | Center of Art and Media Karlsruhe, Photo: Polina Yakusheva (3) Christa Sommerer, Christa; Laurent Mignonneau, «The Interactive Plant Growing», 1993. 5 prese elettriche, 5 interfacce: vasi di piante modificati, computer © ZKM | Center of Art and Media Karlsruhe, Photo: Felix Grünschloß (4)Nam June Paik, «Versailles Fountain», 1992. Tube monitors, tubi al neon, loudspeakers,cornici di metallo, laser disks migrated to CF cards, video distributor © ZKM | Center of Art and Media Karlsruhe, Photo: Felix Grünschloß (5) Alberto Biasi, «Light Prisms, Cinereticolo spettrale», 1962-1965, prismi in cristallo mobile; blocchi di plexiglass, motori elettrici, casse di legno © ZKM | Center of Art and Media Karlsruhe, Photo: Felix Grünschloß (6) Effekt, «Kugelkabinett», 1965. Palle di polistirolo, colore fluorescente, luce bianca, controllore elettronico di luci © ZKM | Center of Art and Media Karlsruhe, Photo: Felix Grünschloß