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Home News Focus

Arte e Scienza. Dal Futurismo all’arte moltiplicata

Luca Zaffarano by Luca Zaffarano
22/04/2014
in Focus
Arte e Scienza. Dal Futurismo all’arte moltiplicata

Cangiullo_Grande-folla-in-piazza-del-Popolo_small

Arte e Scienza. Dal futurismo all’arte moltiplicata.

Il futurismo italiano è oggetto di una continua e crescente attenzione critica. Attraverso un breve excursus di alcune delle correnti artistiche più sperimentali che hanno accompagnato la trasformazione economica e culturale dell’Italia del XX secolo, si mette in evidenza come il vero Big Bang dei grandi cambiamenti avvenuti nei linguaggi dell’arte sia rintracciabile nelle posizioni teoriche del movimento futurista.

Italian Futurism-exh_ph12

Ricostruzione futurista dell’universo

Questo articolo è stato scritto mentre l’ufficio stampa del Guggenheim di New York diffondeva le prime note sulla grande mostra Newyorkese dedicata al movimento futurista in programma a partire dal 21  febbraio 2014. Per una volta l’Italia viene chiamata ad assumere il ruolo di paese esportatore, in particolare di quello che risulta essere il movimento artistico italiano più importante di tutto il nostro Novecento ed anche quello internazionalmente più noto, il cui valore culturale ed economico (per marchio, identità, riconoscibilità) non è mai stato né stimato né sfruttato adeguatamente. La mostra in preparazione racconta un pezzo importante della nostra storia artistica con oltre 350 opere, un  numero appena sufficiente per descrivere le complesse vicende di questa avanguardia. Il nostro paese, anche in presenza di un passato da tutti riconosciuto come anticipatore di molte correnti artistiche che hanno dato voce alla modernità del XX secolo (dadaismo, surrealismo, costruttivismo, neoplasticismo), appare sostanzialmente ancora incapace di valorizzare il suo passato più noto e consolidato. Filippo Tommaso Marinetti e il futurismo sono stati «sdoganati» solo verso la fine degli anni ‘80 dall’importante storico d’arte (svedese) Pontus Hultén, già direttore del Centre Pompidou di Parigi, che nella rinnovata sede veneziana di Palazzo Grassi ha curato la mostra Futurismo & futurismi,  riunendo in una sola esposizione tutti i principali capolavori sparsi nel mondo. Analogamente l’impianto della mostra americana, che ha richiesto ben sei anni di lavoro e che tocca un ampio intervallo, dalla nascita del futurismo con la pubblicazione del primo manifesto a Parigi nel 1909 sul quotidiano Le Figaro, fino alla morte nel 1944 del suo fondatore e deus ex machina Filippo Tommaso Marinetti, è ampio e variegato e cerca di focalizzare l’attenzione sulla complessità multidisciplinare del movimento, senza alcuna distinzione artificiosa tra un futurismo delle origini (primo e secondo decennio del secolo) ed un «secondo» futurismo più tardivo (anni ‘30 e ‘40).

Udine_Crali_1939_small

Arte, tecnologia, scienza.

Quale legame può esistere tra un evento celebrativo dedicato ad una rivisitazione critico-storica della Ricostruzione Futurista dell’Universo e la tecnologia o la scienza? In generale esiste un ambito comune, un territorio di incontro tra l’arte visiva e le discipline scientifiche? A Marinetti e al movimento futurista va il merito di aver compreso che nella società moderna la cultura è in gran parte tecnologica ed estetica. Agli occhi dei protagonisti appare innegabile che il secolo sta per diventare visivo, con una predominanza della funzione dell’immagine all’interno dei mezzi di comunicazione di massa, ed è altresì evidente che la tecnica inizia a trasformare in modo pervasivo ogni aspetto della vita quotidiana. L’obiettivo principale del futurismo può essere riassunto nel tentativo irruento e fortemente provocatorio di aprire le porte della modernità all’Italia. Dal grande big-bang futurista si è poi sviluppato, attraverso un lungo processo evolutivo e sperimentale che è durato diversi decenni, un insieme eterogeneo di  correnti e di autori che potremmo raggruppare genericamente sotto la definizione di “arte esatta” e che hanno tratto spunti, metodi e riflessioni dalle discipline scientifiche o dai risultati della ricerca scientifica. D’altro canto non ci può essere evoluzione di una cultura specifica, inclusi i linguaggi dell’arte, senza sperimentazione.

Masoero1_copiastampa

Metodi e processi.

Si può parlare anche in arte di metodo scientifico, ripetibile, falsificabile? Vedremo alcuni esempi di come questo approccio sia stato sviluppato e affrontato, sia attraverso l’uso di un metodo fortemente sperimentale con la finalità di offrire alla comunicazione visiva soluzioni e codici innovativi (l’artista si trasforma in ricercatore), sia attraverso il formarsi di un rapporto proficuo con l’industria, attraverso le nuove tecnologie e l’impiego di materiali innovativi (l’artista diventa in un certo senso produttore). Sullo sfondo di queste grandi trasformazioni, che toccano il ruolo stesso dell’artista all’interno di una società industriale avanzata, vi è poi il tentativo estetico-filosofico di dar rappresentazione visiva alla instabilità della forma di un mondo, complesso e fragile allo stesso tempo, in radicale e veloce trasformazione, per il quale vale la massima, per dirla con le parole di Umberto Boccioni, di una realtà che non riposa mai.

Contaminazioni.

Le discipline artistiche nel corso del ‘900 hanno subito l’influsso delle grandi scoperte scientifiche e tecnologiche come le matematiche non euclidee, la teoria della relatività, la conquista dello spazio, le scoperte chimiche e dei nuovi materiali (si pensi alla plastica ed alle ricerche condotte dal premio Nobel Giulio Natta), la nascita di nuove discipline come la cibernetica e la teoria dell’informazione, la matematica dei frattali, la teoria dei sistemi complessi,  la fisica subatomica e molto altro ancora. Anche le invenzioni tecnologiche hanno profondamente influito sul pensiero artistico: l’aereo, la fotografia, il cinema, la radio, la televisione, la fotocopiatrice, il computer. Spesso le teorie scientifiche o le invenzioni tecnologiche hanno prodotto un vero cambio di paradigma nei linguaggi dell’arte… (l’articolo continua la prossima settimana su Arshake…)

«Italian Futurism, 1909–1944: Reconstructing the Universe»
Guggenheim Museum, New York, 21.02.2014– 09.0 1.2014

Questa è la prima di quattro parti di un articolo di Luca Zaffarano orginariamente  apparso in italiano sulla rivista «Ithaca.Viaggio nella Scienza», n. III, Febbraio 2014, http://ithaca.unisalento.it/nr-03_04_14/Ithaca_III_2014.pdf (titolo: Arte e Scienza. Dal Futurismo all’arte Moltiplicata). La rivista nasce da un’iniziativa del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università del Salento e si apre all’intreccio tra discipline diverse.
immagini

(1 cover ) Giacomo Balla, La mano del violinista [I ritmi dell’archetto], 1912. Estorick Collection, London – © 2013 Artists Rights Society (ARS), New York / SIAE, Rome (2) Francesco Cangiullo, Grande folla in Piazza del Popolo, 1914. Private collection – © 2013 Artists Rights Society (ARS), New York / SIAE, Rome (3) Installation view: Italian Futurism, 1909–1944: Reconstructing the Universe, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 21 Febbraio– 1 Settembre, 2014. Photo: Kris McKay © SRGF (4) Tullio Crali, Prima che si apra il paracadute, 1939 – Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Udine, photo by Claudio Marcon (5) Filippo Masoero, Scendendo su San Pietro, ca. 1927–37 (possibly 1930–33), Gelatin silver print, 24 x 31.5 cm, Touring Club Italiano Archive.

Tags: 1909–1944: Reconstructing the UniverseaestheticsarscinemacomputercontaminationcyberneticsexhibitionFilippo Tommaso Marinettifractal mathematicsFuturismGuggenheimInformation TheoryItalian FuturismMarinettimethodmultiplied artphotographyPontus Hulténprocessprogressradiosciencetvvisual languages
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