Game Over Loading prosegue la sua indagine per preparare il terreno di future c(o)ulture, oggi con la conversazione di Anita Calà con Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (Art is Open Source), da molti anni impegnati nella ricerca dei dati. La complicità tra loro, tra l’arte e gli algoritmi è tutta proiettata sul territorio, sull’uomo e, in generale, sulla costruzione di ‘nuovi modi di abitare’.
Anita Calà: Oriana, Salvatore, ma voi chi siete? Al di là della vostra ricerca
Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (Art is Open Source): Grazie per questa domanda. Si parla sempre di lavoro, e questo fatto è parte della nostra condizione tragica contemporanea, tanto che tutte le nostre vite si stanno trasformando in lavoro continuo.
Oriana e Salvatore sono due persone sensibili che si amano molto, che starebbero tutto il giorno a cucinare, a leggere in un parco, o in bicicletta a gironzolare per le città. Questo riappropriarsi del tempo e questa idea di una possibile condizione diffusa di nobiltà open source, sono tra le cose che ci emozionano di più.
La prima volta che ci siamo parlati, mi ha colpita particolarmente la vostra “fame insaziabile” nell’andare sempre oltre, nel non farsi mai bastare quello che si raggiunge ma ricercare sempre qualcosa che superi quello a cui si è arrivati. Vi siete dati degli obiettivi fissi o è un crescendo inevitabile che scaturisce di volta in volta?
Noi siamo molto caotici. Cambiamo piani di continuo. Siamo esposti alla fragilità dei viventi, come tutti, ma, tramite il cancro di Salvatore e l’averlo trasformato in performance artistica, abbiamo avviato un percorso in cui questa “conoscenza nella carne” della fragilità diventa un metodo, un approccio. È l’altra faccia della precarietà, di cui si parla e si esplora troppo poco in termini di liberazione.
La nostra ricerca è critica, ma non si lamenta.
Siete due attenti osservatori delle necessità umane e comportamenti sociologici, riuscite a collegare e ibridare mondi distanti e regalarceli in opere colte che superano il concetto della semplice arte e bellezza estetica, come uno dei vostri ultimi progetti U-DATInos che coinvolge e rende attive le comunità in cui è inserito, me lo raccontate un po’? E soprattutto di come viene accolto un lavoro così complesso dalle persone?
Il progetto U-DATInos, a Palermo, coinvolge l’Ecomuseo Mare Memoria Viva e il nostro centro di ricerca, HER: She Loves Data / Nuovo Abitare, attraverso il sostegno ottenuto dalla Direzione Generale della Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, nel programma Creative Living Labs.
Fa parte dei lavori che chiamiamo datapoietici: l’arte dei dati e della computazione creano la possibilità di comprendere i fenomeni complessi del nostro mondo, coinvolgendo la società.
Questa volta il fenomeno complesso in questione è la salute del fiume Oreto che, a Palermo, sfocia proprio accanto all’Ecomuseo Mare Memoria Viva. Negli anni scorsi il fiume è stato al centro di vicende ambientali e urbanistiche, in una condizione molto complessa, e attualmente è motivo di attivazione di cittadini e associazioni, tramite il Patto di Costa e di Fiume.
Il lavoro costruito tramite il progetto si può vedere da tanti punti di vista.
Innanzitutto, abbiamo costruito un ruolo sociale, completo delle sue ritualità: i Custodi dell’Acqua. I Custodi sono praticamente dei supereroi: sono studenti, cittadini, ricercatori, medici, attivisti. Li abbiamo dotati di semplici sensori di misurazione della qualità dell’acqua e sono nate intere ritualità dell’andare al fiume a prendere i dati. È meraviglioso, ci hanno chiamato immersi nel fiume, con gli stivaloni da pescatore «il sensore del PH è impazzito», o in cima a un ponte con un barattolo attaccato a 6 metri di filo per raccogliere l’acqua dall’alto.
Questo progetto, nato prima della pandemia, è stato completamente ripensato, ed è successa una cosa meravigliosa: il rituale dell’andare al fiume a prendere i dati, anche se eseguito in solitudine, ha generato una profonda sensazione di fare le cose insieme, perché tutti i dati finiscono nel database, e tutti sviluppano la percezione di contribuire a uno scopo e a una narrazione comune. I dati, da entità fredda e tecnica, entrano nella nostra cultura e nelle nostre emozioni e relazioni tramite neo-ritualità.
E poi questi dati alimentano una pianta digitale, che rappresenta, per noi, una nuova forma di vita. I dati, infatti, vengono trasformati in suoni e luci emessi dalla piantina, che è ispirata alle piante effettivamente presenti lungo il corso del fiume. Ma la cosa eccezionale è che se i custodi non alimentano costantemente di dati il database, la piantina muore: i suoni e le luci si affievoliscono progressivamente, fino a morire.
L’Ecomuseo, anche da questo punto di vista, è stato esemplare: si sono esposti alla fragilità di questa nuova forma di vita, e alle responsabilità che ne conseguono. Per non trovarsi con una installazione morta nel museo, si assicureranno di tenere vive le relazioni alla base della possibilità per la piantina di alimentarsi.
Il progetto è stato lanciato con la presentazione della mostra online e in presenza nell’arco di tre giornate, dal 29 al 31 aprile.
Facciamo un gioco, avete davanti a voi un pulsante RESET, vi da la possibilità di ricominciare tutto daccapo con tutto il bagaglio di esperienze già fatte, sia gli errori (e quindi non farli più) che i successi.
Lo spingete? Se si, come ricomincereste? Se no, cosa vi aspettate dal futuro o il futuro cosa deve aspettarsi da voi ?
È una domanda crudele! Perché, nel nostro caso, è ovvio che la tentazione di fare un altro giro sarebbe fortissima. Giusto per dirne una: e se, a questo altro giro, Salvatore non avesse il cancro?
Sono domande crudeli, a cui è meglio non pensare.
La vita è questa, quella a cui siamo esposti, quella che viviamo, quella in cui siamo immersi. È bene viverla pienamente, curandoci delle nostre relazioni, del costruire e tramandare qualcosa, e cercando di contribuire per quanto possibile alla propria liberazione e a quella degli altri.
Esprimete un desiderio
Se vi dicessimo che desiderio abbiamo espresso non si avvererebbe, però.
Oriana, Salvatore…ma voi chi siete realmente?
Vedi sopra 🙂
immagini: (cover 1) Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (Art is Open Source), «Un’amorevole dichiarazione di guerra», foto: Emanuele Pensavalle (2-3) Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (Art is Open Source), «U-DATInos», 2021
Salvatore ha fondato AOS nel 2004. Lui è un artista, un designer e un ingegnere. Era uno skater e un raver, e tutte queste pratiche, fuori e dentro le tecnologie, sono accomunate da un’unica passione: esplorare il grado di libertà dell’essere umano nel mondo contemporaneo. Oriana è una sociologia, una scrittrice e una cyberecologista. Si è unita ad AOS nel 2007 quando è nato il piccolo Angel_F. Insieme, Oriana e Salvatore hanno fatto moltissime cose. Hanno creato istituzioni finte con policies reali per la cultura e la creatività, hanno trasformato il tumore di Salvatore in una performance global della società, hanno inventato nuovi rituali e cosmologie per il mondo ipercoconnesso di oggi, hanno inventato nuove parole and e generi letterari basati su dati e intelligenze artificiali e molto altro.
L’intervista ad Oriana Persico e Salvatore Iaconesi (Art is Open Source) è parte di Loading, fase preliminare di GAME OVER, progetto finalizzato alla ricerca e allo studio di nuove «entità culturali», persone, oggetti o ricerche provenienti da diversi ambiti disciplinari (i.e. fisica, bio-robotica, AI, agricoltura, medicina) e al loro traghettamento nel mondo dell’arte. Si tratta di una ricerca ma anche di un gesto che va oltre il semplice dialogo interdisciplinare e diventa piuttosto radicale: un vero e proprio ‘trapianto’ di ambiti di ricerca indirizzato alla predisposizione di future c(o)ulture, dove la «creatività» corrisponde ad «invenzione» ed «invenzione» corrisponde a contribuire ad una trasformazione. Una scintilla, un segnale di mutazione genetica, un cambio di direzione, un cortocircuito. Un’energia diversa che sia il segnale di un cambiamento in atto e che possa costituire nuova linfa vitale per il sistema della Cultura. Questa prima fase è una fase investigativa e si rivolge a visionari, pensatori ibridi di vari settori, inclusi quelli della cultura, che possano esprimersi sulle necessità attuali, ciascuno in relazione al proprio ambito disciplinare e, in linea più generale, nel rispetto della cultura e della società ad ampio raggio. Project team: Anita Calà Founder and Artistic Director of VILLAM | Elena Giulia Rossi, Editorial Director of Arshake | Giulia Pilieci: VILLAM Project Assistant and Press Office | Chiara Bertini: Curator, Coordinator of cultural projects and collaborator of GAME OVER – Future C(o)ulture | Valeria Coratella Project Assistant of GAME OVER – Future C(o)ulture. Interviste e interventi di Game Over Loading pubblicati ad oggi: Intervista a Primavera De Filippi di Elena Giulia Rossi (Arshake, 21.01,2021); Intervista a Leonardo Jaumann(Arshake, 28.01.2021); Intervista a Valentino Catricalà di Anita Calà e Elena Giulia Rossi (Arshake, 04.02.2021); Intervista multipla di Stefano Cagol a Antonio Lampis, Sarah Rigotti, Tobias Rehberger, Michele Lanzinger, Stefano Cagol (Arshake, 11.02.2021); Intervento video di Andrea Concas (Arshake, 18.02.2021), Interviste di Azzurra Immediato ad Amerigo Mariotti, Arshake, 25.02.2021);Intervista di Stefano Cagol a Peter Greenway (Parte seconda di We Need a Golem, Arshake, 04.03.2021), Intervento di Giulio Alvigini, Bye Bye Boomer, Game Over Art World! (Arshake, 11.03.2021);Interview to Ken Goldberg by Elena Giulia Rossi (Arshake, 18.03.2021); Intervento di Eduardo Rossi, invitato da Chiara Bertini (Arshake, 25.03.2021); intervista ad Anuar Arebi di Azzurra Immediato, 31.03.2021;Intervista a Giovanni Gardinale di Valeria Coratella (Arshake, 15.04.2021); Intervista a Luca Gamberini (Arshake, 22.04. 2021);Intervista a Lorenzo Piombo di Azzurra Immediato (Arshake, 29.04.2021).