L’indagine di Azzurra Immediato per GAME OVER. Loading, prosegue in dialogo con Luca Gamberini, intellettuale poliedrico che affianca l’attività di bancario con quella di scrittore, poeta, autore di testi per teatro, fondatore del marchio #PoesiaEspressa®, performance legata alla scrittura istantanea di poesia con la Olivetti Lettera22.
Azzurra Immediato Quali sono i bisogni che, oggi, la società dovrebbe e vorrebbe veder espressi attraverso la cultura, dunque, anche mediante la creatività e le idee di ogni singolo?
Luca Gamberini: L’oltranza. Il bisogno principale che oggi non vedo esaudito o solo parzialmente. Andare oltre. Oltre la pandemia, oltre il 2020, ma anche oltre l’ufficio, oltre le noie di ogni giorno, oltre il micro-cosmo quotidiano che diventa orizzonte asfittico. Fare cultura questo significa dire: «caro fruitore di cultura, tu sei molto di più, tu hai molto di più. Non pretendo di ridare un lavoro a chi l’abbia perso, o peggio ancora sostituire il posto di una persona cara che non ci sia più. Però, con l’arte, io ti posso fare evadere. Vieni con me. E sia per cinque minuti, un’ora, trenta secondi, un giorno, etc… io ti do la possibilità di andare altrove. Anzi, oltre. Perché dopo non sarai più lo stesso. L’arte è il collante dei tempi, tiene insieme le epoche e genera – per questo e in questo modo – il futuro».
Come immagini possa originarsi la nascita di nuove entità culturali? Cosa è per te una ‘nuova entità culturale’?
Mi sento molto liberal in questo senso: chiunque e tutti possono – hanno il diritto, lievemente diverso – di fare cultura. Di poter fare cultura e quindi auto-definirsi entità culturale. Il singolo come il collettivo. Più che del parere dell’autorità – del’auctoritas che vidimi lo status culturale – credo invece sia necessario essere autorevoli. Voglio lanciare una provocazione. Il post di instagram può essere benissimo un’entità culturale. Alla stregua del suo autore. Tuttavia sui social troviamo tutto, anzi: di tutto. L’autorevolezza non deriva allora dal like. O meglio: sono indicatori. L’autorevolezza è insita nel gesto artistico che paradossalmente potrebbe avere zero like. L’autorevolezza viene da chi genera il gesto artistico, dall’entità. Ogni artista in cuor suo lo sa se in quel momento sta operando come entità culturale o altro.
Le nuove entità culturali, su queste basi, dal mio punto di vista possono nascere ovunque e nei modi più disparati. Come nella parabola evangelica dipenderà dal terreno dove si sia seminato. Se davvero quella che nasce oggi è un’entità culturale la vedremo domani, domani l’altro, come in una sorta di selezione-culturale. Ecco perché mi sento liberal: meno regole, più tentativi e tra dieci anni vediamo cosa è rimasto di buono, perché autorevole.
‘Ibridazione culturale’ e ‘superamento delle frontiere del sapere’: chimera o realtà? È possibile pensare a un nuovo habitat innovativo ed innovato in cui cultura ed altri universi del sapere possano dialogare e fondersi?
È sempre stato così. E così sarà. Anzi aggiungo: in un mondo così iperconnesso come il nostro, l’ibridazione è resa ancora più facile e semplice. La contaminatio è termine latino. E il commediografo Terenzio ne fu aspramente tacciato per aver inserito «porzioni» di testi di Menandro nelle sue commedie. E invece fu pioniere, geniale, dando vita alla più intima e vera forma dell’arte. Ovvero il dialogo. Gli universi che non si mettono in comunicazione tenderanno ad estinguersi. Sia perché ogni qualvolta si mettono in comunicazione due universi, ci sono almeno due audience diversi che si inter-scambiano. Sia perché danno vita a nuovi, terzi, universi che non saranno mai la somma zero dei due universi-padri. Sperimentare è la chimica che salverà l’arte dalla noia, dall’abitudine, dal già-visto.
immagini:(cover 1) PoesiaEspressa, @ Paratissima Art Fair, Torino, ottobre 2020 – credits Vincenzo Parlati (2) Luca Gamberini, photo credits Francesco Rossi (3) Stilemi, @ Paratissima Art Fair, Torino, ottobre 2020 – credits Luca Gamberini (4) L’arte svelata, @ Museo Civico Archeologico Bologna, dicembre 2020 – credits Federica Guidi