Oggi è Anita Calà a dialogare con i due giovanissimi Francesca Disconzi e Federico Palumbo fondatori di Osservatorio Futura, centro di ricerca e spazio espositivo fluido, soprattutto un modo di porsi e un approccio creativo del tutto visionari e proiettati al futuro.
Anita Calà: Prima di iniziare a parlare della vostra ricerca, di ibridi, di futuro, di visioni, mi piacerebbe approfondire meglio chi siete. Francesca mi parli di Federico? Federico chi è Francesca?
Francesca Disconzi: Io e Federico siamo un po’ Sandra e Raimondo Vianello. Entrambi nati sotto il segno dei pesci, credo che la grande differenza stia nell’ascendente: io scorpione, lui cancro ossia – non me ne vogliano i cancro – paranoico e per certi versi pesante. Detto ciò, è il mio migliore amico e ci sopportiamo da 11 anni. Senza di lui non avrei fatto niente in questo campo, perché è un lavoro in cui bisogna avere i giusti alleati.
Federico Palumbo: Francesca è la mia nemesi. Però condivido molto il pensiero alchimista: i contrari, in realtà, si bilanciano e fan sì che l’Essere possa emergere per davvero. Nel nostro caso, ciò che si manifesta maggiormente sono prima gli insulti, poi i compromessi che – una volta da un lato, una volta dall’altro – filtrano la decisione finale. Fra ha citato Sandra e Raimondo, io ne cito un’altra di coppia (più affine al mio background): Mancini – Vialli, i gemelli del gol.
Siete i genitori di Osservatorio Futura, e come tutti i figli, nascono o programmati da tempo o di getto senza pensarci presi dall’amore e dall’entusiasmo della passione.
..questa creatura (ben riuscita) come è stata concepita?
Volutamente, senza precauzioni. E’ nata dal nostro essere proletari! (ridono). Ogni volta che ci incontravamo in Accademia, dove abbiamo entrambi fatto la triennale in Didattica dell’arte, ci chiedevamo quale fosse il modo per sfondare nel campo e guadagnarci da vivere. Ovviamente queste due cose non sono successe, ma ci stiamo ritagliando un piccolo posto che – notoriamente – i giovani fanno fatica a reclamare, almeno in Italia.
Poi, senza il prezioso aiuto di Matteo Gari, Virginia Valle, Francesca Vitale e Lidia Flamia, oltre a tutte le altre persone che continuando a contribuire attivamente al progetto, Osservatorio Futura non sarebbe nato.
Molto spesso leggo nei vostri testi la parola «ibrido», chi è secondo la vostra visione questa figura?
Ibridazioni è anche il nome di una delle nostre rubriche. Per noi ibridazione significa prendere atto della trasversalità dei linguaggi e delle discipline ma anche ibridarsi con altre realtà come la nostra o diametralmente opposte.
Aspiriamo semplicemente a questa figura: un giovane che ha compiuto un percorso formativo adatto al mestiere che intende fare, pertanto economicamente soddisfatto e retribuito adeguatamente e, cosa più importante, che possa dire ciò che vuole senza censure. L’ibridazione viene da sè: sta nell’avere coscienza della complessità del mondo, che non è poco!
Coraggiosi e capaci appena finito il lockdown il 4 Maggio avete inaugurato il vostro nuovo spazio a Torino con la mostra “Abbiamo invitato un po’ di artisti nello spazio” dove avete invitato una marea di artisti e coinvolto diverse figure. L’evento ha ottenuto un enorme successo . Me ne parlate?
Francesca: Sono tornata a casa e ho detto al mio fidanzato: ok, dopo questa posso morire! Poi non ho chiuso occhio per la botta di adrenalina.
E’ stata una soddisfazione incredibile vedere così tanta gente e ci ha fatto capire che la nostra scommessa e la sfida di riportare i centri di aggregazione al centro erano andate a buon fine. Mi sono detta: «non abbiamo comunque un centesimo, ma è la conferma che abbiamo bisogno di questa energia per vivere!»
Federico: Io, da buon ansioso quale sono, ho subito pensato: «E mo’ come facciamo a mantenere questo ritmo? Che mostre dobbiamo tirare fuori per ripagare le aspettative che la gente, adesso – e giustamente – ha nei nostri confronti?». Per fortuna decidiamo noi che cosa combinare dentro il nostro spazio. Al massimo ce la prenderemo con noi stessi!
Abbiamo invitato un po’ di artisti nello Spazio credo che abbia avuto il grande merito di non essere la mostra fighetta da galleria nonostante la qualità delle opere esposte, che avrebbero potuto farci andare in quella direzione. Abbiamo puntato tutto su parole d’ordine cadute in disuso in questi ultimi tempi (bui): condivisione, alleanza, aggregazione culturale, sbattersene le palle. Ed è andata bene perchè tutto questo è arrivato.
Più che una buona mostra è stata una bella festa caciarona. La prossima, probabilmente, sarà più pettinata perchè bisogna sempre assecondare la doppia anima che abbiamo in noi.
Una mia personalissima opinione sul talento è quella che non basta solo lo studiare ed essere bravi. I numeri uno si riconoscono dal come rendono fattibili le loro idee, dalla capacità di creare rete e dal modo che hanno di coinvolgere le persone, rendendo il proprio operato aperto a nuove evoluzioni dettate anche da ciò che non si conosce.
Voi rappresentate questa nuova generazione di veri talenti, preparati e pronti ad evolvere. Come vi vedete tra 10 anni? (esagerate tranquillamente! Sognate in grande)
Francesca: Forse sei troppo buona (ride). Personalmente credo che a fare la differenza sia la voglia di faticare e comportarsi sempre con enorme professionalità ma anche e soprattutto – come dici tu – la genuinità delle cose. Mi spiego meglio: il mondo dell’arte è una élite insopportabile dove gente che ha soldi parla di cose inutili con vestiti costosi. Odio il fatto che quando qualcuno non fa parte del settore metta le mani avanti e mi dica “premetto che non ne capisco niente”. Cosa c’è da capire? Un lavoro vincente per me vuol dire riportare l’arte alla verità delle cose e fuori dai noiosi salotti intellettuali.
Infatti, tra 10 anni vorrei potermi permettere di essere più attivista, magari curando mostre nei centri sociali.
Federico: Tra dieci anni mi vedo commesso da Zara come durante l’università per pagarmi gli studi. Ma questa volta per poter mantenere lo spazio di Osservatorio Futura e per poter spedire le opere dei miei artisti di fiducia al Padiglione Italia da me curato senza retribuzione.
E a 60 anni chi sarete?
Francesca: A 60 anni spero di vivere in una cascina in mezzo alla natura, con l’orto e tantissimi animali. Insomma, vorrei essere una donna di mezz’età che può dedicarsi a cose tipo lo Yoga e la meditazione.
Federico: A 60 anni spero di insegnare in Accademia e di essere curatore affermato solo per non poter pagare i miei studenti assistenti come hanno fatto con me (ride).
In alternativa: mantenuto da mia moglie, avendo così la possibilità di andare tutte le mattine al mercato e al pomeriggio avere il tempo di scrivere su Artribune, circondato dai miei tre gatti. Ancora senza retribuzione.
L’intervista di Anita Calà a Francesca Disconzi e Federico Palumbo è parte di Loading, fase preliminare di GAME OVER, progetto finalizzato alla ricerca e allo studio di nuove «entità culturali», persone, oggetti o ricerche provenienti da diversi ambiti disciplinari (i.e. fisica, bio-robotica, AI, agricoltura, medicina) e al loro traghettamento nel mondo dell’arte. Si tratta di una ricerca ma anche di un gesto che va oltre il semplice dialogo interdisciplinare e diventa piuttosto radicale: un vero e proprio ‘trapianto’ di ambiti di ricerca indirizzato alla predisposizione di future c(o)ulture, dove la «creatività» corrisponde ad «invenzione» ed «invenzione» corrisponde a contribuire ad una trasformazione. Una scintilla, un segnale di mutazione genetica, un cambio di direzione, un cortocircuito. Un’energia diversa che sia il segnale di un cambiamento in atto e che possa costituire nuova linfa vitale per il sistema della Cultura. Questa prima fase è una fase investigativa e si rivolge a visionari, pensatori ibridi di vari settori, inclusi quelli della cultura, che possano esprimersi sulle necessità attuali, ciascuno in relazione al proprio ambito disciplinare e, in linea più generale, nel rispetto della cultura e della società ad ampio raggio. Project team: Anita Calà Founder and Artistic Director of VILLAM | Elena Giulia Rossi, Editorial Director of Arshake | Giulia Pilieci: VILLAM Project Assistant and Press Office | Chiara Bertini: Curator, Coordinator of cultural projects and collaborator of GAME OVER – Future C(o)ulture | Valeria Coratella Project Assistant of GAME OVER – Future C(o)ulture.
Tutte le interviste e interventi di Game Over Loading pubblicati ad oggi: Intervista a Primavera De Filippi di Elena Giulia Rossi (Arshake, 21.01,2021); Intervista a Leonardo Jaumann(Arshake, 28.01.2021); Intervista a Valentino Catricalà di Anita Calà e Elena Giulia Rossi (Arshake, 04.02.2021); Intervista multipla di Stefano Cagol a Antonio Lampis, Sarah Rigotti, Tobias Rehberger, Michele Lanzinger, Stefano Cagol (Arshake, 11.02.2021); Intervento video di Andrea Concas (Arshake, 18.02.2021),Intervista di Azzurra Immediato ad Amerigo Mariotti, Arshake, 25.02.2021);Intervista di Stefano Cagol a Peter Greenway (Parte seconda di We Need a Golem, Arshake, 04.03.2021), Intervento di Giulio Alvigini, Bye Bye Boomer, Game Over Art World! (Arshake, 11.03.2021);Interview to Ken Goldberg by Elena Giulia Rossi (Arshake, 18.03.2021); Intervento di Eduardo Rossi, invitato da Chiara Bertini (Arshake, 25.03.2021); intervista ad Anuar Arebi di Azzurra Immediato, 31.03.2021;Intervista a Giovanni Gardinale di Valeria Coratella (Arshake, 15.04.2021); Intervista a Luca Gamberini (Arshake, 22.04. 2021);Intervista a Lorenzo Piombo di Azzurra Immediato (Arshake, 29.04.2021);Art is Open Source. Intervista a Salvatore Iaconesi e Oriana Persico di Anita Calà (Arshake, 06.05.2021);Intervista di Azzurra Immediato a Giuseppe Mariani (Arshake, 13.05.2021); intervista di Chiara Bertini a Nicola Poccia (Arshake, 27.05.2021).